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CANTONETi pagano cinque volte più ad asfaltare le strade che a costruire un orologio

22.08.14 - 06:18
Viaggio tra gli apprendistati: ecco i meno remunerativi, i più ambiti e quelli con il maggior numero di posti. Tante disparità che rischiano di affossare qualche professione e tante ambizioni
Foto Ti Press
Ti pagano cinque volte più ad asfaltare le strade che a costruire un orologio
Viaggio tra gli apprendistati: ecco i meno remunerativi, i più ambiti e quelli con il maggior numero di posti. Tante disparità che rischiano di affossare qualche professione e tante ambizioni

LUGANO - Beato chi, fin da bambino, sognava di stendere l’asfalto sopra strade e marciapiedi, disegnare i contorni di una rotatoria, realizzare magari tracciati ferroviari. Se il sogno non si è evoluto con l’età, a 15 anni si trova già con 1.654,95 franchi in tasca al mese: il salario minimo iniziale di un apprendista “costruttore delle vie di traffico”, che al secondo anno già sale a 2.203,65 franchi per incrementare infine di altri 550. Hai voglia invece a toglierti gli sfizi dell’adolescenza con 400 franchi: il primo stipendio di chi aspira a diventare fotografo professionista e, finché durerà la scuola, non andrà oltre i 600 franchi al mese; o i 300 di chi studia per diventare orologiaio, i 350 di un parrucchiere.

Disparità di trattamento, le ragioni - Poi però si scende in strada anche quando la temperatura tende a toccar lo zero, e si rischia di venir sorpresi dalla pioggia; mentre gli amici che non possono permettersi di offrire agli altri la serata, e si devono guardare dal pagar da bere alla compagnia del sabato, restano al sicuro dentro all’atelier o nel negozio dove si compie la loro formazione. La ragione della disparità di trattamento fra chi per la sua vita ha così diverse aspirazioni sta anche qui: nelle condizioni di lavoro che poi regolano la legge ovvia della domanda e dell’offerta. Una professione molto ambita può permettersi di offrire ai suoi giovani inesperti un compenso basso; quelle invece un po’ meno gradite, per esempio per le ragioni di cui sopra, provano ad attirare manodopera con l’espediente del denaro. «Le spiegazioni possono essere molteplici – spiega Gian Marco Petrini, direttore aggiunto della Divisione della formazione professionale – Dietro a differenze così marcate ci possono essere anche ragioni storiche, livelli retributivi che si tramandano da tempo. Oppure, là dove si fa fatica a trovare ragazzi interessati, è più facile che si proponga un salario alto. È anche un gioco delle parti. Il dipartimento si limita a raccogliere, senza intervenire, gli importi definiti dalle associazioni professionali: che a volte devono stabilire la cifra sulla base delle possibilità concrete delle aziende a pagare un apprendista. Alcune categorie, semplicemente, non sono in grado di offrire di più».

 

Quello che nessuno vuole, lo prende il frontaliere - Quel che resta pressoché sicuro è che i posti disponibili, circa 3mila da dieci anni a questa parte fra percorsi duali in azienda e scuole a tempo pieno, alla fine saranno tutti occupati. «Qui non succede come il Svizzera interna: alla scadenza del termine per la stipulazione di contratti, il 31 ottobre, al massimo contiamo 7/8 posti liberi». Non che i ticinesi abbiano più capacità di adattamento a lavori che magari, altrove, vengono scartati perché troppo spossanti. «L’edilizia è un settore difficile. Ai nostri ragazzi non interessa. Ma in questo caso le domande giungono dai frontalieri». Quasi il 9% è coperto da chi arriva da oltreconfine per trovare una collocazione nel mondo del lavoro, inesistente in patria: l’anno scorso sono stati 260, quota che si prevede analoga anche in questo 2014 in cui si sono già registrati «1.600 contratti al 13 agosto: e manca ancora molto alla chiusura».

 

Adulti che si riqualificano, quando il salario conta - Millequattrocento sono gli alunni delle scuole medie, che a giugno hanno congedato 3.300 ragazzi; quelli che fra loro scelgono un apprendistato risultano di norma equamente ripartiti fra chi predilige un tirocinio duale in azienda e chi sceglie invece la formazione in una scuola a tempo pieno. Gli altri 1.600 contratti sono sottoscritti da stranieri con la necessità di adattarsi al mercato del lavoro oppure da ragazzi più grandi: perfino adulti che hanno bisogno di riqualificarsi. «Una tendenza in aumento». Solo in questo caso, riflette Petrini, lo stipendio d’ingresso conta di più, «mentre non credo che il salario base alto o basso condizioni le scelte di un ragazzino. Poi ci sono i singoli casi: ma in genere, chi è motivato non ci fa caso. Ricordiamoci che si tratta di persone appena uscite dalle medie, che guadagnano per la prima volta».

 

Gli apprendistati più ambiti, ma i posti sono pochi - Lo dimostrerebbe, per esempio, l’apprendistato per diventare muratore, con i suoi 9,35 franchi all’ora per un monte ore di 1.800 l’anno, cioè 1.400 franchi al mese circa: bei soldini che nessuno vuole. Si preferisce fare l’assistente veterinario, fra le professioni più ambite a dispetto dei 451,85 franchi di salario minimo al primo anno: ma i posti «sono solo 4-5. Alcuni studi non hanno bisogno di nuovo personale, altri lavorano da soli o con i supporto dei familiari». Tra le ragazze, domina la voglia di fare l’estetista, 500 franchi: «Ma il settore è saturo. C’è un esubero di offerta. Si contano addirittura 400-500 studi nel Cantone. Il perché è semplice. Salvo quattro attività, come il trucco permanente per esempio, che sono soggette all’autorizzazione del dipartimento della sanità, l’estetista è una professione che non richiede requisiti particolari». I posti, però, non sono più di 10-15 l’anno.

 

Dove è più facile essere assunti - Fra le professioni che offrono maggiori opportunità di pratica, si conferma l’impiegato di commercio, scelto da «120-130 ragazzi» per 620 franchi il primo anno. Cinquanta posti per il cosiddetto impiegato di commercio al dettaglio: un venditore, per dirla in modo più semplice, che guadagna la stessa cifra. Buone probabilità di farcela anche per chi vuol diventare elettricista, una cinquantina di posti per 526 o 800 franchi a seconda che si occupi di montaggio o di reti di distribuzione. «Il mercato si regolamenta. Si offrono tirocini solo se c’è la possibilità, a percorso concluso, di trovare uno sbocco nel mondo del lavoro». Dove lo stipendio, poi, non sarà necessariamente proporzionale al salario di apprendista. «L’impiegato di commercio al dettaglio, al terzo anno, riceve 1080 franchi: ma andrà a guadagnarne non più di 3mila. Un fotografo, invece, che apra un suo studio e si mostri creativo, capace di vendersi bene, di ideare proposte originali, può fare strada, a dispetto degli importi del suo apprendistato. O un orologiaio, che magari si scelga di perfezionarsi in Romandia: ha opportunità di far carriera». I trecento franchi iniziali non contribuiscono dunque, secondo Petrini, ad affossare una professione di nicchia, o a dividere i lavori in categorie di serie A e di serie B. «La faccenda è molto più complessa. Chi è molto motivato non si lascia fermare dai soldi. A quell’età non si sceglie in base al guadagno, ma al piacere».

 

Professioni che nascono, professioni che si trasformano - Del resto, professioni che scompaiano per sempre quasi non esistono. «Casomai si trasformano. Pensiamo proprio al fotografo, il cui lavoro ha subito un’evoluzione straordinaria. Ma anche il calzolaio, che oggi può specializzarsi in ambito ortopedico. Le professioni si ridimensionano». Qualcuna nasce, come l’istruttore di fitness, alias «operatore per la promozione di attività fisica e della salute», 500 franchi. Recente anche la scuola per operatori di call center o «comunicazione con la clientela», 650 franchi: ma in questo caso si stenta a trovare aziende in grado di garantire tirocini di qualità. «In genere si assiste a un incremento dei contratti nel settore socio sanitario, diminuisce il commercio».

 

L'esperienza conta - A volte è solo una questione di competenze pratiche. Assumere uno scalpellino, un marmista o uno scultore su pietra significa dover insegnare l’Abc del mestiere: per questo il primo anno la paga è di soli 6.45 franchi l’ora, poco più di 700 al mese; ma viene raddoppiata non appena si entri in possesso dei rudimenti; idem il falegname, che si prende i suoi 310 franchi senza mai aver lavorato il legno. «Per l’azienda è un investimento: e anche per il giovane». Teoria e dietrologia a parte, resta il fatto: lavorare all’aperto, che siano campi (13.200 franchi l’anno), orti (12.000) o strade, oppure nella ristorazione, gastronomia o negli alberghi (1.020 al mese), lavori manuali, all’inizio dà molto più, in soldoni letterali, che riparare gli orologi: 300 franchi, il fondo della classifica.

 

 

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