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LOCARNO"Io, ticinese, costretta a fare la sarta oltreconfine... gratis!"

25.07.14 - 10:10
L’avventura di due stagiste ticinesi arruolate da una compagnia teatrale di Locarno
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"Io, ticinese, costretta a fare la sarta oltreconfine... gratis!"
L’avventura di due stagiste ticinesi arruolate da una compagnia teatrale di Locarno

LOCARNO - Dura la vita della costumista teatrale! "Finiti gli studi in una scuola specializzata ho mandato il curriculum a tutti i teatri e le compagnie ticinesi, ma che tristezza: le paghe che girano sono da 2000 – 2 500 franchi al mese, si lavora su chiamata, precarietà assoluta" racconta Emma*, 30 anni, del Luganese. Assieme a un’amica, come lei sarta appassionata e diplomata, Emma trova finalmente uno stage presso una nota compagnia teatrale locarnese: "Dovevamo preparare i costumi per uno spettacolo al Teatro di Locarno, e pensavamo che avremmo lavorato nella città sul Verbano" racconta Emma. "Con sorpresa abbiamo poi scoperto che in realtà i costumi sarebbero stati confezionati in una sartoria d’oltreconfine, a Cannobio. Per due mesi abbiamo  fatto le frontaliere all’incontrario, senza prendere un soldo".

"Non abbiamo responsabilità" - Questione di budget: "Non abbiamo grosse entrate e a parità di offerta artistica cerchiamo di risparmiare, i finanziamenti del Cantone coprono meno della metà dei costi di produzione" si giustifica la compagnia contattata da 20 minuti. "Quanto alle condizioni di lavoro nell'azienda in questione, non ne siamo a conoscenza, così come non possiamo sapere quanto siano state pagate le sarte che hanno fatto il lavoro". Il Teatro di Locarno, da parte sua, "non ha nessuna responsabilità né voce in capitolo nella produzione degli spettacoli" fa sapere il direttore, Paolo Crivellaro.  

900 euro al mese - A quanto ci risulta, i salari nella sartoria di Cannobio si aggirano tra i 900-1000 euro al mese. Emma e la sua amica si sono trovate "benissimo dal punto di vista umano, non fosse per la grande distanza che dovevamo percorrere tutte le mattine da Lugano: abbiamo legato molto con le sarte italiane". Vere e proprie maestre del mestiere ma "delle poverette, persone modeste e molto provate dal lavoro: sgobbavamo da mattina a sera con mezz’ora di pausa e ritmi sfiancanti". Emma però non si è scoraggiata: vuole ancora fare la sarta. "Ho provato anche con la Hugo Boss e la Ermenegildo Zegna di Stabio, ma niente: sarà perché sono svizzera. Chissà, prima o poi...". 

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