PRO JUVENTUTEUnire qualità e competenze per arricchirsi

Sulla rivista "Ticino Welcome" di giugno-agosto", mi succede di leggere un bell'articolo di Valentina Matta-Marelli, consulente in risorse umane. L'estensore a proposito dello scollamento che c'è tra le ambizioni dei giovani al primo impiego e le disponibilità delle aziende in materia di posti di lavoro per neo diplomati, ci dice: "Sarebbe utile da un lato spiegare ai giovani quello che gli imprenditori richiedono, mentre dall'altro sensibilizzare le aziende sul problema e proporre opzioni alternative di inserimento dei giovani, in cui quest'ultimi possono dimostrare "on the job" le proprie competenze".

Nulla di più vero, di più necessario e di più corretto. Ma, in quanto società che si occupa (o dovrebbe, per lo meno) anche di giovani, fino a che punto stiamo mettendo in pratica questo semplicissimo e preziosissimo suggerimento? È vero, da una parte esistono iniziative – che a mio modestissimo parere centrano l'obiettivo – che si prefiggono lo scopo di stimolare l'atteggiamento imprenditoriale nei bambini e nei giovani (e il DECS, in particolare l'Ufficio dell'insegnamento medio, con alcuni brillanti economisti, sta lavorando sodo su questo tema); dall'altra – forse – esistono imprenditori disposti a fare la loro parte (educativa) in un contesto costellato soprattutto da concetti quali competitività, profitto, innovazione e via dicendo.

Dobbiamo quindi – per riprendere in maniera non così elegante, e me ne scuso – il giustissimo suggerimento dell'articolista: costruiamo (settore privato e professionisti dell'educazione, famiglie comprese) un terreno comune di discussione e di azione concreta che consenta alle aziende e ai giovani alle prime armi in materia di lavoro, di trovare un terreno comune di intesa che valorizzi le ricchezze degli uni e le competenze degli altri.