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VALLESELana per scaldapolsi dai San Bernardo

28.07.14 - 11:32
Nuovo e curioso progetto lanciato dalla Fondazione Barry di Martigny
Foto Archivio Ti-Press
Lana per scaldapolsi dai San Bernardo
Nuovo e curioso progetto lanciato dalla Fondazione Barry di Martigny

MARTIGNY - Nuova vocazione per i cani di San Bernardo che la leggenda vuole, muniti di una botticella di grappa appesa al collo, abili soccorritori di vittime di valanghe: quella di essere produttori di un'ottima lana per la confezione di scaldapolsi.

 

Il progetto è stato lanciato dalla Fondazione Barry di Martigny (VS), dedicata al più famoso di loro, oggi imbalsamato e conservato al Museo di storia naturale di Berna, che avrebbe salvato almeno 40 persone. Sugli oltre 30 esemplari in suo possesso, i nove che appartengono alla varietà con pelo lungo sono gli ignari protagonisti della vicenda.

 

Il sottopelo, che verrà poi filato, viene raccolto tutto l'anno in occasione della spazzolatura del ventre e del dorso, spiega all'ats la promotrice dell'iniziativa Andrea Brudermann. Complessivamente sono così ricavati tra i cinque i dieci chilogrammi di lanugine. Nel 2013, primo anno di attività, è stata prodotta una sessantina di scaldapolsi, che hanno trovato acquirenti in un batter d'occhio. La Fondazione li vende come "puro prodotto naturale e autentica rarità".

 

Un paio di polsini richiede cinque ore di lavoro. Il sottopelo del cane nazionale svizzero (tale dal 1884) parte in Germania dove viene filato da un'appassionata della lana, Pia Oberreicher, nei pressi di Berlino. "Il lavoro con il sottopelo dei cani non è particolarmente difficile", dice Oberreicher, che consiglia comunque ai principianti di iniziare con la lana di pecora.

 

La Fondazione Barry ha rilevato i cani dei canonici dell'Ospizio del Gran San Bernardo, sull'omonimo passo tra Vallese e Valle d'Aosta (Italia), nel 2005. Probabilmente - scrive l'enciclopedia on line Wikipedia - i primi cani, allora non identificabili con la razza attuale ma con lo scomparso mastino alpino, vennero donati ai canonici dell'Ospizio verso il 1660 dalle famiglie nobili del Vallese per la guardia e la protezione dell'Ospizio stesso dai non infrequenti malintenzionati (le cronache riportano numerosi episodi di brigantaggio), ma anche per altri impieghi, dal trasporto di piccoli carichi (latte, formaggi), alla fornitura di forza motrice (un dispositivo a mulino, azionato dai cani, muoveva l'enorme spiedo della cucina dell'Ospizio).

 

Ma l'impiego che li rese celebri nel mondo intero fu quello di ausiliari dei canonici nel tracciare la pista nella neve fresca, prevedere la caduta di valanghe e ritrovare i viaggiatori dispersi col maltempo. I canonici, che spesso erano informati dell'arrivo di un gruppo, se non lo vedevano arrivare, la sera partivano alla ricerca dei dispersi, accompagnati dai cani. Sembra invece improbabile, come scrive swissinfo.ch, che i grossi quadrupedi se ne andassero in giro da soli a mettere in salvo la gente, cosa che non viene mai menzionata dalle cronache dell'Ospizio.

 

Attualmente gli animali tornano all'Ospizio solo nei mesi estivi, dove l'allevamento può essere visitato. Solo i cani che vi sono allevati possono portare il nome di "Gran San Bernardo", protetto come un marchio.

 

Ats

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