Cerca e trova immobili

ZUGO / CANTONE"Ho visto il mio compagno di banco morire"

26.09.14 - 07:55
Domani si celebra il 13esimo anniversario della strage di Zugo. Il ricordo di Bruno Pezzatti, consigliere nazionale di origine ticinese, presente nell’aula del Gran Consiglio al momento della strage
Foto d'archivio (Keystone)
"Ho visto il mio compagno di banco morire"
Domani si celebra il 13esimo anniversario della strage di Zugo. Il ricordo di Bruno Pezzatti, consigliere nazionale di origine ticinese, presente nell’aula del Gran Consiglio al momento della strage

ZUGO - Il 27 settembre del 2001 Bruno Pezzatti non lo scorderà mai. "Ho avuto molta fortuna" ci ha detto il consigliere nazionale del PLR zughese di origini bleniesi. Il giorno della strage di Zugo l'ex gran consigliere 63enne si trovava in aula per la sessione di Gran consiglio. Un giorno come tanti nel capoluogo del piccolo cantone della Svizzera centrale. "All'improvviso ho visto un uomo all'ingresso. Io sedevo nei banchi posti a fianco all'entrata, proprio lì, dove è entrato l'attentatore".

"Quando ho visto l'arma mi sono buttato a terra" - Friedrich Leibacher, così si chiamava il folle assassino vestito da poliziotto, ha aperto il fuoco. Novantuno i colpi sparati, una ventina di feriti, quattordici le vittime: tre consiglieri di Stato e undici gran consiglieri. "Tra di loro c'erano miei cari amici, tra cui Peter Bossard, consigliere di Stato del mio partito”. Pezzatti, a 13 anni di distanza, racconta i momenti di terrore: "Quando è entrato ho visto l'arma che portava e mi sono buttato a terra. E' in questo modo che sono riuscito ad evitare di essere colpito".

Messa in ricordo delle vittime - Domani nella chiesa cattolica di Sankt Oswald di Zugo si terrà una messa ecumenica in ricordo delle vittime. Bruno Pezzatti non ha ancora deciso se andarci: "Ogni volta tornano i ricordi orribili. Ho visto il mio vicino di banco morire. E' stato terribile". Tuttavia, il figlio di un macchinista ferroviere di Acquarossa trasferitosi a Zugo tanti anni fa, ha superato il trauma. "Ho avuto bisogno di aiuto e di sostegno psicologico per tre mesi. Ora sto bene. I ricordi di quel giorno diventano sempre più rari, ma quando tornano, sono sempre terribili".

"Un attentato del genere può accadere ovunque" - A Pezzatti abbiamo chiesto se è riuscito a trovare delle ragioni per spiegarsi quanto accaduto 13 anni fa: “Un attentato del genere può accadere ovunque e in qualsiasi momento. Su un milione di persone vi sono sempre due o tre folli il cui comportamento risulta imprevedibile. Un fatto del genere può capitare di nuovo, e io spero di non vivere mai più un incubo del genere".

"Pensavamo che fosse un attentato legato al Medio Oriente" - Il consigliere nazionale, che ha trascorso 12 anni della sua vita da gran consigliere a Zugo, torna ancora con la mente a quel giorno: "Inizialmente pensavamo che si trattasse di un attentato dal Medio Oriente. Eravamo tutti sbalorditi". A compiere la strage è stato un cittadino svizzero, classe 1944, armato di fucile d'assalto Fass 90, pistola Sig Sauer, fucile a pompa e revolver. Il suo bersaglio era il consigliere di Stato PPD Robert Bisig, uscito illeso dall'attacco. Leibacher ha lasciato una lettera di addio dal titolo: "Il giorno della rabbia per la mafia di Zugo". L'uomo, nato il 21 luglio del 1944 a Zugo, si sentiva vittima di un complotto nei suoi confronti. "Ce l'aveva con il governo, con il Tribunale. Era semplicemente un pazzo", ha aggiunto il consigliere nazionale

A Pezzatti, abbiamo chiesto, infine, un suo parere sul Ticino di oggi.

"Fiero di essere ticinese" - "Sono fiero di avere origini ticinesi. Il Canton Ticino ha un'economia forte, solida e di successo, anche se non dobbiamo dimenticarci delle regioni più deboli, come la valle di Blenio, mia terra di origine".

"Solidali con il Ticino" -  "A Zugo e in Svizzera Tedesca teniamo in considerazione seriamente le problematiche ticinesi, in particolare quelle riguardante  i flussi migratori dovuti ai richiedenti asilo e ai frontalieri. Ci sentiamo legati e solidali con il Ticino e credo che da parte del Governo federale vi sarà l'appoggio necessario. Anche perché la situazione del Ticino è da considerare eccezionale e tutta la Svizzera dovrebbe assumersi la responsabilità di affrontare il problema con più piglio".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE