Cerca e trova immobili

INTERVISTAAmerica contro Stato islamico: "È possibile anche un intervento di terra"

11.09.14 - 08:09
Intervenire fomenterà ancora di più l’estremismo? Gli Usa finiranno per appoggiare Bashar al-Assad? L’esperto risponde
keystone
America contro Stato islamico: "È possibile anche un intervento di terra"
Intervenire fomenterà ancora di più l’estremismo? Gli Usa finiranno per appoggiare Bashar al-Assad? L’esperto risponde

WASHINGTON - Intervista a Jussi Hanhimäki, professore di Storia internazionale ed esperto di politica estera americana all’Istituto di Alti studi internazionali di Ginevra (Iheid), autore di “An International History of Terrorism” (“Storia internazionale del terrorismo”).

 

L’Iraq diventerà un nuovo Afghanistan per gli Stati Uniti? Una battaglia persa contro il terrorismo?

"Credo che l’attuale situazione sia il risultato degli ultimi 10-12 anni di interventismo americano in Medio Oriente. La Guerra d’Iraq, all’inizio degli anni 2000, ha creato 2-3 milioni di rifugiati che sono scappati in Siria e altri Paesi confinanti e sono diventati un bacino di reclutamento potenziale per i gruppi fondamentalisti, di cui lo Stato islamico è solo l’ultimo esempio. La politica americana è quindi almeno in parte responsabile dell’attuale stato di cose proprio perché ha contribuito a creare questo potenziale umano. In questo senso quanto avvenuto in Afghanistan con i Talebani è simile a quanto avviene oggi in Iraq".

 

Obama ha assicurato che non invierà truppe di terra. Dice la verità? Non succederà?

"È assolutamente possibile che un giorno vengano inviate truppe di terra. A meno che lo Stato islamico non compia azioni contro obiettivi americani che portino a una rappresaglia, però, è improbabile che sia Obama stesso a decidere di inviarle. Ma Obama è a metà del suo secondo mandato ormai, non sarà lì per sempre. Se fra due anni la situazione fosse ancora simile a oggi questo diventerà un tema importante della campagna elettorale e ci saranno candidati che proporranno le più svariate azioni aggressive".

 

Cos’è cambiato da quando, nel 2003, Bush decideva d’intervenire in Iraq?

"C’è una grande differenza fra il 2002/2003, quando l’amministrazione Bush si preparava alla guerra in Iraq dopo gli attentati dell’11 settembre, e oggi. L’amministrazione Obama fa di tutto per abbassare le aspettative sui reali risultati che le forze americane possono conseguire, è molto più cauta perché credo abbia compreso che gli interventi militari sul terreno non risolvono molto e determinano molte ripercussioni politiche in patria. Il recente passato ha evidenziato d’altronde come inviare militari al fronte non sia per forza la soluzione del problema, ormai si sa che non basta andare, sparare ai cattivi e credere che tutto si sistemerà".

 

Un nuovo intervento americano in Medio Oriente genererà ancora più risentimento fra gli estremisti e darà loro argomenti per reclutare nuovi terroristi?

"È abbastanza inevitabile che succeda. Sia che l’operazione si limiti a bombardamenti sia che intervengano truppe di terra creerà risentimento in quelle persone e questa è una delle ragioni per cui la decisione di intervenire non può essere presa alla leggera".

 

Nel tentativo di contrastare lo Stato islamico, l’amministrazione americana finirà per appoggiare Bashar al-Assad?

"È discretamente possibile, anche se tristemente ironico. Non penso che tale supporto verrà dichiarato pubblicamente, ma di fatto ci potrebbe essere. Qualche sorta di struttura di governo e di stabilità potrebbe essere considerata un’opzione migliore rispetto a quella d’inviare delle truppe di terra, anche se ciò significa sostenere un dittatore".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE