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SUDAN/ITALIAMeriam a Roma

24.07.14 - 10:04
La giovane cristiana sudanese era stata condannata a morte per apostasia
Keystone
Meriam a Roma
La giovane cristiana sudanese era stata condannata a morte per apostasia

ROMA - È arrivata stamane con la famiglia in Italia Meriam, la giovane cristiana sudanese che era stata condannata a morte per apostasia nel suo paese. La condanna è poi stata in seguito annullata.

L'aereo sulla quale Meriam era a bordo è atterrato all'aeroporto romano di Ciampino. Ad attendere la giovane c'erano il premier italiano Matteo Renzi con la moglie Agnese e la ministra degli esteri Federica Mogherini.

"Oggi è un giorno di festa", ha dichiarato Renzi dopo aver incontrato la giovane africana. "Una grande gioia", ha detto Federica Mogherini. "Abbiamo seguito il caso fin da prima che fosse nota la condanna e grazie a un grande lavoro fatto da tanti oggi possiamo accogliere Meriam a Roma, ed ora ha bisogno della tranquillità della sua famiglia", ha aggiunto la ministra degli esteri.

Il caso di Meriam Yahia Ibrahim Ishag era stato citato dal presidente del Consiglio Renzi in occasione del suo discorso di inaugurazione del semestre europeo a Strasburgo. Parlando di Meriam e delle ragazze nigeriane sequestrate dagli islamisti di Boko-Haram, Renzi aveva sottolineato: "Se non c'è una reazione europea non possiamo sentirci degni di chiamarci Europa".

La donna sudanese era stata incarcerata in febbraio con l'accusa di apostasia, per la quale il 15 maggio è stata condannata a morte per impiccagione e a 100 frustate da un tribunale di Khartum. Nella clinica della prigione il 27 maggio ha dato alla luce la figlia Maya. Un mese fa la Corte d'appello sudanese ha però annullato la sentenza e rimesso in libertà Meriam.

Il giorno dopo l'annullamento la donna e la sua famiglia si sono recate in aeroporto a Khartum per lasciare il Paese e raggiungere gli Usa. Giunta ai controlli, 50 membri dei servizi segreti l'hanno fermata e trasferita, insieme al marito e ai figli, in un centro di detenzione vicino all'aeroporto. Lì è stata interrogata, con l'accusa di aver utilizzato dei documenti irregolari per lasciare il Paese: un visto americano e un documento rilasciato dall'ambasciata del Sud Sudan. Meriam e la famiglia si sono in seguito rifugiati all'ambasciata americana di Khartum.

ats ans

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