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L'OSPITEIo me la caverò grazie alla scuola

28.07.14 - 15:58
Françoise Gehring, sindacalista SEV
Io me la caverò grazie alla scuola
Françoise Gehring, sindacalista SEV

“Io speriamo che me la cavo”. Ricordate? È il titolo di un libro di grande successo pubblicato nel 1990 e scritto da Marcello D’Orta, maestro di scuola elementare deceduto l’anno scorso. D’Orta, anche quando si era dedicato a fare lo scrittore e l’opinionista, ha sempre detto di sentirsi un maestro a tutto tondo, perché ha continuato a frequentare insegnanti, a occuparsi di scuola e soprattutto perché, amava ripetere, “se lo si è fatto con passione, maestro si rimane per tutta la vita”.

Che cosa c’azzecca con l’iniziativa “Aiutiamo le scuole comunali”? Parecchio, perché al centro c’è l’amore per la scuola, l’attenzione verso allievi e allieve, il desiderio di offrire a tutti e a tutte pari opportunità.

 

La filosofia di base dell’iniziativa sostenuta da un ampio comitato è di combattere ogni forma discriminatoria perché in Ticino non ci devono essere allievi/e di seria A o di serie B. Il valore della scuola è proprio quello di andare oltre le differenze per garantire a tutti e a tutte un’educazione e un’istruzione che pone al centro ragazzi e ragazze, con le loro storie, con i loro vissuti.

 

Per questo è necessario ridurre il numero di alluni/e per classi. Oggi la media di allievi per classe in Ticino è superiore alla media svizzera per quanto riguarda la scuola dell’infanzia ed è vicino a quella nazionale per quanto concerne le scuole elementari. L’iniziativa popolare fissa un limite massimo di 20 allievi/e per classe di una sezione da raggiungere entro 5 anni: fattibilissimo. Il testo in votazione il prossimo 28 settembre fissa anche un tetto massimo per le pluriclassi delle scuole elementari.

 

Le classi con meno allievi/e non sono solo positive per gli/le alunni/e – che possono concentrarsi e “rendere” di più – ma anche per il/la docente che può dedicarsi maggiormente all’insegnamento, prestando attenzione alle esigenze dei/delle ragazzi/e. Per un/una docente classi meno numerose significa anche meno burocrazia.

 

Vent’anni dopo la pubblicazione di “Io speriamo che me la cavo”, Marcello D’Orta aveva pubblicato un articolo su chi se l’era cavata. Non tutti, ma moltissimi. L’amore per la scuola e l’ostinazione civile di quei docenti che vicino a Napoli avevano lottato, tra mille difficoltà e minacce, per dare alla scuola un tetto stabile, ha portato buoni frutti. Via gli stereotipi. Via i pregiudizi. Oggi quella scuola è un istituto all’avanguardia.

 

Il Ticino si è sempre preso cura della scuola, in cui ha fermamente creduto. Ma oggi occorre investire maggiormente nella formazione per assicurare un’educazione di qualità al passo con i tempi e all’altezza delle sfide. Il miglior investimento di una società aperta e solida è di credere davvero nei giovani, garantendo quelle fondamentali e imprescindibili pari opportunità che consentano loro di riuscire nella vita o, comunque, di cavarsela. Non è poco. Allora votiamo sì il 28 settembre.

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