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PALESTINA"Siamo assolutamente terrorizzati dall’ipotesi di un aumento degli sfollati"

31.07.14 - 06:16
Mentre Israele colpisce un altro rifugio dell’Onu, il portavoce dell’Unrwa ci spiega perché queste strutture sono importanti e perché Tel Aviv non ha scusanti
Foto Reuters
"Siamo assolutamente terrorizzati dall’ipotesi di un aumento degli sfollati"
Mentre Israele colpisce un altro rifugio dell’Onu, il portavoce dell’Unrwa ci spiega perché queste strutture sono importanti e perché Tel Aviv non ha scusanti

GAZA - A seguito dell’ennesimo attacco israeliano a una scuola dell’Onu adibita a rifugio per gli sfollati di guerra di Gaza, abbiamo sentito Salvatore Lombardo, Direttore delle relazioni esterne e della comunicazione per l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi che si occupa di queste strutture.

 

Che tipo di strutture sono le scuole dell’Unrwa nella Striscia di Gaza?

Sono scuole medie ed elementari che durante l’inverno accolgono circa 250mila allievi. Quest’estate, a causa del conflitto in corso, si sono purtroppo trasformate in centri collettivi per gli sfollati.

 

Quanti sfollati vi aspettavate di dover accogliere? Che quota hanno raggiunto invece oggi?

Inizialmente ci siamo basati sull’esperienza dell’operazione Piombo fuso, del 2008/2009, nella quale avevamo ricevuto solamente 50mila persone. Questa volta, a causa del prolungamento del conflitto trasformatosi in un’invasione militare della Striscia, ci ritroviamo a ospitare circa 200mila persone e il loro numero rischia di aumentare ulteriormente. Questo rende molto critica la gestione dell’acqua e dell’igiene. Siamo molto preoccupati perché, se la situazione continuasse a peggiorare, potrebbero verificarsi delle epidemie. Se fossero di una certa importanza, non sapremmo affrontarle.

 

Le persone evacuate potrebbero aumentare ancora?

Questa è esattamente la sfida che abbiamo davanti in questo momento. Il nostro commissario generale, Pierre Krähenbühl, nelle ultime 24 ore ha lanciato un grido d’allarme: temiamo che la continuazione dell’operazione militare, soprattutto nella parte nord, a Jabalia, possa causare la partenza forzata di altre 100/200mila persone. Siamo assolutamente terrorizzati da questa prospettiva perché siamo coscienti che non saremmo in grado di far fronte a una simile crisi. Il rischio è che queste persone si trovino in mezzo a una strada, con le relative gravi conseguenze soprattutto dal punto di vista sanitario.

 

Perché questi centri sono importanti per la popolazione?

Innanzitutto perché offriamo un vero e proprio servizio pubblico, non solo nel campo dell’educazione, ma anche in quello della salute. Il secondo motivo, che viene purtroppo messo in discussione dall’attacco di questa notte (mercoledì, Ndr), è che chi è costretto a lasciare la propria casa da un momento all’altro viene nelle nostre scuole perché si aspetta di trovarvi protezione. Di base, infatti, avremmo un accordo con i belligeranti, soprattutto con l’esercito israeliano, per rispettare la neutralità di questi luoghi. All’inizio del conflitto comunichiamo all’esercito israeliano le loro coordinate. I militari sono quindi assolutamente al corrente di dove si trovano e anche del fatto che ospitano un numero di persone abbastanza importante.

 

In passato e anche in quest’ultima occasione, l’esercito israeliano ha tentato di motivare gli attacchi alle scuole dell’Onu con la presenza al loro interno di armi o miliziani. Come rispondete a quest’accusa?

Non conosciamo ancora tutti i dettagli sulle modalità dell’incidente di oggi (mercoledì, Ndr), ma quello di cui siamo assolutamente certi è che all’interno della scuola sono stati ritrovati frammenti di artiglieria senza ombra di dubbio riconducibili ai carri armati israeliani presenti nell’area. Come il diritto internazionale stabilisce in maniera molto chiara, il belligerante, in questo caso l’esercito israeliano, è stato notificato per ben 17 volte (l’ultima delle quale ieri alle 22 [martedì alle 21 ora svizzera, ndr]), della presenza di circa 3300 persone all’interno dell’edificio, la maggior parte bambini. Di fronte a questo fatto, il buon senso e la logica dovrebbero comunque escludere l’opzione di attaccarlo.

In tutte le circostanze in cui si è verificato che delle armi venissero introdotte nei rifugi, tre casi nel corso di questo conflitto, l’Unrwa ha attivamente denunciato la cosa. Noi condanniamo in maniera assolutamente esplicita l’utilizzazione delle nostre scuole per altri fini e, in tutti i casi in cui ciò si è verificato, si trattava di strutture che in quel momento non ospitavano sfollati.

 

È difficile tenere sotto controllo tutte le vostre strutture e il loro uso abusivo da parte dei miliziani?

Bisogna tenere presente che chi è sul campo e tenta di contrastare queste situazioni lavora in condizioni molto difficili, in un contesto di guerra. Nell’ultimo caso, verificatosi proprio ieri (martedì, ndr), abbiamo constatato la presenza di materiale bellico in una scuola vuota, ma abbiamo dovuto interrompere il lavoro di rimozione perché i combattimenti ci hanno impedito di raggiungere l’edificio. Bisogna ricordare che sono già sette i colleghi morti negli ultimi giorni. Comunque, siamo in grado di continuare a effettuare delle ispezioni e di anticipare e verificare questo tipo di situazioni.

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