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MENDRISIODobbiamo davvero fidarci del biodiesel?

15.09.14 - 06:29
A un mese esatto dall’inaugurazione delle prime pompe, sono circa un centinaio gli automobilisti che quotidianamente si riforniscono di carburante bio, incuranti dei moniti delle case automobilistiche. L’esperto: «Non c’è nulla da temere»
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Dobbiamo davvero fidarci del biodiesel?
A un mese esatto dall’inaugurazione delle prime pompe, sono circa un centinaio gli automobilisti che quotidianamente si riforniscono di carburante bio, incuranti dei moniti delle case automobilistiche. L’esperto: «Non c’è nulla da temere»

MENDRISIO - Un mese di biodiesel in Canton Ticino sembra dare torto alle preoccupazioni: circa 5mila i litri quotidianamente venduti alle due stazioni di Mendrisio, prime a inaugurarlo assieme a Caslano. Il prezzo: 1,60 franchi contro 1,73 del gasolio "tradizionale". «All’inizio la gente aveva qualche dubbio. Ci rivolgeva domande, esprimeva qualche perplessità. Oggi invece si rifornisce in autonomia, senza neanche chiedere». Il biodiesel è entrato nell’immaginario di almeno cento automobilisti al giorno, in media, nei distributori di Giuseppe Ripepi, che entro novembre promette di portare a quota 18 le pompe bio, attualmente sei. «È questo il futuro» dice Ripepi, che vende carburante dal 1986, «50mila litri al giorno divisi fra un 40% benzina e un 60% diesel». Ma le case automobilistiche nicchiano. Sconsigliano l’utilizzo direttamente sui libretti delle auto, minacciando di togliere la garanzia. Per Andrea Castrovinci, docente alla Supsi, è solo una «questione legale, non tecnica: la letteratura scientifica mi è testimone. Veicoli alimentati totalmente a biodiesel sono stati sperimentati, criticità non sono state evidenziate». 

Castrovinci, dunque possiamo fidarci del biodiesel?

Direi di sì. Ovviamente dipende dalla correttezza del produttore e del distributore del biodiesel. Se tutto è fatto a regola d’arte, sì.

Come possiamo saperlo?

Non possiamo avere la certezza assoluta: ma questo vale per tutto. È come andare al supermercato: compro un prodotto fresco, mi fido che sia tale.  Perché c’è un ente che controlla, un’etica della distribuzione. Tutto viene fatto all’interno di un quadro normativo: dunque non vedo perché no.

Chi controlla il biodiesel?

Come qualunque tipo di attività di distribuzione, esistono delle norme di riferimento. Per essere venduti, diesel e benzina devono superare dei test. Ci sono dei range dei controlli di qualità, effettuati da laboratori esterni e certificati. Per entrare in un mercato bisogna superare delle barriere di controllo normativo: non capisco perché dovrei fidarmi dei petrolieri che mi vendono il diesel e non di un’azienda omologa che distribuisce il biodiesel. Dal punto di vista tecnico-scientifico, non posso rilevare indicazioni negative.

Non c’è proprio nulla che dobbiamo temere?

Si tratta di questioni commerciali-legali, più che tecniche. La casa automobilistica, per una serie di motivi magari legittimi, può decidere di far cadere  la garanzia nel caso in cui si usi il biodiesel. Il che non significa che con l’utilizzo di biodiesel succeda qualcosa all’auto. A questo punto, è chiaro che diventa quasi una scelta personale.

Tutto qui: davvero?

La letteratura scientifica non offre nulla di evidente che danneggi il motore più di quanto non potrebbe fare il diesel normale.

Quali potrebbero essere allora i “motivi legittimi”?

Il biodiesel è una miscela che ha caratteristiche variabili, pur sempre all’interno di uno spettro accettabile. Una casa automobilistica potrebbe aver sviluppato e ottimizzato il sistema di iniezione o il controllo elettronico di gestione del motore con il diesel standard e per questioni di prudenza non garantisce l’utilizzo del biodiesel. Si riserva il diritto di fare test ulteriori. Magari sono necessarie prove su strada che richiedono un paio d’anni e nel frattempo sconsiglia il biodiesel su un modello nuovo. È una scelta commerciale. Meglio domandare, prima di acquistare un auto che si vuol far funzionare a biodiesel.

Le prestazioni cambiano?

Ci sono delle variazioni, ma non così sensibili da stravolgere l’uso dell’auto. La variazioni esistono anche fra un fornitore di diesel e un altro. Il biodiesel arriva da fonti molto diverse: bisognerebbe valutare caso per caso.

Danni al motore?

Possiamo stare tranquilli. È vero che il biodiesel ha un’affinità più elevata all’acqua, il che potrebbe portare a lungo andare a effetti di corrosione. Ma è una cosa estremamente nota, per questo esistono degli additivi che risolvono il problema.  

Ci sono auto meno adatte all’uso del biodiesel? Meglio  i vecchi modelli o quelli nuovi?

