Iscritti in calo ogni anno. Il responsabile: "Siamo confinati nelle pause pranzo, va fatta una riflessione"
LUGANO – Una lenta, inesorabile, agonia. Il destino dell’ora di religione cattolica nei licei ticinesi è appeso a un filo. Lo dicono le cifre, che parlano di un’erosione costante degli iscritti. “Negli ultimi 15 anni – ammette don Rolando Leo, responsabile dell’Ufficio per l’istruzione religiosa scolastica – abbiamo assistito a un calo del 15% dei partecipanti. Ogni anno 3 o 4 ragazzi gettano la spugna”.
Attualmente sono circa 350 gli allievi iscritti al corso opzionale di religione nei licei ticinesi.
"Sono pochi eroi. Rappresentano il 6% della popolazione scolastica liceale. In questa cifra sono presenti anche i giovani che seguono l’ora religiosa all’arti e mestieri o alla commercio. Alla base del fenomeno, c’è una crescente marginalizzazione delle lezioni di insegnamento religioso rispetto al resto del programma scolastico".
Beh, il corso di religione è opzionale. Per seguirlo bisogna iscriversi.
"E soprattutto occorre essere disposti a sacrificare un’ora di tempo libero. Noi siamo confinati nella pausa pranzo, oppure nella fascia del tardo pomeriggio, sempre in orari sfavorevoli".
Ce l’ha con le autorità scolastiche?
"No. Non è colpa loro, assolutamente. I programmi oggi sono molto densi e i ragazzi già sovraccarichi. Magari in prima liceo si iscrivono in un buon numero, ma col passare degli anni e con l’aumentare degli impegni in molti gettano la spugna. Dovremmo responsabilizzare e sensibilizzare le famiglie, come diceva il vescovo Eugenio Corecco".
Ma…?
"Ma le famiglie sono superate dagli eventi. Dobbiamo fare i conti con una secolarizzazione globale, un fenomeno più grande di noi che colpisce anche la religione protestante. Anche loro hanno pochi iscritti alle lezioni".
Quanto è frustrante questa situazione per chi lavora al fronte?
"Per certi versi è frustrante, sì. Ma ci fa capire che dobbiamo agire per altre vie. Proponendo alternative concrete all’ora di religione, anziché il vuoto".
Nella scuola media si discute proprio di questo…
"Sì. In futuro nelle medie a chi non frequenta il corso di religione classico, potrebbe essere offerta la possibilità di seguire un corso di storia delle religioni. La ricetta per i licei io non ce l’ho. Ma dobbiamo rifletterci in fretta. Perché, altrimenti, di questo passo moriremo di morte naturale".
Chi sono i ragazzi che si iscrivono al corso di religione opzionale?
"C’è una certa eterogeneità. Ci sono i credenti praticanti, ma anche gli atei, gli agnostici che hanno molte curiosità".
Quali sono i temi più ricorrenti che i giovani vi sottopongono?
"Siamo parecchio tartassati sulle questioni legate alla sessualità e all’omosessualità. Ma anche in merito alla convivenza. Su determinati argomenti noto un certo rancore nei confronti della Chiesa, che viene accusata di imporre delle regole o di giudicare. Se penso che da noi c’è solo il 6% della popolazione scolastica, non oso immaginare cosa pensi il rimanente 94%. I dibattiti, in ogni caso, sono sempre interessanti e costruttivi. Sarò sincero: cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno. Nei licei e in alcune altre scuole perlomeno marchiamo presenza e ci può bastare. In altri posti, invece, proprio non riusciamo a esserci".
Per esempio?
"Parlo delle scuole professionali, per apprendisti dunque. Lì proprio non esistiamo. Il 60% dei ragazzi non lo vediamo più dopo i 15 anni. Non abbiamo nemmeno la possibilità di entrare in contatto con loro, perché nelle scuole professionali non c’è spazio, lo Stato non riesce a garantire la presenza di un’ora di insegnamento religioso o di cultura religiosa in un calendario già troppo denso di impegni. Forse valorizzando la dimensione religiosa della cultura si potrebbe fare un discorso trasversale. Sarà una delle sfide del futuro".