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SIRIA / IRAQIsis, massacro senza fine

16.08.14 - 20:35
In Siria l'Isis ha ucciso oltre 700 membri di una tribù che si è ribellata all'occupazione jihadista. In Iraq uccisi almeno 81 uomini e rapite 180 donne della comunità yazida
Foto Keystone
Isis, massacro senza fine
In Siria l'Isis ha ucciso oltre 700 membri di una tribù che si è ribellata all'occupazione jihadista. In Iraq uccisi almeno 81 uomini e rapite 180 donne della comunità yazida

BAGHDAD / DAMASCO - In Siria i jihadisti dell'Isis hanno ucciso nelle ultime due settimane oltre 700 membri della tribù Chaitat, che si ribellano alla loro autorità nell'est del Paese. Lo rende noto l'Osservatorio siriano dei diritti umani (Ondus). Tra le vittime, si precisa, cento sono combattenti e il resto civili, uccisi nella provincia di Deir Ezzor.

Secondo l'Odus, "oltre 700 membri della tribù degli Chaitat sono stati uccisi nei villaggi Ghranji, Abou Hamam e Kashkiyè". Secondo il capo della ong Rami Abdel Rahmane "le sorti di circa 1800 membri di questa tribù sono al momento ignote".

Gli Chaitat si battono da fine luglio contro l'Isis in questi tre villaggi dopo l'arresto di tre uomini della tribù in violazione di un accordo tra Chaitat e jihadisti, che prevedeva una non belligeranza della tribù se l'Isis non avesse aggredito membri della comunità. All'inizio di agosto tre Chaillat erano stati decapitati.

L'Isis controlla maggior parte della provincia siriana di Deir Ezzor, che ha integrato nel suo 'califfato', proclamato a fine giugno in una zona tra Siria ed Iraq.

Nuovo crimine nei confronti degli yazidi - Oltre a questo massacro, si registra un nuovo crimine commesso dallo Stato islamico (i jihadisti dell'Isis) contro la minoranza Yazidi in Iraq, dove almeno 81 uomini sono stati uccisi e 180 donne rapite vicino alla città di Sinjar, secondo fonti locali. E mentre l'aviazione americana intensifica i suoi raid sulle postazioni dei jihadisti arrivano i primi voli umanitari per i soccorsi ai profughi.

Il massacro è stato compiut nel villaggio di Kojo - Fonti informate nella provincia di Ninive hanno spiegato che il massacro è stato compiuto nel villaggio di Kojo, dove si è ripetuto uno scenario già conosciuto da quando, il 3 agosto scorso, l'Isis ha conquistato Sinjar e i territori circostanti, culla degli Yazidi. Le donne rapite, secondo i testimoni, sono state portate verso una località sconosciuta.

Donne rapite ridotte a schiave sessuali? - Una sorte dunque simile a quella di altre centinaia di loro correligionarie sequestrate nei giorni precedenti, che si temano siano ridotte allo stato di schiave sessuali. Secondo fonti del governo di Baghdad, già prima del massacro di Kojo si era avuta notizia di almeno 500 Yazidi uccisi, mentre 300 donne erano state rapite.

Gli Stati Uniti colpiscono dall'alto - L'aviazione americana continua a colpire le postazioni jihadiste con incursioni che, secondo fonti della televisione panaraba Al Jazira, sono "le più pesanti" dall'inizio dell'intervento, l'8 agosto. Fonti curde riferiscono di un attacco compiuto da aerei contro le postazioni dell'Isis che controllano la strategica diga di Mosul, la più grande dell'Iraq.

I Peshmerga alla conquista della diga - Successivamente i Peshmerga curdi avrebbero lanciato un'offensiva di terra prendendo "il controllo del lato est della diga", ha detto all'Afp il generale curdo Abdel Rahman Korini. Mentre il ministero della Difesa di Baghdad sostiene che una colonna di 30 blindati dell'Isis è stata distrutta.

I ribelli siriani chiedono aiuto mentre l'Onu approva risoluzione anti-Isis - Sul piano internazionale, ieri il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità una risoluzione con misure che dovrebbero ostacolare i finanziamenti e le forniture di armi all'Isis. Ma intanto anche Hadi al Bahara, il presidente della Coalizione nazionale siriana dell'opposizione in esilio, ha rivolto un appello alla comunità internazionale, "soprattutto gli Usa", perché sostengano l'Esercito libero siriano contro le milizie dell'Isis in Siria come fanno con i curdi in Iraq.

Drammatica la situazione di decine di migliaia di profughi cristiani e yazidi - Drammatica rimane la situazione di decine di migliaia di profughi, tra cui molti cristiani oltre che Yazidi che si sono riversati nella regione autonoma del Kurdistan. "Non dimentichiamo il grido dei cristiani e di ogni popolazione perseguitata in Iraq", ha twittato Papa Francesco da Seul. In mattinata è arrivato nella capitale curda Erbil il primo dei sei voli umanitari predisposti dall'Italia.

Aiuti militari ai Peshmerga curdi - In una riunione straordinaria tenuta ieri, i ministri degli Esteri della Ue hanno dato il via libera alla fornitura di armi alle forze curde dei Peshmerga, in prima linea nella resistenza all'avanzata jihadista.

Il ministro degli esteri tedesco Steinmeier a Baghdad - A Baghdad e ad Erbil si è intanto recato oggi il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, che ha incontrato il presidente iracheno Fuad Masum, il premier incaricato Haidar al Abadi e le autorità curde. Steinmeier ha definito un "piccolo barlume di speranza" gli sforzi messi in atto da Al Abadi per formare un governo inclusivo delle forze politiche sciite e sunnite per avviare una riconciliazione nazionale in un Paese diviso da odi interconfessionali.

Un tentativo che sembra almeno in parte facilitato dalla decisione dell'ex primo ministro Nuri al Maliki di rassegnare le dimissioni, dopo che per diversi giorni aveva rifiutato di lasciare la carica.

ats

Foto: Fotogramma di un video realizzato dal deputato dei verdi europei Michel Remon lo scorso 10 agosto nell'Iraq del nord, durante un suo viaggio in cui ha preso parte all'operazione di aiuto alimentare e di evacuazione dei yazidi

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