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ITALIAAnche Papa Francesco è un bersaglio dell'Isis

13.09.14 - 18:57
Ne è convinto l'ambasciatore iracheno presso la Santa Sede
Foto Keystone
Anche Papa Francesco è un bersaglio dell'Isis
Ne è convinto l'ambasciatore iracheno presso la Santa Sede

ROMA - Anche Papa Francesco è un bersaglio dell'Isis. Ne è convinto l'ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, Habeeb Al Sadr, che al Messaggero on line ha raccontato quello che accade nel suo Paese, non mostrando dubbi sul fatto che Bergoglio resta tra i possibili target dei terroristi di Al Bagdadi. "L'Isis è un tumore che si ramifica per metastasi, possiede cellule impazzite che potrebbero colpire anche al di fuori dall'area del Califfato". "Il Papa del resto è un bersaglio e la strategia dell'Isis punta sul clamore mediatico".

"I nostri analisti, la nostra intelligence - ha aggiunto Habeeb Al Sadr - fanno ipotesi in tal senso. Sappiamo bene come ragionano questi terroristi. I loro obiettivi sono riconosciuti. Io non escluderei che l'Isis arrivi a colpirlo".

 

L'ambasciatore ha avvertito il Vaticano di questi suoi timori: "Ho parlato con i responsabili della Santa Sede. Loro sanno bene quale sia la pericolosità di questi gruppi terroristici. Il Vaticano appoggia il governo iracheno negli sforzi che sono in atto per fermare l'Isis".

 

Sulla situazione dei cristiani e delle altre minoranze, Habeeb Al Sadr ha detto che "l'Isis è responsabile di crimini enormi. Noi stiamo cercando di riprenderci tante zone. Già l'esercito iracheno ha liberato alcuni villaggi nella piana di Ninive". L'ambasciatore si è detto certo che i cristiani torneranno nelle loro case: "Credo di sì. Più di 100 mila cristiani sono stati costretti a lasciare tutto, ma il nuovo governo iracheno ha firmato un documento che si impegna in questa direzione. I cristiani verranno anche risarciti per i danni subiti. Io parlo dei cristiani nella piana di Ninive. Stiamo anche pensando di realizzare una specie di cintura di sicurezza in quella zona per garantire maggiormente i cristiani. Lo abbiamo fatto sapere alla Santa Sede". Mentre cristiani a Mosul, circa 8 mila, "ora non ce ne sono più. Il loro ritorno dipende dalla liberazione di quella città".

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