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L'OSPITERisolvere i problemi interni invece che isolarsi

30.08.14 - 12:31
Roberto Martinotti, segretario PS Lugano
Ti-Press / Benedetto Galli
Risolvere i problemi interni invece che isolarsi
Roberto Martinotti, segretario PS Lugano

È davvero curioso notare come la Destra nostrana – e qui si intende quella ticinese ma anche quella svizzera – si impegni a corpo morto in iniziative isolazionistiche che, di fatto, precluderebbero efficaci e vantaggiosi scambi con le realtà extranazionali. Mentre la Svizzera, e anche il Ticino, si trovano al centro di importanti e battuti corridoi di scambio, condivisione di informazioni, scambi di merci e capitali, ciò di cui, insomma, vive gran parte dell’economia, su tutti i media impazza il discorso simbolico di uno “splendido cammino solitario” elvetico. Si tratta di discorsi del tutto demagogici e privi di sostanza, perché propongono scenari di fatto irrealizzabili. La Svizzera, infatti, non può essere paragonata ad esempio agli USA in quanto a forza economica e autonomia, e in più si ritrova nel centro esatto dell’Europa e quindi logicamente e storicamente al centro di contatti e scambi di ogni genere, ciò che del resto è il nostro grande privilegio e vantaggio economico. Insomma siamo uno Stato di passaggio, secondo la felice definizione dello storico Jean-François Bergier.

Il problema è che questi scenari isolazionisti e progetti irrealizzabili della Destra populista vengono continuamente proposti e riproposti all’attenzione pubblica con l’invito alle “povere” Autorità elvetiche a concretizzarli, in particolare dopo la risicata vittoria dell’iniziativa federale contro l’immigrazione di massa il 9 febbraio. Sembra di essere ritornati agli anni ‘60/’70, quando proliferavano le iniziative anti-italiani di James Schwarzenbach.

La destra populista poi, alleata con i partiti di centro liberisti, snobba e combatte proposte, che invece sono perfettamente realizzabili in Svizzera e che permetterebbero a tutti di avere una vita più dignitosa e di ridurre le tensioni sociali. Ad esempio la regolazione del mercato del lavoro tramite i contratti collettivi e il salario minimo generalizzato oppure la gestione del mercato immobiliare tramite il controllo dei prezzi degli affitti e la costruzione di immobili a pigione moderata da parte degli enti pubblici. Altri Paesi, come ad es. l’Austria o la Germania, hanno seguito questa via ragionevole, la Svizzera no! È chiaro che da questa ostilità alla regolazione del mercato deriva, purtroppo, un doppio danno alle cittadine e ai cittadini elvetici: l’isolazionismo ridurrà le possibilità di crescita economica e la speculazione sul mercato del lavoro e dell’alloggio porterà a tensioni sociali sempre maggiori nel nostro Paese.

Non ce ne vogliano i vari Quadri, Rusconi, Blocher. È giusto criticare la loro ideologia isolazionista e liberista: non per il gusto di farlo, ma perché è un’ideologia storicamente fallimentare e incapace di apportare i giusti regolativi alla società svizzera, in modo da far prosperare tutti i suoi membri. L’ideologia isolazionista e liberista si scontra con il proverbiale buon senso e la concretezza di cui vanno giustamente orgogliosi gli Svizzeri in tempi normali.

 

 

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