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IRAQPulizia etnica in Iraq: "Ogni storia è orribile"

03.09.14 - 09:16
Intervista a Donatella Rovera, che per Amnesty International ha incontrato i testimoni dei massacri compiuti dallo Stato Islamico (Is) ai danni delle minoranze etnico-religiose
Foto d'archivio (Keystone)
Pulizia etnica in Iraq: "Ogni storia è orribile"
Intervista a Donatella Rovera, che per Amnesty International ha incontrato i testimoni dei massacri compiuti dallo Stato Islamico (Is) ai danni delle minoranze etnico-religiose

BAGHDAD - Una «pulizia etnica di dimensioni storiche»: è in questi termini che Amnesty International, in un rapporto pubblicato ieri, descrive i crimini commessi dai miliziani dello Stato islamico (Is) ai danni delle minoranze etniche e religiose nel Nord dell’Iraq.

L’organizzazione internazionale ha raccolto le testimonianze di centinaia di parenti delle vittime e di sopravvissuti ai massacri: cristiani, yazidi, musulmani sciiti, ma anche alcuni sunniti oppositori dell’Is. A Donatella Rovera, alta consulente di Amnesty che abbiamo raggiunto telefonicamente ad Arbil, in Iraq, abbiamo chiesto se, fra le tante storie “atroci” che ha ascoltato, ce ne sia una che non scorderà mai e quale sia la situazione attuale degli sfollati.

Signora Rovera, come ha redatto il rapporto?
Sono qui dalla metà di giugno per fare un’investigazione sui crimini di guerra che sono stati commessi. Ho parlato personalmente con centinaia di vittime, di sopravvissuti, di famiglie che hanno parenti catturati dall’Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante, ndr). 

Fra queste centinaia di storie tragiche, ce n’è una che l’ha colpita particolarmente? Che non si toglierà più dalla testa?
Le storie sono tante e ognuna, a modo proprio, è orribile. Si tratta di uomini catturati, separati dalle donne e dai bambini e fatti marciare fuori dai villaggi, dove sono stati fucilati. I pochi che sono riusciti a sopravvivere l’hanno fatto nascondendosi sotto i corpi dei compagni di sventura morti. Hanno aspettato lì per parecchie ore, sentendo agonizzare e poi morire lentamente quelli feriti troppo gravemente per farcela. Questo è quanto mi hanno raccontato un paio di giovani uomini che sono sopravvissuti a questi massacri.

I sopravvissuti, che hanno visto queste scene orribili, ricevono un aiuto psicologico?
In questo momento qui la gente non ha né dove dormire né pane, non so quando verrà l’aiuto psicologico. Ci sono 850mila persone sfollate dai paesi e dalle città dell’area da giugno e i campi esistenti possono accogliere al massimo qualche migliaio di persone. La maggior parte non ha nemmeno un posto in cui dormire, stanno vivendo nei cantieri, sotto i ponti, si costruiscono delle piccole capanne con dei pezzi di cartone e stoffa. Non stanno ricevendo nemmeno il minimo indispensabile, è una situazione assolutamente catastrofica.  La risposta della comunità internazionale è stata estremamente tardiva e molto lenta. 

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