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PRIME IMPRESSIONI - ESCLUSIVAAston Martin Rapide S – Affilata al punto giusto

06.08.14 - 00:01
Alla guida di una delle "superammiraglie" più costose del pianeta. Un tempo incompleta a causa di alcune scelte tecniche, oggi rivista allo stato dell’arte.
Aston Martin
Aston Martin Rapide S – Affilata al punto giusto
Alla guida di una delle "superammiraglie" più costose del pianeta. Un tempo incompleta a causa di alcune scelte tecniche, oggi rivista allo stato dell’arte.

Bastano poche centinaia di metri per capire che l’Aston Martin Rapide non è una di quelle ammiraglie alla Porsche Panamera, tanto per fare un nome. Lo si capisce perché nonostante l’abitacolo lussuoso, ricoperto con qualche ettaro di pregiato pellame e rifinito di tutto punto anche nei dettagli più marginali, il contatto con la strada è perenne – sia per chi guida che per chi sta seduto in uno degli altri tre sedili anatomici. Tradotto significa che si tratta si di un’automobile meno ovattata, alla quale piace dirti su quale tipo di asfalto stai facendo scorrere le sue ruote, ma non per questo che ti renda difficile o stancante un viaggio. Diciamo, parafrasando gli appassionati inglesi, che durante il viaggio ti intrattiene e ti fa guidare.

A voler essere corretti, al netto delle impressioni di guida raccolte con la Rapides S, sarebbe più corretto definirla una Gran Turismo a quattro porte piuttosto che un’ammiraglia. Non a caso l’architettura e gran parte degli organi meccanici sono condivisi, tra le tante, con la Vanquish. Ma ecco la domanda: come mai parliamo della Rapide, in commercio senza cambiamento alcuno dal 2010? Perché in gran segreto (si fa per dire…) a Gaydon si sono decisi ad intervenire per correggere quei dettagli che chiunque avesse il palato vagamente fine e un minimo di conoscenza del settore automobilistico avrebbe voluto mutare sin dall’inizio. In cima alla lista: il cambio automatico. A sostituire il precedente Touchtronic 2 ci ha pensato come sempre di questi tempi la ZF, incaricata di mettere a punto un 8 rapporti che nono solo fa risparmiare quattro chili di massa ma esegue le cambiate in 130 millisecondi, in particolare le esegue quando e come vogliamo noi. Interessante una particolare funzione per le scalate: tenendo premuto il paddle sinistro durante una staccata, la trasmissione inserirà automaticamente il rapporto più basso disponibile, cosicché con un solo tocco costante verrà innestata di volta in volta la marcia corretta.

Una trasmissione che funziona un gran bene, come abbiamo potuto appurare, e che in particolare si abbina alla perfezione con il V12 aspirato da sei litri, che per l’occasione si è concesso due cavalli e dieci Newtonmetri in più, toccando rispettivamente quota 560 e 630. Una gran bella potenza che però è sempre di facile gestione grazie alla sincerità e alla proporzionalità con cui viene erogata – Ah i cari, “vecchi” motori aspirati. Sei litri di cilindrata ripartita su dodici cilindri la cui proporzionalità è ben espressa da un impianto di scarico presente ma mai volgare, più discreto rispetto a quello che troviamo su una Vanquish, peraltro anch’essa aggiornata nello stile della Rapide, ma di questo parleremo prossimamente.

Non si sono resi necessari grandi cambiamenti sotto il profilo dinamico perché la base, pur con il peso degli anni che gravano su questa piattaforma, ha capacità sempre ancora concorrenziali. La prova ne è che il passo lungo ha sempre fatto della Rapide un’automobile molto stabile e poco agitata anche alle alte velocità. Si è piuttosto lavorato sul perfezionamento dei dettagli dell’assetto, rivisto in diversi punti tra cui le barre antirollio e ammortizzatori sviluppati da Bilstein, il tutto per ottenere un margine d’utilizzo più alto, vale a dire ottenere un maggiore compromesso tra comodità, sportività e facilità di guida. Le due tonnellate spariscono più in fretta di quanto si possa sospettare. Non tanto nell’accelerazione da 0 a 100 chilometri orari (coperta in 4,4 secondi, mezzo secondo in meno rispetto al passato) quanto all’imbocco delle curve in cui a dominare l’esperienza di guida è una bella sensazione di baricentro basso e automobile dalle masse ben distribuite (51% all’anteriore, 49% al posteriore). È facile controllarla e al limite diventa pure discretamente affilata quando l’intenzione è quella di estrapolare lo spirito sportivo del marchio, aggredendo curva dopo curva, dosso dopo dosso (nonostante l’asfalto rovinato le strade scozzesi sono davvero uno spettacolo, tra parentesi). Lo sterzo è diretto, il cambio veloce e il differenziale autobloccante di un’efficacia paurosa, tanto che nessuno dei cavalli viene perso per strada ma debitamente scaricato tramite i due grossi pneumatici posteriori da 20 pollici (295/30).

Si tratta di un oggetto non necessariamente più veloce, ma sicuramente molto più sportivo nelle sensazioni di guida rispetto alle sue concorrenti. È più diretta, più leggera, più raffinata. Con il vantaggio di non pretendere nemmeno troppo da chi la guida, tanto che per poterla apprezzare e godere delle sue caratteristiche tecniche non è necessario portarla ritmi forsennati. Bastano anche i regimi medi. Un aspetto che, inevitabilmente, aumenta il numero di momenti in cui ce la si può godere.

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