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ASCONAIo ho scelto il rubinetto: e tu?

27.08.14 - 06:50
All’hotel La Perla il primo esperimento di una fontana pubblica dove ricaricare la borraccia di acqua per incentivare l’abbandono delle bottigliette Pet
Foto Ti-Press Sara Solcà
Io ho scelto il rubinetto: e tu?
All’hotel La Perla il primo esperimento di una fontana pubblica dove ricaricare la borraccia di acqua per incentivare l’abbandono delle bottigliette Pet

ASCONA - Come si comincia a bere dal rubinetto per convinzione? Con una chiacchierata sul terrazzo assieme a un cliente, che stravolge il senso di quel che pareva una mera cortesia; e un video crudo nel mostrare la morte di albatros e uccelli di mare per ingestione di tappi in plastica, pescati con il becco dal Pacifico. Fino all’anno scorso Christian Witzig, direttore dell’hotel La Perla di Ascona, offriva ai clienti che terminavano il soggiorno una bottiglietta d’acqua per accompagnare il viaggio. Adesso mette a disposizione una borraccia d’acciaio inossidabile, da ricaricare alla fontana posizionata da una settimana alla reception. «È stato Mathias Mend, fondatore di Vortex Power, ad aprirmi gli occhi. Ad Ascona per un convegno, mi fece notare quanto petrolio contribuivo a consumare con le mie bottiglie Pet».

 

Bevo e inquino - Un decilitro e mezzo per ogni bottiglia da un litro di acqua imbottigliata in Svizzera; 3,1 dl per quella proveniente dall’Unione Europea, fra materia prima necessaria a produrre plastica e trasporto su gomma fino alle nostre case: a fronte di 0,003 dl di petrolio dell’acqua corrente. Per ogni persona che cominciasse a bere dal solo rubinetto, il risparmio sarebbe del corrispettivo di 2mila chilometri percorsi in auto: cioè «meno traffico e meno inquinamento. Ogni anno, dal mio hotel, passano in media 5mila persone: se tutti cambiassero abitudine, risparmieremmo mezzo milione di litri di petrolio». Ma giurano che a convincere Christian non sia stato un anelito ambientalista; né il risparmio sul prezzo dell’acqua, benché da sempre acquistata in bottiglia rigorosamente di vetro, per un albergatore che al momento la porta in tavola gratis. Un video con le immagini della plastica ritrovata nello stomaco degli animali, e della loro morte filmata come monito; lo shock e la presa di coscienza l’hanno convinto a tentare qualcosa di atipico. «La fontana ce l’avevo già. È da esterno, l’aveva comprata mio padre ed era lì inutilizzata». Un investimento modesto, fra carotaggio al piano inferiore e collegamento delle tubature, ha fatto il resto: con poche centinaia di franchi Christian ha messo a disposizione un punto di prelievo di acqua «riportata alla sua condizione originale, come quando sgorgava dalla sorgente, grazie a un piccolo dispositivo che semplicemente la mette in movimento. Lo faccio perché voglio estendere la mia “visione”: trasferirla agli ospiti, perché abbraccino questo stile di vita. Ciascuno riceve una borraccia da riempire durante il soggiorno; e quando parte, può acquistarla per 25 franchi».

 

Acqua, quanto mi costi - Finora è stato lui a regalarla, ai villeggianti abituali e ai dipendenti. «Abbiamo appena cominciato un viaggio». Ogni mattina la serve in tavola assieme a succo di frutta e caffè, perché «bere un paio di bicchieri appena alzati fa bene alla salute. Questo accade da maggio; adesso ci si può servire da sé in ogni momento del giorno, esclusa la fascia dalle 23 alle 6. La risposta dei clienti? Interessata: e non mi sorprende. In California c’è un vero e proprio fenomeno chiamato Refill revolution, contro la cultura usa e getta». Che è anche uno spreco di denaro, numeri alla mano. In un anno, in Svizzera, si stima un consumo pro capite di 127 litri di acqua acquistata in bottiglia: in Ticino fanno oltre 40 milioni di litri l’anno, a un prezzo che parte da 0,20 franchi al litro per le acque budget fino a 1,20 franchi al litro se si compra una bottiglietta da 0,50 di Aproz alla Migros. In confezione da 1,5 litri l’Aproz viene 0,95 franchi, Aquella 0,40, Acquaciara 0,50, Swiss Alpina 0,63, Henniez 0,95. Calcolando una media di 0,50 franchi al litro e un consumo consigliato di 2 litri al giorno, al mese fanno 30 franchi a testa: contro un prezzo al metro cubo di acqua che giunge nei nostri appartamenti variabile tra 0,60 franchi (Locarno), 0,80 franchi (Chiasso), 1,10 franchi (Lugano): «Il prezzo è più alto per incentivare un uso parsimonioso – spiega Michele Broggini di Ail – il prezzo dell’acqua è dato da una componente fissa, cioè un abbonamento, e una variabile, cioè il prezzo a metro cubo consumato. Di norma, quando la parte fissa è alta quella variabile resta più bassa. La media ticinese, comunque, è di un franco al metro cubo».

 

Dove finisce l'acqua del rubinetto - Nel peggiore dei casi, la spesa dunque resta comunque irrilevante. Bere al rubinetto significa pagare mille volte meno: anche se, per ora, l’acqua corrente che finisce in piatti e bicchieri in Ticino è di soli 2 litri al giorno a testa. Il consumo medio pro capite relativo alle economie domestiche è di 242 litri al giorno per abitante, dato fornito dal Dipartimento del territorio, Sezione della protezione dell'aria, dell'acqua e del suolo: 57 in più della media svizzera, 185 litri, ma molto meno rispetto al passato. Nel 2002 si raggiunsero anche picchi di 530 litri, ricordano le tabelle compilate dall’Osservatorio dello sviluppo territoriale: oggi il consumo è diventato più sostenibile, «a causa di un miglioramento dell’infrastruttura e di un utilizzo più razionale dell’acqua». Il 29% finisce nel wc, il 19,6 nelle vasche da bagno o nelle docce, il 18,6% è per le lavatrici, il 17% serve a cucinare, bere o lavare a mano le stoviglie; la cura del corpo e il bucato a mano si prendono il 12,8%, la lavastoviglie il 2,2% mentre l’irrigazione dei giardini e altri usi completano il quadro con un 2,3%.

 

Non dimentichiamoci la qualità - La qualità? In Ticino sembra godere di ottima reputazione. La presenza di nitrati, ad esempio, resta ovunque al di sotto della soglia di tolleranza (40 mg/l) e nel 70% dei casi è addirittura inferiore ai 10 mg per litro. Il 30-40% arriva dalle sorgenti, 50-60% dalle falde e viene gestito da 380 acquedotti pubblici. «L’investimento per il risanamento delle strutture e la professionalità di chi le gestisce incidono sulla qualità», osserva Broggini. Restano ancora tante porte aperte da sfondare. Quella di Christian Witzig è stata la prima, a livello pubblico; la prossima sarà quella dell’ostello della gioventù di Ascona. Christian si schernisce, mentre confessa il suo sogno: «Realizzare una mappa dei punti prelievo di acqua potabile di qualità. Siamo stati i primi, non vogliamo essere gli unici. Se l’idea attecchisse…».

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