Da anni ormai le auto hanno il controllo elettronico dell’ innesco, le sonde lambda per vedere i gas esausti; il motore viene verificato istante per istante. I motori moderni sono in grado di gestire le normali variazioni legate al carburante anche solo comprato in una pompa diversa. C’è da dire che i motori oggi sono estremamente ottimizzati, ma variazioni entro certi limiti potrebbero uscire dalle specifiche: per questo, fra l’altro, qualche casa automobilistica per ora si riserva di non concedere la garanzia. Credo che le auto di 15 anni fa da questo punto di vita siano meno sensibili. Ma bisognerebbe informarsi da chi progetta i motori e il loro controllo.

Potrebbe essere necessario modificare l’auto?

La domanda è legittima e plausibile. Ma meglio chiedere  a chi lo fa di mestiere.

Biodiesel di prima generazione e biodiesel di seconda generazione: dal punto di vista chimico, sono diversi?

I biodiesel sono tutti uguali e diversi. Se il processo di lavorazione è corretto, che arrivi dall’olio di palma, di colza, dall’olio di frittura oppure dal petrolio, il prodotto finale omologato per la combustione. Ci sono differenze, ma ricadono dentro le specifiche che consentono l’immissione sul mercato. A quel punto, non c’è alcuna ragione per preferire l’uno o l’altro.

Nessuna differenza neppure fra diesel e biodiesel?

La definizione si riferisce esclusivamente alla fonte da cui è derivato industrialmente.

Ci saranno differenze, se ci sconsigliano l’uno a favore dell’altro, non trova?

Assolutamente sì: nella composizione chimica, nella combustione e nel rilascio di sostanze, ma sempre entro certi parametri. Le composizioni chimiche sono differenti, il biodiesel ha caratteristiche leggermente differenti dal diesel normale.

Possiamo provare a spiegarle?

Si tratta di cocktail di molecole diverse.  La composizione chimica varia: questa lieve differenza fa sì che il materiale, quando viene bruciato, si comporti in maniera diversa. Rischioso fare metafore, ma è un po’ come preparare una Sacher con lo zucchero raffinato oppure di canna, il cacao puro al 90% o al 95%. Saranno tutte buone, ma non uguali.

Ci consigliano di fare biodiesel gradualmente, mescolandolo con il diesel le prime volte: perché?

Forse il 100% biodiesel ha caratteristiche di combustione troppo lontane dalle specifiche normali? Forse è una misura precauzionale? Bisognerebbe domandare a chi lo suggerisce. Il biodiesel puro è stato provato su diversi motori e dal punto di vista chimico si concorre col dire che non c’è nulla da segnalare.

Potremmo cioè fare un pieno biodiesel senza preoccuparci?

Da quanto vedo io, sì.

Lei lo farebbe?

Sì.

L’ha fatto?

No, perché non mi è mai capitato di trovarlo, per questione di prossimità del distributore. Ma se mi imbattessi in una pompa di biodiesel, non cambierei. Non sentirei di averne motivo.

Neppure se la sua casa automobilistica lo sconsigliasse?

Non ho un’auto nuova, dunque non mi porrei il problema. Se dovessi comprarla nuova, mi informerei sulla garanzia: ma solo per questa ragione, non per la salvaguardia del motore.

Alcune case sconsigliano il biodiesel solo su alcuni modelli e non altri: perché?

Bisognerebbe domandare direttamente a loro quali soluzioni tecniche sono state adottate in quel motore, particolarmente sensibile alle piccole variazioni indotte dall’uso del biodiesel. Solo loro conoscono il motivo.

Dobbiamo fidarci delle risposte?

Non vedo perché no, perché dovrebbero dire il falso. Faremmo della dietrologia. La politica di una casa è dovuta a motivi tecnici.

Quanto ai benefici per l’ambiente?

È vero, con il biodiesel le emissioni sono ridotte. Ma non bisogna mai scordarsi di fare un discorso più ampio. Un conto è quello che il biodiesel rilascia dal tubo di scarico, un altro è l’impatto economico e ambientale durante la produzione del biodiesel. Il bilancio complessivo non è detto sia favorevole. Non bisogna limitarsi a esaminare la fine, ma tutto il percorso. Domandarsi:  che impatto ambientale ha estrarre il petrolio, raffinarlo, fare arrivare il diesel alle pompe? Che impatto ambientale ha raccogliere gli oli esausti, usare il mais per le automobili invece che per il nutrimento?

Raffinare l’olio di frittura che impatto ha?

Il processo chimico non ha un impatto neutro. Ma non ho dati per fare un confronto con il petrolio. I fattori da valutare sono complessi. Non mi sentirei di schierarmi.

Fra qualche mese aprirà una raffineria a Lugano: che ne dice?

Quando parlo di impatto, mi riferisco a calcoli sulla CO2 e di altro tipo. Non credo che una raffineria rilasci sostanze dannose per l’ambiente. Ogni attività industriale ha un impatto sull’ambiente. Fare una valutazione 1:1 tra raffinazione del petrolio e oli vegetali è difficile. Sono un chimico, non mi sconvolge avere un impianto vicino a casa. Se le cose sono fatte bene, i fumi saranno abbattuti, le sostanze tossiche non verranno rilasciate. Non vedo perché preoccuparmi.

Non la preoccupa: la rende felice?

Ho sempre avuto atteggiamento disincantato, neutro. Tutto ciò che facciamo ha un impatto. Vedere il male o il bene assoluto in qualcosa mi sembra improprio.

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