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CANTONETutti i volti della mafia in Svizzera

28.08.14 - 06:00
Dopo i fatti di Frauenfeld e la testimonianza di un imprenditore ticinese, l’analisi approfondita del procuratore federale capo Pierluigi Pasi
Foto screenshot video Carabinieri Reggio Calabria
Tutti i volti della mafia in Svizzera
Dopo i fatti di Frauenfeld e la testimonianza di un imprenditore ticinese, l’analisi approfondita del procuratore federale capo Pierluigi Pasi

LUGANO – Un gruppo di esponenti della ‘ndrangheta attorno a un tavolo, in un ristorante di Frauenfeld. Dopo l’arresto di sedici persone, accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso, la Svizzera si riscopre debole e fragile di fronte a un fenomeno ancora troppo spesso sottovalutato dall’opinione pubblica. E intanto, oggi su 20 Minuti, spunta pure la testimonianza di un imprenditore ticinese. Che rivela: “Sono stato contattato da strani personaggi. Volevano mettersi in affari con me, fare figurare la mia attività come se fosse la loro. In questo modo avrebbero potuto ripulire il denaro nero derivante dalla vendita di droga e armi in Italia. Mi avevano promesso tanti soldi. Io ho rifiutato”. È lo spunto da cui partiamo per un’analisi del fenomeno mafioso in Svizzera con Pierluigi Pasi, procuratore federale capo. 

Un imprenditore ticinese sostiene di essere stato contattato da presunti mafiosi che gli hanno promesso affari d’oro. Quanto è presente questo fenomeno in Svizzera e in Ticino?
"
Non conosco il caso specifico. Proporre affari lucrosi di per sé non ha nulla di illegale o di criminale. E di denaro, come si dice da noi, ‘nero’, ossia frutto di evasione fiscale, nella nostra piazza finanziaria ne è arrivato un bel po' lecitamente e per anni. Altra cosa evidentemente sarebbe se quel denaro provenisse effettivamente dall'attività illecita di un'organizzazione criminale, ad esempio dal traffico di stupefacenti, di armi o da rapine. Solitamente però le organizzazioni criminali maggiori riciclano su larga scala e attraverso canali più sofisticati che non attraverso l'offerta porta a porta agli imprenditori da parte di personaggi sconosciuti. Davvero difficile dire se proposte del genere, nelle quali appunto sia effettivamente palese la volontà di sbiancare il provento di attività criminale, siano frequenti da noi. Devo dire però che di episodi del genere in effetti se ne parla: tuttavia, anche per l'assenza di denunce in tale senso, non credo si possa parlare di fenomeno acuto in Ticino".

Quali sono gli ambiti più a rischio per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose?
"C’è l'infiltrazione principalmente economica, che in pratica consiste nel riciclaggio oppure in quelle attività che si rendono necessarie, anche per le organizzazioni criminali mafiose, per massimizzare e ottimizzare i redditi delle attività illegali. Ad esempio, l'investire, con il capitale generato dal crimine, nelle attività economiche legali più disparate ma comunque redditizie. Tra queste attività ci sono quelle del settore della ristorazione e dell'edilizia. C’è poi l'infiltrazione di tipo più sociale, che si spinge fino all'insediamento, in ruoli chiave di attività imprenditoriali o economiche, di persone direttamente o indirettamente collegate alle organizzazioni criminali. È un’infiltrazione finalizzata al controllo totale o all'impossessamento di tali attività. Oppure che può consistere anche nell'avvicinare persone attive con ruoli preminenti, istituzionali o politici che anche attraverso la corruzione possono essere asservite agli interessi di tali organizzazioni. Per ovvie ragioni noi siamo stati e siamo più esposti al primo tipo di infiltrazione. Rispetto al secondo, è sicuro che una certa cultura e una certa mentalità possono fare da barriera e fungere da anticorpo. Ma è anche vero che scartare a priori la possibilità che i fenomeni e i gravi episodi che si producono in Lombardia, a poche decine di chilometri più a sud di Chiasso, si possano riprodurre anche in Ticino e in Svizzera equivarrebbe a sottovalutare la pericolosità e la forza di queste organizzazioni criminali".

Quali sono le attività privilegiate dalla mafia in Svizzera? E, soprattutto, quali sono i reati commessi con maggiore frequenza?
"Naturalmente le organizzazioni criminali, appunto proprio come le imprese e le attività economiche lecite, hanno una duplice necessità: continuare a fare benefici e utili e mettere a frutto al meglio e monetizzare questi utili. Insomma devono continuare a condurre attività criminali redditizie e sono costrette a riciclare al meglio i proventi di tali attività. Direi che per il fatto della presenza della nostra piazza finanziaria e per il fatto che la nostra economia rispetto a quelle dei Paesi vicini sostanzialmente tiene, l'attività principale è forse il riciclaggio di denaro. È anche per questo che per combattere simili fenomeni, anche su scala internazionale, credo sia molto importante insistere con la confisca dei beni e valori patrimoniali criminali. Per il resto non ci sono statistiche precise in questo senso, ma nelle nostre indagini di solito notiamo che queste organizzazioni criminali di origine italiana sono perlopiù attive nel traffico di armi e degli stupefacenti".

Quali sono i rischi per la Svizzera e per il Ticino?
"I rischi maggiori che intravvedo sono due. Da un lato il flusso sempre maggiore di ingenti capitali verso la nostra economia, che può arrivare a causarne la distorsione nei meccanismi di funzionamento naturali. Un esempio è il settore immobiliare, ma ce ne sono altri. Dall'altro un salto di ‘qualità’ nella presenza, che ora è discreta e silenziosa, di queste organizzazioni criminali. Ma il rischio è anche che si passi al secondo tipo di infiltrazione, che ovviamente è molto più pericoloso. Da anni, attraverso i suoi rapporti sulla sicurezza interna, fedpol parla di un allarme crescente. È ormai diventato quasi un luogo comune. Insomma tutti parrebbero sapere del problema delle organizzazioni criminali, del riciclaggio e del fenomeno che fedpol chiama appunto infiltrazione. Altra cosa è reagire, con lo strumento penale, a questa situazione. Insomma, a questi crescenti allarmi lanciati da fedpol dovrebbero seguire denunce concrete da parte delle autorità di polizia federale al Ministero pubblico. Ma le denunce attorno a fatti concreti e puntuali negli ultimi anni perlomeno a Lugano non sono aumentate, anzi. Certo di rischi ce ne sono: difficile è però, anche per questo fatto, determinare esattamente quali siano e quale sia il loro grado".

Quali sono state le operazioni recenti più importanti svolte dal vostro servizio?
"Ovviamente posso dare informazioni solo sulle indagini condotte dal Ministero pubblico della Confederazione che si possono ritenere concluse o definite. Per il recente passato, posso ricordare quella condotta dagli inquirenti federali di Lugano, congiuntamente con le autorità antimafia della Lombardia e della Calabria e che, nel novembre 2002, ha portato all'arresto in Italia di numerosi presunti appartenenti a un'organizzazione mafiosa di stampo n'dranghetistico con attività radicata anche nell'Italia del nord. Alcune fra queste persone avevano fino a poco tempo prima soggiornato in Ticino, dove avevano la loro attività apparentemente normale e da dove organizzavano l'attività criminale della cosca in Italia. Interpretando i fatti emersi da quest'indagine, posso dire che da noi non sembrerebbero esserci ancora segni tangibili di una vera e propria infiltrazione sociale. Ma le mie osservazioni si basano appunto solo su fatti di indagine e, come ho già detto, il pericolo c'è ma con gli strumenti a disposizione è difficile determinarne esattamente i contorni".

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