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INTERVISTARita Indiana, da pop star a scrittrice: "La letteratura è la mia nuova musica"

12.09.14 - 07:16
All’8° edizione di Babel, festival di letteratura e traduzione quest’anno dedicato ai Caraibi, si attende con curiosità l’arrivo dell’ex cantante di Santo Domingo, oggi autrice di racconti e romanzi
Rita Indiana, da pop star a scrittrice: "La letteratura è la mia nuova musica"
All’8° edizione di Babel, festival di letteratura e traduzione quest’anno dedicato ai Caraibi, si attende con curiosità l’arrivo dell’ex cantante di Santo Domingo, oggi autrice di racconti e romanzi

BELLINZONA - Se sarà riconosciuta sul palco del Teatro Sociale, sabato alle 13.30, dovrà dire grazie alla sua carriera di cantante. Anche se Rita Indiana, nata nel 1977 a Santo Domingo, ha rinnegato la musica ormai tre anni or sono, per dedicarsi completamente alla scrittura. Romanzi e racconti dallo stile immediato, con lo sguardo concentrato sopra le persone ai margini, che hanno fatto di un personaggio versatile come lei una figura emblematica nella letteratura contemporanea dei Caraibi.  

Rita: top model, pop star, scrittrice. Chi sei veramente?
"Sono una narratrice che usa diversi format. La musica era un progetto allo stesso modo in cui la letteratura lo è. Da quando nel 2011 ho lasciato la pop music, perché odiavo la fama ridicola che mi aveva dato nel mio Paese, mi definisco una scrittrice. Quanto alla top model, è solo un’invenzione di un giornalista spagnolo. Non sono top model, non sono neanche una medium model…"

Dunque le voci sono vere: detesti la notorietà?
"Odio quel tipo di fama che si accompagna alla musica. Non mi piace che le persone mi domandino autografi o vogliano scattarmi fotografie mentre sono al supermercato a comprare la carta igienica".

Che differenza c’è fra scrivere una canzone e scrivere un romanzo?
"Scrivere una canzone è molto più facile: e non puoi far ballare 10mila persone contemporaneamente, con un romanzo. Ma a me piace di più scrivere un buon libro: è come creare un rapporto lungo e duraturo. Una canzone è più simile a un’avventura".

La musica aggiunge qualcosa alla scrittura?
"I critici dicono che i miei scritti hanno un grande senso del ritmo. Personalmente ritengo che scrivere e parlare possiedono ritmo; la respirazione e il movimento ce l’hanno. Non sto dicendo che prosa e musica siano la stessa cosa: piuttosto, che c’è della musica in tutto".

Sei stata dichiarata una delle cento persone più influenti dell’America Latina: sei d’accordo anche tu?
"Beh, certe mattine messianiche… sì. Grazie al mio lavoro, mi piacerebbe toccare le persone nello stesso modo in cui sono stata toccata io. Sono cresciuta leggendo scrittori americani del sud, come Richard Wright e Mark Twain: la loro rappresentazione degli afro-americani e delle persone che stanno ai margini ha cambiato il mio modo di vedere i Caraibi". 

Tu dove vorresti usare la tua influenza?
"Il mio obiettivo è fare grandi opere d’arte. Come queste possano influenzare la gente, è solo un aspetto del mio mestiere".  

Ti sei segnalata per la battaglia in favore dei diritti degli omosessuali: quali sono?
"Io difendo tutte le persone i cui diritti vengono negati: siano esse donne, Lgbt, bambini, afro-americani, haitiani o immigrati. Lgbt sta per lesbiche, gay, bisessuali, transgender e transessuali: i loro diritti come comunità sono gli stessi diritti fondamentali per ogni altro essere umano".

Credi che l’atteggiamento del mondo stia facendo progressi?
"Qualche progresso è stato fatto. Quando ero una teenager il matrimonio gay suonava come fantascienza: guarda invece dove siamo arrivati oggi. L’America Latina è una strana via di mezzo. Non impicchiamo i gay come si fa nel Medio Oriente o in qualche Paese africano, ma certo non siamo l’Europa".  

Pensi che musica e letteratura possano aiutare a cambiare attitudine?
"L’educazione e l’istruzione possono aiutare le persone a farsi un’opinione. L’arte in generale fa parte del processo educativo: non penso che l’arte da sola possa cambiare le cose. Se ti avvicini all’arte senza un pensiero critico, finisci per diventare un fanatico, proprio come accade con la religione".

Perché hai deciso di scrivere romanzi?
"Scrivo perché diventerei pazza se non lo facessi. La mia testa non smette mai di creare, di guardare le cose e riorganizzarle sotto forma di storie. Scrivo i libri che vorrei leggere".

Quanto ti ha aiutato la bellezza a diventare quello che sei?
"Non mi considero bella. Sono estremamente alta e ossuta, nel mio paese sono soprannominata “La Montra”, che significa la donna mostro. Penso, piuttosto, che questo mio aspetto strano mi abbia aiutato a ottenere l’attenzione della gente".

Ti consideri una persona fortunata?
"Mi ritengo una persona benedetta dalla vita, riconoscente e anche ricca, si spera..."

Non pensi mai che sarebbe stato meglio essere nata altrove?
"Sono nata su un’isola, Santo Domingo, e vivo su un’altra, Porto Rico. Sicuramente non vorrei essere nata in un posto che non fosse sul mare: non posso farne a meno".

E della Svizzera che cosa pensi?
"È la mia prima volta. Finalmente potrò capire l’amore che Jorge Luis Borges nutriva per questo Paese".

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