Cerca e trova immobili

ZURIGO"L'Isis ha ucciso mio cugino"

23.09.14 - 12:18
Cuma Allak è un curdo di Zurigo. Settimana scorsa l'Isis ha ucciso suo cugino. In un'intervista spiega i motivi per cui è giusto che i giovani curdi in Svizzera vadano a lottare in Siria
Foto 20 Minuten / Nicolas Saameli
"L'Isis ha ucciso mio cugino"
Cuma Allak è un curdo di Zurigo. Settimana scorsa l'Isis ha ucciso suo cugino. In un'intervista spiega i motivi per cui è giusto che i giovani curdi in Svizzera vadano a lottare in Siria

Signor Allak, cosa pensano i curdi svizzeri degli attacchi dell'Isis?
"Quello che stanno facendo i terroristi in Iraq e Siria è assolutamente disumano. Non attaccano soltanto noi curdi: essi rappresentano una minaccia per tutto il mondo civilizzato. Giovedì scorso mio cugino Seyhmus è stato ucciso dall'Isis a Shingal. Qui è impossibile restare tranquilli”.

Come si sente a dover restare qui, condannato ad assistere a quello che succede?
“Sono troppo vecchio per combattere. Quando leggo dei massacri nei confronti del popolo yezida o dell'assedio di Kobani non riesco più a dormire di notte. Io penso che tutti si debbano difendere contro questi terroristi”.

Il Partito dei lavoratori PKK ha chiamato alle armi i giovani curdi affinché difendano la città di Kobani dall'assedio. Anche i giovani curdi svizzeri si sentono chiamati a rispondere a questo appello?
"Numerosi giovani curdi sono partiti negli ultimi giorni dall'Europa verso il Medio Oriente per combattere o si stanno accingendo a farlo. Quanti siano gli svizzeri non lo so. Tuttavia c'è anche qui gente che vuole partire".

Ritiene giusto che giovani curdi dalla Svizzera vadano in Siria a fare la guerra?
"L'Isis minaccia la nostra cultura e tutto ciò che per noi rappresenta un valore. Questa non è una guerra, ma un tentativo di genocidio nei confronti del nostro popolo. Non siamo a favore della violenza, ma chi decide di andare a proteggere il proprio popolo da questi barbari, per me è da considerare un eroe".

Quali effetti hanno avuto le atrocità commesse dall'Isis nella comunità curda in Svizzera?
"Le divisioni sono state messe da parte. Siamo un popolo fortemente coeso, ma in questo momento conosciamo un'unità che non c'era mai stata prima. Abbiamo notato che molti giovani curdi dimostrano di nuovo interesse nei confronti del PKK, che ha assunto  le redini nella difesa del nostro popolo".

Come è visto l'Occidente dai giovani curdi svizzeri?
"Siamo felici di trovare sicurezza, ma alle volte ci sentiamo traditi dal mondo. Nessuno ha parlato della morte della giornalista curda Leyla Yildizhan, uccisa dall'Isis, nonostante le sue fotografie abbiano fatto il giro del mondo. Dell'esecuzione, invece, di James Foley è stato riferito in lungo e in largo. Sono queste le cose che ci fanno perdere fiducia nei confronti dell’occidente. Non accettiamo neppure il fatto che il PKK sia sempre considerata un'organizzazione terroristica, nonostante stia combattendo contro il terrorismo.”

Come dovrebbe reagire l'Occidente alle minacce dell'Isis?
"Questa organizzazione deve essere fermata ed annientata, costi quel che costi. Questo può accadere, secondo me, soltanto se si armano tutti i curdi, incluso il PKK. E' positivo che Stati Uniti e Francia prendano ora parte alla battaglia, ma soltanto dall'aria è impossibile vincere contro un esercito come l'Isis”.

Ticinonline è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE