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TURGOVIA'Ndrangheta, Antonio l'autista che impartiva gli ordini

29.08.14 - 10:09
Le autorità italiane: "esportato il modello ‘ndranghetistico". Il proprietario della locanda turgoviese dove si sono riuniti gli ‘ndranghetisti: "Hanno affittato il locale perché dicevano di voler giocare a bocce"
Foto screenshot video Carabinieri Reggio Calabria
'Ndrangheta, Antonio l'autista che impartiva gli ordini
Le autorità italiane: "esportato il modello ‘ndranghetistico". Il proprietario della locanda turgoviese dove si sono riuniti gli ‘ndranghetisti: "Hanno affittato il locale perché dicevano di voler giocare a bocce"

FRAUENFELD - Si continua a parlare di 'Ndrangheta in Svizzera. Mentre le autorità turgoviesi preferiscono mantenere un profilo basso (il presidente del Consiglio di Stato turgoviese,  il Dr. Claudius Graf-Schelling preferisce non rilasciare per ora interviste), sulla stampa elvetica continua il dibattito sulla presenza della mafia.  

Oggi sul Blick si ripercorrono le vite degli esponenti di spicco della "ndrina" di Frauenfeld, installatasi nel Canton Turgovia da 40 anni. 

L’arresto - La mattina del 22 agosto, alle ore 2.20, i carabinieri hanno arrestato i turgoviesi Antonio N. e Raffaele A. nel loro alloggio di Gioiosa Ionica, centro di 7000 abitanti in provincia di Reggio Calabria. La stampa elvetica non pubblica per esteso i nomi degli indiziati residenti in Svizzera ritenuti appartenenti alla 'Ndrangheta. 

Gli “svizzeri” rischiano fino a nove anni di carcere - Da quel giorno i due "svizzeri" sono in detenzione preventiva nel carcere di Reggio Calabria. Secondo il giudice delle indagini preliminari, Antonio N., che di mestiere fa l'autista, e Raffaele A., che di professione è tassista, sono a capo della organizzazione a delinquere in Turgovia e rischiano fino a nove anni di carcere. 

Antonio N. il “mastro disponente” - Nei dettagli delle indagini è emerso che: Antonio N. un "mastro disponente" della "società di Frauenfeld" (è lui che dice, nella taverna turgoviese, "chi vuole può lavorare, può lavorare, ... c'è il lavoro su tutto: estorsioni, coca, eroina, tutto c'è... 10 chili, 20 chili al giorno ve li porto... io!... Personalmente!...) che si è scoperto fosse dipendente dalla "casa madre" della "locale di Fabrizia" (comune in provincia di Vibo Valentia il cui Municipio fu sciolto nel 2009 per infiltrazioni mafiose) il cui capo locale era rappresentato da Primerano Giuseppe Antonio, a sua volta subordinato a Oppedisano Domenico e quindi al "Crimine"...”

La bocciofila turgoviese  - La cellula, che si è riunita in un locale pubblico di Wängi (TG) dove era possibile giocare a bocce (il titolare del locale si è detto ignaro di tutto e ha dichiarato di aver dato in affitto la pista di bocce agli italiani perché dicevano che volevano giocare a bocce), era costituita da 18 persone. Un gruppo gerarchicamente diviso in due: il circolo interno e il circolo esterno. Alla "Società maggiore" appartengono i boss e i componenti più anziani. Le decisioni vengono prese autonomamente, ma i componenti rispondono comunque alle leggi della ‘Ndrangheta e dell'organizzazione calabrese. Come scritto, il tramite tra Turgovia e Calabria era rappresentato da Antonio N., il boss della "Locale" turgoviese. 

La conferma: la ‘ndrangheta in Svizzera - A Frauenfeld è insediata una comunità di calabresi, associati in una struttura 'ndranghetista, rispondente al "crimine", per il tramite di Primerano Giuseppe Antonio, alla cui testa vi è Antonio N., inteso "cucchiarune", alias "la montagna della Svizzera". 

Le investigazioni hanno contribuito a fornire una sostanziale conferma - si legge nel comunicato del comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria –“ all'esportazione del modello 'ndranghetistico in altre nazioni; tale organizzazione infatti è stata "clonata" realizzando una struttura analoga a quella tradizionalmente tipica del territorio calabrese, con evidenti stretti legami di dipendenza con l'organismo di vertice in Calabria, pur conservando una certa autonomia, relativamente alle classiche forme di manifestazione mafiosa, al punto che una delle intrinsecazioni più tangibili dell'esistenza stessa di cellule associative, l'esistenza delle "locali" e delle "società" e il cursus honorum all'interno di queste, necessitano del riconoscimento e del beneplacito degli organi direttivi centrali calabresi”.

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