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ATTUALITÀ SETTIMANALEPanoramica dei Mercati sul medio periodo

30.09.14 - 16:39
L'appuntamento consueto con l'attualità di BSI
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Panoramica dei Mercati sul medio periodo
L'appuntamento consueto con l'attualità di BSI

LUGANO - I mercati hanno l’abitudine di disattendere le previsioni e il 2014 non fa eccezione. Stiamo assistendo ad un rialzo dei rendimenti obbligazionari e a delle perdite nelle materie prime. Il rialzo è sorprendente, poiché molti analisti prevedevano (e tuttora prevedono) un aumento dei rendimenti nel medio termine. Gli stessi argomenti avrebbero dovuto supportare le materie prime, ma queste non si sono mosse al passo con le azioni. Forse è per tutto il denaro messo in circolazione dalla Fed, che esercita un’influenza più diretta sulle azioni, e forse è per via del relativo pessimismo economico degli investitori nelle materie prime (che prevedono un calo della domanda commerciale).

 

Come che sia, sul breve termine riteniamo che i rendimenti azionari (ponderati in base alla volatilità) batteranno quelli obbligazionari. Va da sé che permangono preoccupazioni nei mercati emergenti (azioni), in particolare America Latina ed Europa centrale e orientale, mentre l’Asia (Giappone escluso) dovrebbe riuscire a mettere a segno rendimenti positivi. Le materie prime rimarranno prevedibilmente molto deboli, in termini di prezzo azionario, nonostante il fatto che il petrolio e, in particolare, l’oro non siano costosi (nel caso dell’oro, per nulla) a fronte dei fondamentali. Sul fronte delle divise riscontriamo un prosieguo della tendenza generalmente favorevole per il dollaro statunitense. Le principali incertezze permangono tuttora sul fronte geopolitico, vale a dire la poliedrica crisi mediorientale e le perduranti tensioni tra Russia e Ucraina (la strategia di Putin rimane relativamente poco trasparente e quindi imprevedibile). Altre incertezze, di natura maggiormente economica, riguardano la crescita cinese: aumentano infatti i dubbi alimentati non solo dai dati tendenzialmente deludenti, ma anche dalle dichiarazioni di Pechino che ritiene “comprensibili” i problemi (chiaramente relativi) di crescita del paese. Per finire, aleggiano ancora incertezze, con i concomitanti rischi di mercato, sulla tanto attesa strategia di uscita della Fed. Si tratta di un aspetto molto rilevante, poiché gran parte del buon andamento registrato di recente dalle azioni sarebbe da attribuire ai forti stimoli monetari in atto negli Stati Uniti. Se valutato secondo gli standard storici, il ciclo economico globale rimane debole, prigioniero com’è di output gap negativi (crescita reale non superiore a quella potenziale, domanda inferiore all’offerta disponibile). In parte, questo è un retaggio della grande recessione, ma rispecchia anche il fatto che la crescita economica attuale, nel G10 come altrove, rimane inferiore ai ritmi potenziali. Indica inoltre che il consenso sulla crescita economica del G10 per il 2014 ha mantenuto una tendenza negativa ed è ancora pari a un magro 1,8%. Il PIL reale positivo messo a segno a sorpresa dagli Stati Uniti nel secondo trimestre ha ravvivato solo in parte le aspettative di crescita globali. Nelle ultime settimane, le sorprese sull’inflazione reale e nominale sono state nel segno negativo e i dati negativi sulla crescita si sono concentrati nei mercati emergenti. $

 

Sebbene le economie anglosassoni tendano a crescere più rapidamente delle altre, in particolare quelle dell’UEM, le autorità rimangono persuase che, a più di cinque anni dall’inizio della ripresa, numerosi massimi pre-crisi non siano stati ancora ripresi (nel mercato del lavoro, nel settore immobiliare, nel reddito). Un’eccezione degna di nota è costituita dagli utili societari, confermati dall’incessante crescita della quota capitalista del PIL ai danni della quota imputabile ai lavoratori (una tendenza che non può proseguire all’infinito). In altre parole è necessaria una crescita generale più veloce (del PIL nominale), se si vuole che gli utili si avvicinino più velocemente ai valori in doppia cifra.

 

Pertanto, le dinamiche relativamente felici di numerosi mercati azionari riflettono attualmente un’espansione dei multipli più che una crescita degli utili (la prima favorita dalla probabile flessione dei premi al rischio azionario, precedentemente elevati). Le obbligazioni continuano a offrire rendimenti bassi in base agli standard storici e rispetto a numerosi dividendi. Ma sebbene molti temano la deflazione accompagnata da stagnazione (un rischio, ma non il nostro scenario di base), non è poi così illogico che i rendimenti obbligazionari ricadano nella fascia tra lo 0,5% e il 2,5%. La debolezza delle materie prime è invece un piccolo rompicapo. La grande liquidità che ha aiutato le azioni avrebbe dovuto, prevedibilmente, aiutare anche le materie prime, ma non è stato così. Come abbiamo detto in precedenza, gli investitori in materie prime sembrano meno ottimisti degli altri sulle prospettive di crescita e, di conseguenza, sulla domanda futura di merci come il petrolio e i metalli. Siamo del parere che simili tendenze, inclusa la relativa forza del dollaro statunitense, difficilmente si invertiranno in tempri brevi.

 

Le autorità continuano le politiche monetarie espansive, soprattutto adesso che, tolti in parte Giappone e Cina, l’attivismo fiscale è passato in secondo piano per le preoccupazioni generate dai debiti pubblici, troppo alti e tendenti all’incontrollabilità. Di recente, la BCE ha accelerato il passo sugli stimoli quantitativi, ma riteniamo che fino a quando perdurerà l’opposizione tedesca agli interventi sui mercati dei titoli di Stato, le misure annunciate avranno scarso successo. La BoJ e la banca centrale cinese sono pronte a “immettere più liquidità” se necessario. Vi sono buone probabilità che ciò accada, specie se si considera il crollo del PIL giapponese nel secondo trimestre. (JPY oscilla di conseguenza). Frattanto, l’inflazione permane molto letargica a livello globale (tranne che in America Latina) e questo, unitamente alle sorprese negative sopra menzionate, indica alle banche centrali il percorso di “minor resistenza”.

 

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