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BELLINZONA"L’inglese? Più interessante il curdo"

07.09.14 - 09:19
Sul palco del teatro Sociale per inaugurare l’ottava edizione del festival di Babel, lo scrittore Arno Camenisch invita la Svizzera a essere fiera del suo plurilinguismo e a coltivare lo studio delle sue lingue
"L’inglese? Più interessante il curdo"
Sul palco del teatro Sociale per inaugurare l’ottava edizione del festival di Babel, lo scrittore Arno Camenisch invita la Svizzera a essere fiera del suo plurilinguismo e a coltivare lo studio delle sue lingue

BELLINZONA - La parola è “oltre i confini” anche quando i confini si rispettano. Per il primo evento dell’ottava edizione del festival di Babel, quest’anno dedicata ai Caraibi , non si esce neppure dalla Svizzera. Non è svista: è scelta calibrata. Un po’ perché non v’è miglior rappresentante della Svizzera del mix linguistico che dal 2007 si tenta di indagare, spesso oltre oceano, andando a scovare autori di nicchia e di spessore; un po’ perché è un’anticipazione di un’edizione 2015 già ponderata, e dedicata finalmente alle lingue della Confederazione.

Bern is überall, alle 21 di venerdì 12 settembre, teatro Sociale di Bellinzona, è una performance spoken word di un collettivo che con il suo lavoro sulla contaminazione linguistica, l’oralità e i dialetti si è guadagnato il premio Keller 2014. «Siamo dieci autori e quattro musicisti che a rotazione salgono sul palco, ciascuno con un proprio testo da leggere e da offrire alla musica – spiega Arno Camenisch, originario del Canton Grigioni e autore di opere in tedesco e romancio sursilvano – A Bellinzona saremo tre scrittori e un musicista. Leggiamo nella lingua originale, che non sempre è pura: a volte presenta un carisma particolare. Ogni lingua ha un colore e un ritmo, un suono divertente».

Arno, uno spettacolo sul plurilinguismo: perché?

Perché il plurilinguismo è tolleranza. La diversità è ricchezza. Viviamo in un mondo plurilingue: sono convinto che ciascun idioma sia un valore aggiunto, perché viene da dentro, dal cuore.

Le differenze linguistiche non dividono?

Al contrario: le lingue uniscono. Mentre si legge un testo, si allargano gli orizzonti, si aprono i confini. Si permette alla gente di conoscersi e di mescolarsi.

A volte la Svizzera sembra dimostrare il contrario, non trovi?

Io trovo che ogni lingua abbia la stessa importanza di un’altra. Ciascuna è fondamentale per capire l’essere umano. Ogni idioma è come uno stato. È una forma d’essere e di esistere. Apprenderla è un modo per avvicinarsi a chi la parla, per comprenderlo.

Non tutti sono disponibili.

Io invece vengo in Ticino e parlo in italiano. Per me è importante, in segno di rispetto e di apertura verso chi mi ospita. Non importa se la conosco male: ciò che conta è mostrarsi aperti. Per questo le storie che raccontiamo sono molto vicine al quotidiano, pur con i loro elementi di assurdità. Si gioca con la gente, ma sempre con un occhio di riguardo.

Cosa ne pensi dell’idea di studiare inglese a scuola a discapito delle lingue nazionali?

La diversità è fondamentale: va valorizzata, non annullata. Lo studio dell’inglese è importante, anche in classe. Personalmente, però, mi incuriosiscono di piu altre lingue. Trovo più interessante il curdo.

I critici ti celebrano per “l’impasto linguistico” che sei riuscito a creare nella tua opera: una lingua che non ha equivalenti in Svizzera. Ce la spieghi?

È difficile da descrivere. Mi piace lavorare con i suoni di più lingue. Il testo è in tedesco, ma presenta parole straniere. È come un partitura.

Che senso ha tradurre un’opera dove la lingua è così originale da essere fondamentale?

Dico sempre ai miei traduttori: raccontate la storia, è la cosa più importante. Bisogna rimanere fedeli al racconto. La lingua cambia sempre, almeno un po’. Non è facile trasporre il linguaggio.

Nel tuo lavoro conta di più la lingua o la trama?

La lingua è il modo in cui racconti una storia: che deve restare al centro. Li c’è l’essenza. Anche negli spoken word, dove l’oralità è necessaria, la trama viene prima di tutto.

Nel tuo tentativo di valorizzazione le differenze, il dialetto trova posto o bisogna lasciarlo andare assieme al passato?

Si pensa che sia una lingua inferiore: invece è una lingua che esce dal cuore. Si ha paura che i bambini lo imparino perché, si dice, potrebbe inficiare il buon apprendimento della lingua standard: sciocchezze. L’apprendimento di una lingua è qualcosa di naturale. Alla base c’è la curiosità. Quando vengo qui, il dialetto ticinese mi incuriosisce, per esempio. Mi piace molto.

La lingua è solo uno strumento di comunicazione?

È molto di più. È the soul of the text, è sound. È anima, è maniera di essere.

E la comunicazione è solo lingua?

La lingua è la chiave: apre delle porte. Ma non è l’unico modo di comunicare. La conoscenza linguistica dà l’accesso alla società, che poi va esplorata.

Tu quante ne hai esplorate?

Conosco il tedesco, il romancio, l’inglese, il francese, l’italiano, da tre anni parlo anche lo spagnolo.

La prossima lingua che ti piacerebbe imparare?

Il portoghese.

Resti sempre nei dintorni.

Beh, il portoghese si parla anche in Brasile. Però è vero. Scelgo lingue alle quali posso accedere più facilmente, dove l’apprendimento è meno faticoso. Anche l’olandese mi incuriosisce.

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