Venti anni fa l'animazione giovanile era molto più attiva, come mai?
Qualche giorno fa ho avuto l'occasione di scambiare quattro chiacchiere con un vecchio lupo di mare delle politiche dell'infanzia e della gioventù attivo, ancora oggi, nella Svizzera italiana. Il tema era quello delle affinità e delle differenze che ci sono tra chi, oggi, si occupa di questi temi e chi, allora – parliamo di venti, venticinque anni fa – si lanciava nell'animazione giovanile.
Sarà perché allora non c'era molto, sarà perché l'età era un'altra, ma le differenze sono – a suo parere – notevolissime. Per esempio: mi diceva che, nella sua qualità di segretario e animatore di un'associazione giovanile, riceveva stimoli e proposte di attività giovanili praticamente ogni giorno; mi diceva anche che il denaro per promuovere queste attività lo si trovava sempre; mi diceva che la collaborazione da parte del settore privato e pubblico era garantita; mi diceva che l'appoggio del mondo degli adulti era assicurato, e via dicendo.
Oggi, mi dice, le cose sono un po' differenti…: è come se dei giovani non ci si fidasse più o, almeno, non come una volta. E conclude dicendomi che forse è anche per questo motivo che oggi le cose stanno differentemente: la parola utopia è scomparsa dal vocabolario dei giovani e degli adulti che abitano questo paese.