Il rientro a casa difficoltoso ha cambiato abitudini anche in chi, col pendolarismo, non ha nulla a che fare
LUGANO - Il traffico ormai non interessa più solamente i pendolari, ma ha assunto dimensioni tali da riuscire a modificare le abitudini o gli stili di vita di chi, con le code, fino ad ora ha avuto poco o nulla a che fare. Sono molte le testimonianze ricevute, tante da pensare si stia assistendo a un vero e proprio fenomeno sociale.
Sandra lavora a Lugano ma abita nel Mendrisiotto, e quest’anno ha deciso di non rinnovare più l’abbonamento in palestra vicino a casa: “Arrivo troppo tardi, e il tempo per allenarmi in tranquillità non c’era più”. Adriana invece ha uno studio di parrucchiera a Balerna, paese in cui abita: “Per fortuna con il traffico io non ho nulla a che fare, ma le clienti che passavano da me alle 18 per farsi la messa in piega prima di uscire le ho perse – racconta – ora se la fanno fare a Lugano, prima di affrontare la coda”.
Michele, ex momò ora residente a Massagno, ha dovuto rinunciare a vedere settimanalmente i vecchi amici: “Per mantenere i contatti con il mio paese d’origine sono rimasto a giocare nella squadra dei veterani– dichiara – ma gli allenamenti cominciavano alle 19 e non ho più voglia di passare più di un’ora in automobile, per arrivare comunque sempre in ritardo”. Francesca invece ha dovuto rivedere i suoi programmi, e la spesa è diventata una lotta all’ultimo prodotto fresco: “Prima mi fermavo al negozio vicino a casa a comperare i latticini e la verdura fresca, cosa che, a causa del traffico, non riesco più a fare – ammette –. Ora devo per forza fare la “spesa grossa” il sabato, a scapito del prodotto fresco di cui sono spesso sprovvista”.
Sulla pagina Facebook di Tio.ch anche Pati Hoerler ha ammesso di aver cambiato luogo in cui si approvvigiona: “Ormai le stazioni di benzina sono i luoghi dove faccio la spesa”. Cristina Pazzi Boillat invece nel Mendrisiotto non cena più: “Prima andavamo più spesso al ristorante – confida – ma da quando ci sono le code per raggiungere Capolago abbiamo lasciato perdere”.
Katya Mombelli del pasto serale non ha cambiato il luogo ma l’orario: “Se prima cenavo alle 19 ora, per colpa del traffico, mangio alle 20.30”. Per Stefano Ansaldi invece è un problema di difficile comprensione: “C’è sempre coda – scrive – questo per me vuol dire perdere un’ora al giorno in cui potrei stare con mia figlia, senza un perché”. Una risposta che, probabilmente, sarà rimasta imbottigliata nel traffico, chissà dove.