A fine giugno, un chilogrammo di oro valeva infatti 37'604 franchi, contro i 34'194 franchi della fine dello scorso anno. In volume la quantità di metallo giallo è rimasta invariata.
Fra gennaio e giugno la BNS ha incassato 3,7 miliardi di franchi in interessi e 1,1 miliardi in dividendi. Cinque miliardi sono stati generati su titoli e strumenti finanziari fruttiferi e 2,5 miliardi sulle partecipazioni grazie al favorevole contesto borsistico. Le oscillazioni dei cambi si sono invece rivelate modeste, generando utili per 0,3 miliardi di franchi.
La composizione dell'attivo in valuta estera è rimasta pressoché invariata nel secondo trimestre: la maggior parte (46%, contro il 47% del trimestre precedente) era costituita da euro, davanti a dollaro americano (27%), yen giapponese (9%), sterlina britannica (7%) e dollaro canadese (4%): le altre valute sono rimaste stabili al 7%.
L'attivo in divise si è attestato a fine giugno a oltre 457 miliardi di franchi, 14 miliardi in più rispetto a fine dicembre 2013. Il notevole importo riflette in particolare la strategia di difesa del corso del franco rispetto alla moneta unica, fissato a 1,20 franchi per un euro.
La posizione è aumentata fortemente tra settembre 2011, al momento dell'introduzione di questa soglia, e settembre 2012: da allora la banca centrale non è più intervenuta sulla relazione franco-euro, a riprova che la sua politica è stata giudicata credibile dai mercati. Per quanto riguarda l'oro a bilancio figura un attivo di 39,1 miliardi di franchi.
L'istituto d'emissione ricorda che non bisogna trarre conclusioni affrettate: "forti fluttuazioni sono infatti la regola ed è difficile formulare previsioni per l'insieme dell'esercizio". L'evoluzione varia in funzione del mercato dell'oro, dei cambi e dei capitali, sui quali pesano anche fattori geopolitici come le incertezze legate alla crisi ucraina.
Alla fine del primo trimestre la BNS aveva registrato utili per 4,4 miliardi.