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LUGANO"Ecco chi sono gli sciacalli che spolpano i migranti"

24.07.14 - 06:54
Due ticinesi sulle coste italiane in soccorso dei numerosi profughi sbarcati a Catania
"Ecco chi sono gli sciacalli che spolpano i migranti"
Due ticinesi sulle coste italiane in soccorso dei numerosi profughi sbarcati a Catania

LUGANO - Ci sono anche due ticinesi tra coloro che in queste ore stanno lavorando per aiutare le migliaia di migranti sbarcati sulle coste italiane. Con tutti i suoi meriti, l'operazione Mare Nostrum, che cerca da mesi di fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria dovuto all’eccezionale afflusso di migranti, non riesce a rispondere alle esigenze dei sopravvissuti, che vengono stipati in aree apposite. Al caldo, spesso senza lo stretto indispensabile per vivere dignitosamente.

Ecco perché un manipolo di coraggiosi volontari dell'associazione "La scuola di pace" e "Joy Mission" è accorso in loro aiuto. Con loro anche Gianluca Bottinelli, Luganese, 25 anni, e Tarek Mirra, irakeno di origine, rifugiato in Svizzera, educatore da 16 anni presso la Fondazione Diamante.

"Sono arrivati l’altro ieri a Catania e la prima cosa che hanno avvertito è il soffocante caldo del sud", ci racconta Lisa Bosia, moglie di Tarek e operatrice sociale per SOS Ticino. Lì, Tarek e Gianluca, hanno trovato due coraggiosissime donne Nawal Soufi e Agata Ronsivalle. "Vivono a Catania da mesi, fanno da mediatrici interculturali - spiega Lisa -. Le abbiamo conosciute attraverso una serie di contatti e amicizie sul web. Nawal, per il suo impegno è ormai conosciuta come la "Voce del Mediterraneo".

Una volta arrivati a Catania, Gianluca e Tarek, trovano Agata ad aspettarli. Gli altri volontari di Joy Mission per i bambini siriani, sono invece dovuti fuggire. "È per colpa delle minacce di quelli che Nawal chiama, gli "scafisti di terra", sciacalli in cerca di un migrante da spolpare".

I migranti, infatti, oltre al prezzo da pagare per un viaggio che sta costando la vita a centinaia di persone, trovano approfittatori anche su suolo italiano. "Sono povere persone che non hanno di che altro vivere se non degli euro rubati ai migranti - ci spiega l'operatrice sociale -. Gli avvoltoi dei siriani sostano fuori dalla stazione e aspettano che arrivino i profughi spaesati, per prestare il loro aiuto dietro lauto compenso. Così il prezzo di un biglietto del treno per Milano lievita arrivando a costare 300 euro o più. A caro prezzo pagano anche una scheda telefonica italiana. Se il profugo dichiara di non avere soldi, "gli scafisti di terra" prontamente gli mettono in mano un telefono per chiamare casa e farsi mandare soldi tramite Wester Union. Una vera e propria mafia con cui Nawal e Agata devono fare i conti ogni giorno, sole".

Il loro compito è proprio quello di arrivare prima di questi approfittatori. "Nawal, Agata, Tarek e Gianluca, corrono da una parte all'altra del centro di Catania, per acquistare una sim card, per prendere vestiti puliti, acquistare cibo e acqua per il viaggio". Il tutto pagato coi soldi che la rete è in grado di recuperare. "A volte scrivono su internet che hanno il telefono scarico, qualcuno di buon cuore fa loro la ricarica. Altre volte dicono che hanno bisogno di abiti. Ed ecco che in questi giorni dai Grigioni sta partendo un carico di vestiti raccolti sempre da altri volontari".

Questa è solo una delle tante difficoltà che Nawal e Agata devono affrontare ogni giorno. "Devono capire chi hanno di fronte, se possono e devono aiutarle, oppure no".

Al loro arrivo i due ticinesi hanno avuto molto da fare in quella che, tutto sommato, è stata una giornata abbastanza tranquilla. "Hanno dovuto assistere un solo siriano e quattro giovani egiziani, fuggiti a causa della miseria e della mancanza di lavoro, ma nonostante non ci fosse molto movimento è stata dura ugualmente".

Per tutti la destinazione è Milano. Chi ha soldi paga da sé il biglietto, chi non ne ha viene aiutato. "Anche qui è importante il lavoro dei volontari. "Intervengono alla Stazione Centrale, in ospedale, nelle stazioni della metropolitana, ovunque si trovi un siriano in stato di necessità. Si tratta di una rete informale che funziona e che sino ad ora ha prestato soccorso ad alcune centinaia di migranti in transito".

Verso dove? "Verso i paesi del Nord-Europa", spiega la nostra interlocutrice. Perché questa è la meta finale delle migliaia di persone fuggite dalla guerra civile siriana, entrata, purtroppo, nel suo terzo anno.

Da due giorni il telefono di Nawal è rimasto silenzioso. Nessuna richiesta di soccorso dal mare. Forse l'ecatombe di tre giorni fa, con 181 morti, ha fermato per qualche ora le partenze. Secondo Lisa è una pausa momentanea. "Hanno arrestato cinque scafisti, indagati per omicidio colposo. Gli altri aspetteranno qualche giorno per partire con nuovi carichi umani".

 

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