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CANTONEStrasburgo bacchetta la giustizia ticinese

09.09.14 - 15:37
Il caso riguarda una donna macedone che, secondo la Corte europea dei diritti dell'uomo, ha subito le conseguenze di un errore la cui responsabilità primaria va attribuita alla giustizia ticinese
Foto d'archivio (Keystone)
Strasburgo bacchetta la giustizia ticinese
Il caso riguarda una donna macedone che, secondo la Corte europea dei diritti dell'uomo, ha subito le conseguenze di un errore la cui responsabilità primaria va attribuita alla giustizia ticinese

STRASBURGO - In una sentenza pubblicata oggi, la Corte europea dei diritti dell'uomo bacchetta il Tribunale federale (TF) per eccessivo formalismo in un caso risalente al 2007. I giudici di Losanna non erano entrati in materia sull'istanza di una kosovara alla quale le autorità giudiziarie ticinesi avevano indicato per errore un termine di ricorso di trenta giorni, quando invece era di dieci.

La donna, in precedenza residente in Macedonia, aveva avuto in questo paese balcanico due figli da un uomo con la quale non era sposata. I rapporti tra i due si erano però guastati e nel 2005 la donna aveva lasciato il paese portando con sé i due ragazzi - un maschio nato nel 1995 e una femmina nata nel 2002 - per stabilirsi dapprima in Kosovo e poi in Ticino, dove aveva sposato un italiano. Il padre ha avviato una causa per ottenere il riaffido dei figli e il Tribunale d'appello ticinese ha accolto nel giugno 2007 il suo ricorso contro una decisione negativa di prima istanza, ordinando il ritorno dei ragazzi in Macedonia.

Per errore ha tuttavia scritto nella sua sentenza che c'era un termine di trenta giorni per ricorrere al Tribunale federale. La sentenza è stata inviata all'avvocato della donna, che aveva però nel frattempo rinunciato al mandato. Fidandosi dell'indicazione fornita, la madre di famiglia ha mancato di reagire entro il termine legale, che dall'inizio del 2007 era stato ridotto da 30 a 10 giorni con l'entrata in vigore della nuova legge sul Tribunale federale. Una innovazione di cui il tribunale ticinese non si era avveduto.

La suprema corte di Losanna ha rifiutato di entrare in materia, giudicando il ricorso irricevibile perché tardivo. Nell'ottobre 2007 i due figli hanno così dovuto partire per la Macedonia lasciando in Svizzera la madre. Lo stesso mese la donna si è rivolta a Strasburgo.

Secondo la Corte europea dei diritti dell'uomo, il TF ha applicato la sua giurisprudenza in modo troppo rigido. La madre di famiglia ha dovuto così subire le conseguenze di un errore la cui responsabilità primaria va attribuita alla giustizia ticinese.

La Corte giudica "sproporzionato" il formalismo dei giudici federali viste le circostanze, perché la vertenza riguardava una procedura "complessa, suscettibile di avere conseguenze molto gravi e delicate per le persone interessate". Secondo Strasburgo il diritto d'accesso a un tribunale, garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, non è stato rispettato. La Svizzera è dunque condannata a versare alla ricorrente 9000 euro (poco meno di 11'000 franchi), di cui 5000 quale riparazione del torto morale.

Per contro, la Corte non ha riconosciuto una violazione dell'articolo 8 della Convenzione europea, che tutela il diritto alla vita privata e familiare. A suo avviso la decisione di rinvio coatto dei figli in Macedonia ha rispettato il quadro legale.Strasburgo dà torto alla madre, che criticava il fatto che i figli non fossero stati ascoltati dai giudici.

Nel 2008 la donna è tornata a vivere a Skopje, in Macedonia, dopo aver divorziato dal coniuge italiano. I figli sono tornati ad abitare con lei ma manterrebbero contatti regolari con il padre.

ats

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