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CANTONEIl furbetto del permesso B: "Ho una casa ma non ci vivo"

19.09.14 - 06:58
Aggirano la legge con un escamotage. I casi di dimora fittizia sono in aumento e c’è chi lo fa alla luce del sole
Foto Ti Press
Il furbetto del permesso B: "Ho una casa ma non ci vivo"
Aggirano la legge con un escamotage. I casi di dimora fittizia sono in aumento e c’è chi lo fa alla luce del sole

LUGANO - Un sotterfugio, un modo per fare fessa l’Autorità. Solo in questo modo si può definire l’agire di quelle persone che tentano di accaparrarsi un permesso di dimora senza... permesso. «Sto cercando in condivisione (ma non abiterei) un appartamento. Mi occorre in quanto sto prendendo la residenza, in attesa del permesso B. Mi occorre per circa 3/4 mesi al massimo. Qualunque località prossima a Lugano», si legge nell’annuncio pubblicato su un noto portale ticinese. Ora non si agisce più nell’ombra ma dietro uno schermo illuminato di un Pc. Siamo riusciti a contattare una persona che, dietro all’anonimato, ci spiega proprio questo suo iter, non del tutto legale, per ottenere il B e benefici che sono scaturiti da questo piccolo (ma grande) pezzo di carta. «Molte persone che conosco fanno quello che sto facendo io.

Continuano ad abitare in Italia e in Svizzera hanno solo il nome sulla bucalettere», ci dice il nostro interlocutore. Vabbé, penserete voi, dopo aver ottenuto l’agognato permesso lavorerà in Ticino, avrà una casa, pagherà regolarmente un affitto. No, non illudetevi: «Io prendo una rendita di disoccupazione, abito ancora nel mio paesino italiano. Qui vengo solo ogni tanto a ritirare la posta, o se ho degli appuntamenti con gli uffici dell’Urc». Come ci aveva già detto in una precedente intervista Attilio Cometta dell’Ufficio della migrazione: «Chiunque inganna le autorità e ottiene per sé o per altri il rilascio di un permesso è punito con una pena detentiva fino a 5 anni o una pena pecuniaria».

Non siamo i soli ad esserci accorti di questo strano giochetto. Il gran consigliere Marco Chiesa ha infatti inoltrato un’interrogazione al Consiglio di Stato. «Purtroppo queste dinamiche perverse sembrano ben lungi dall’essere sotto controllo», sostiene Chiesa. «La cosa che mi fa più “rabbrividire” è che adesso hanno la sfrontatezza di pubblicare un annuncio, con tanto di nome, cognome e numero di telefono».

 

 

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