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CANTONECurry Doo tra funky, r&b e pop d’autore

30.09.14 - 06:05
Con lo pseudonimo Curry Doo, Igor Negrini, la voce dei Flag, ha dato alla luce il suo primo ep senza la band, dal titolo "Prove d’abbandono"
Foto Moooving Arts (mooovingarts.com)
Curry Doo tra funky, r&b e pop d’autore
Con lo pseudonimo Curry Doo, Igor Negrini, la voce dei Flag, ha dato alla luce il suo primo ep senza la band, dal titolo "Prove d’abbandono"

LUGANO - Quattro tracce autoprodotte e pubblicate in cd (solo 500 copie) su cui ha iniziato a lavorare dallo scorso mese di marzo recuperando funky, r&b e pop d’autore. Igor - eclettico e dotato di un’elasticità vocale poco comune - dimostra ancora un volta di essere in grado di muoversi in più territori, sia in ambito compositivo, sia a livello esecutivo, misurandosi per la prima volta con strofe messe a punto in italiano.

Igor, innanzitutto perché Curry Doo e non semplicemente Igor Negrini…
"L’idea di presentare un ep con il mio vero nome non mi ha attirato fin dall’inizio. Non lo sentivo adatto. Ho cercato di trovare un nome d’arte che solleticasse l’immaginazione, la fantasia e la poesia di chi lo avrebbe letto o sentito. Vedevo la scritta in giallo, il mio colore preferito. Un pomeriggio, aprendo l’armadietto delle spezie in cucina, mi sono imbattutto in un’etichetta: Curry Doux. Ero soddisfatto, suonava bene all’orecchio. Ho mantenuto la pronuncia francese, ma trasformato Doux in Doo, all’inglese. Nei miei piatti non manca quasi mai il curry, una miscela che adoro e che mi affascina moltissimo. Mi piace pensare al fatto che la sua essenza nasca dall’insieme di altre spezie, principalmente dalla curcuma, dallo zenzero, dal cumino, dal pepe, dal cardamomo e dal peperoncino. Questa miscela può essere dolce, piccante o piccantissima. Un po’ come la musica e i testi che presento in “Prove d’abbandono”, diversi e variegati, ma strettamente legati l’uno all’altro".

Perché un ep in senza la band?
"Da molto tempo tenevo nel cassetto idee per un progetto musicale da solista; c’erano storie pronte per essere raccontate e melodie che non vedevano l’ora di prendere vita. Finora, tuttavia, non ho mai avuto concretamente il tempo di dedicarmi a questa nuova esperienza. Il gruppo con il quale suono da una vita (dieci anni ormai) è in un momento di tranquillità per quel che riguarda concerti e impegni musicali, per cui ho preso al balzo l’opportunità di creare qualcosa di mio. Anche se nelle session figurano tre Flag (Federico Albertoni, basso; Mattia Mantello, chitarra; Donato Cereghetti, tastiere). I nuovi bravissimi e simpaticissimi musicisti del progetto sono Giacomo Reggiani (batteria) Claudio Bodini (organo Hammond), Nolan Quinn (tromba) e Livia Roccasalva (violino). Un insieme ricco di musicisti, molto vivo e spontaneo".

Non dobbiamo pensare a uno scioglimento del gruppo, quindi…
"No! (Ride) Abbiamo lavorato così tanto, in questi ultimi anni, che sarebbe un peccato far cadere tutto quanto. Soprattutto dal punto di vista umano, oltre che musicale. Si tratta di due progetti distinti, con finalità ed emozioni diverse. Sono però convinto che nella vita, qualche volta, sia necessario buttarsi, rischiare e dare libero sfogo alle proprie intuizioni per creare qualcosa di “veramente tuo”".

Raccontami il titolo, “Prove d’abbandono”…
"Tutti i personaggi del disco, a modo loro, sono in balìa di un cambiamento che li spingerà ad abbandonare qualcosa della loro vita o ad essere, ahimè, abbandonati".

Perché la scelta di cantare in italiano?
"È la lingua della mia cultura, la lingua che utilizzo per comunicare, per esprimere emozioni e sentimenti. Non avrei potuto fare diversamente…"

Nei primi due brani – “Aldilà” e “Vivo nell’ombra di James Bond” –sento una nitida influenza di Ivan Graziani e di qualche produzione di Marco Zappa… Puoi entrare nel dettaglio?
"Dici bene, ma credo si possa aggiungere un nome: Baccini. La sue canzoni e i suoi testi, soprattutto, hanno influenzato notevolmente alcune scelte".

Raccontami la nascita di questi due testi…
"Tutti i testi li ho scritti insieme a Simone Devita: collega di università, amico per la vita e, non per ultimo, scrittore in erba di grande talento. Quando qualcuno di noi aveva un’idea, un’intuizione, un’immagine ricorrente, ci si trovava, si buttavano le parole sulla pagina e ci si confrontava cercando di proiettarle già in una dimensione musicale".

L’ep sembra suddiviso in due parti… Il terzo brano – “Colazione con Prévert” – si slega dal funky e dall’r&b dei primi due, appoggiandosi al pop italiano d’autore…
"L’ispirazione è nata dopo aver letto una poesia di Prévert intitolata Déjeuner du matin. Una lirica cruda, asciutta, ma incredibilmente drammatica e reale. Ricordo che il grosso del testo lo scrissi in un’ora, senza staccare il viso dal mio quaderno degli appunti. La melodia pure è sgorgata improvvisa e decisa. È stato tuttavia  l’arrangiamento di Mattia Mantello (che ha arrangiato tutti i brani del disco, ndr) l’aspetto decisivo di questo pezzo. È riuscito a creare l’atmosfera perfetta richiamando sonorità “morganiane” mirate e calibrate. Senza la sua supervisione, il suo gusto e tocco, i pezzi di questo ep non sarebbero mai nati. Per questo lo ringrazio pubblicamente: grazie Mattia".

Nell’ultimo brano – “Goodbye” – torniamo a un pop soul più sanguigno…
"È stato il primo pezzo che ho abbozzato e, quindi, quello a cui sono più legato".

Programmi per il prossimo futuro?
"Non vedo l’ora di buttarmi nella mischia con una serie di esibizioni. Inoltre, mi piacerebbe uscire nel 2015 con un nuovo lavoro discografico, i brani stanno già prendendo forma…"

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