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BERNARevisione della legge sui cartelli, smacco per il Consiglio federale

17.09.14 - 15:45
I veti incrociati affossano anche la versione edulcorata della legge già bocciata dal Consiglio nazionale lo scorso giugno
Foto d'archivio (Keystone)
Revisione della legge sui cartelli, smacco per il Consiglio federale
I veti incrociati affossano anche la versione edulcorata della legge già bocciata dal Consiglio nazionale lo scorso giugno

BERNA - Il rafforzamento delle disposizioni volte a lottare contro gli alti prezzi imposti in Svizzera a prodotti disponibili all'estero a un costo talvolta nettamente inferiore non è per domani. Per la seconda volta nello spazio di pochi mesi, il Consiglio nazionale ha rifiutato - per 99 voti a 80 e 12 astenuti - l'entrata nel merito sul progetto di modifica della legge federale sui cartelli. Il progetto è quindi definitivamente archiviato.

Nel marzo scorso, con 106 voti a 77 e 4 astenuti, la Camera del popolo aveva già deciso una prima volta di non esaminare la modifica di legge proposta. La maggioranza riteneva che le prescrizioni vigenti consentissero già di lottare contro gli abusi.

Nel giugno scorso, gli Stati avevano invece ribadito la volontà di legiferare. Questa decisione ha obbligato la commissione del Nazionale a riprendere in mano il dossier. Rispetto alla Camera dei cantoni, il Nazionale avrebbe dovuto affrontare stamane una versione "edulcorata" del progetto.

Tuttavia, nemmeno questa versione alleggerita della legge - elaborata in commissione nella speranza di superare i veti incrociati provenienti sia da destra che da sinistra, come anche dai sindacalisti e dai difensori del consumatori - è riuscita a raccogliere una maggioranza in aula.

Per la destra, specie membri dell'UDC e PBD, il progetto è raffazzonato e inutile, addirittura un "mostro interventista", come l'ha definito Adrian Amstutz (UDC/BE). La nozione di "abuso di potere relativo al mercato" rischia di mettere in difficoltà anche le piccole e medie imprese, specializzate in prodotti di nicchia, ha rincarato il democentrista friburghese Jean-François Rime, presidente dell'Unione svizzera delle arti e mestieri.

Per la sinistra e il PPD, il problema degli alti prezzi in Svizzera rimane lancinante, nonostante la legge in vigore. In particolare, sono state evocate le forti differenze di prezzo per articoli venduti in Svizzera, mentre i medesimi prodotti presenti sugli scaffali dei negozi all'estero costano molto meno.

È importante impedire che gli importatori costringano i dettaglianti a praticare prezzi maggiorati. Un giro di vite in questo settore, hanno dichiarato alcuni oratori, limiterebbe inoltre il turismo degli acquisti.

Per i Verdi, contrari al progetto, è invece troppo presto per rimettersi al lavoro su una legge che non ha ancora potuto dimostrare la propria efficacia. Louis Schelbert (LU) ha ricordato che i tribunali devono ancora pronunciarsi su diversi casi e che dalle sentenze si saprà se la normativa in vigore è sufficientemente incisiva, oppure deve essere adeguata.

Benché il PS si sia espresso per l'entrata in materia, diversi suoi membri legati ai sindacati hanno votato contro la legge, perché la professionalizzazione della Commissione della concorrenza (COMCO) escluderebbe i loro rappresentanti da un forum importante. In alcuni casi, il "no" di alcuni esponenti della sinistra si spiega con l'insoddisfazione per un progetto eccessivamente annacquato, e quindi poco utile per i consumatori.

Anche PPD e PLR hanno chiesto l'entrata in materia, ma al voto alcuni "no" sono anche venuti dai loro ranghi. I Verdi liberali hanno invece sostenuto compatti la riforma.

La bocciatura odierna rappresenta uno smacco per il Consiglio federale. Il ministro dell'economia Johann Schneider-Ammann non è riuscito a convincere gli scettici della bontà del progetto.

All'origine, il progetto del Governo avrebbe dovuto permettere di contrastare con maggiore efficacia le posizioni dominanti sul mercato. In linea di principio, l'esecutivo avrebbe voluto vietare cinque intese: gli accordi orizzontali sui prezzi, sulle quantità e sulla ripartizione, nonché gli accordi verticali sulle tariffe e la compartimentazione del territorio.

Il Governo intendeva anche istituire una nuova autorità di vigilanza in fatto di concorrenza. Quest'ultima avrebbe agito in maniera autonoma per le inchieste, mentre il giudizio finale sarebbe stato trasferito al Tribunale amministrativo federale.

Le due Camere non hanno voluto andare così lontano. A loro parere, la COMCO avrebbe dovuto essere rimpicciolita e professionalizzata. I due rami del parlamento non sono riusciti tuttavia a mettersi d'accordo sul numero di membri e sulla rappresentanza degli ambienti economici.

Gli Stati avrebbero voluto concedere alla COMCO la possibilità di lottare contro i prezzi eccessivi imposti al mercato elvetico da imprese estere che giustificano tale prassi col fatto che la destinazione finale è la Svizzera, Paese che conosce tariffe più elevate. Tale posizione non ha trovato una maggioranza in seno alla competente commissione del Nazionale, che ha preferito puntare sulla nozione di "abuso di potere relativo al mercato", una posizione più blanda che oggi nel plenum ha trovato pochi sostenitori.

Ats

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