Confermato il decreto d’abbandono nella querela penale presentata dalla Brico contro gli autori del finto Mattino
LUGANO - Sarà anche stato un abbinamento malizioso, forse pure licenzioso, ma la goliardata di accostare sul finto Mattino la famiglia Brico agli annunci erotici non ha infranto nessuna legge. Con sentenza del 28 luglio la Corte dei reclami penali ha infatti confermato il decreto d’abbandono nei confronti delle cinque persone che, a posteriori, si erano assunte la responsabilità legale della parodia cartacea del foglio di via Monte Boglia. Viene dunque approvata la decisione del procuratore pubblico Andrea Pagani che il 31 gennaio 2014 aveva respinto la querela della famiglia Ferrecchi, membri del Cda di Brico Sa, il centro del “fai da te” che pure si era unito nel reclamo. Di conseguenza nessuna martellata sulle dita dei cinque sopraccitati, ossia l’avvocato Paolo Bernasconi, Alberto Agustoni, Padre Callisto, Dimitri e Dick Marty.
Lo scorso febbraio, come si ricorderà, la Magistratura aveva silurato due altre denunce presentate dai politici leghisti Lorenzo Quadri e Roberta Pantani, pure loro finiti nel bersaglio delle due pubblicazioni corsare (“Mattino” farlocco e “5 minuti”) distribuite al pubblico nell’autunno 2011. A far storcere il naso ai signori Ferrecchi era stata l’ultima pagina del simil Mattino (vedi foto piccola), su cui risaltava la scritta “Ringraziamo la famiglia Brico e tutte le inserzioniste che sostengono la Lega dei ticinesi”. Le inserzioniste altre non erano che le prostitute, le quali settimanalmente offrono i loro servizi tramite il giornale. Tra parentesi le benemerite affittatrici di spazi pubblicitari sono verosimilmente le stesse professioniste che ora il Municipio di Lugano vuole sloggiare dagli appartamenti: per capire quanto la situazione possa creare imbarazzi a Palazzo.
Ma tant’è la Crp s’è chinata su altro e non ha ravvisato nella pubblicazione contestata nessuno dei reati ipotizzati dai Ferrecchi. Non vi è stata insomma né calunnia, né ingiuria, né infrazione alla Legge federale sulla concorrenza sleale, né violazione del marchio. Al massimo una vicinanza, fastidiosa magari, come lo è abitare in via Canevascini a Besso. SPI