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CANTONETelefonavano soprattutto a Ernestina, Giuseppina o Cesira

22.07.14 - 19:20
"Zia come stai? Ma come, non mi riconosci?". Poi la truffa. Ecco come agivano i falsi nipoti.
Telefonavano soprattutto a Ernestina, Giuseppina o Cesira
"Zia come stai? Ma come, non mi riconosci?". Poi la truffa. Ecco come agivano i falsi nipoti.

LUGANO - "Zia come stai? Ma come, non mi riconosci?". Scaltri, attenti e prepotenti si prendevano gioco di persone anziane, vedove sole e il più delle volte ammalate. Si spacciavano per nipoti, cugini e parenti e affermavano di avere bisogno di un piccolo aiuto economico. E dopo aver conquistato la loro fiducia portavano loro via tutti i risparmi: denaro, gioielli e perfino polizze di pegno. Ma come operavano i falsi nipoti bloccati che operavano anche in Ticino, dove nel 2013 sono giunte 241 segnalazioni?

Il modus operandi della gang di truffatori, tutti polacchi di origine sinti, sgominata ieri dai carabinieri di Genova al termine di una lunga inchiesta, era ormai collaudato. C'erano i telefonisti, un vero e proprio call center, che chiamavano random dalla Polonia ogni giorno decine di anziane scegliendole in base a nomi di una volta (Ernestina, Giuseppina o Cesira) e dopo averli convinti di essere quei parenti che non sentivano da tempo chiedevano loro unano affermando di essere in procinto di acquistare un'auto ma che la banca avrebbe dato i soldi l'indomani oppure chiedendo un acconto per comprare la casa. Chiedevano dieci, quindici mila euro.

 

Poi una volta avuto l'ok dell'anziana facevano scattare la fase due con l'intervento della "batteria operativa" che aspettava nelle città prese di mira i cui componenti si facevano passare per il direttore della banca o il responsabile dell'autosalone. Questi in taxi o in auto raggiungevano la casa dell'anziana e si prendevano il denaro. Se c'era qualche imprevisto scattava una nuova telefonata, ma questa volta con toni più aggressivi: "Hai capito che mi servono i soldi", dicevano duramente o ancora "gli devi dare i 10 mila euro, altrimenti mi arrabbio". Il tono perentorio faceva crollare anche le vittime più difficili che consegnavano il denaro.

 

La Procura di Novara, che ha coordinato l'indagine dei carabinieri del nucleo investigativo di Genova da dove è partita l'inchiesta, stima che nel biennio 2010-2012 la gang abbia arraffato oltre 1 milione di euro. Per questo ha disposto il sequestro di box, cantine, appartamenti, terreni, auto, diamanti e altro appartenenti agli indagati. In tutto nei guai sono finiti 71 sinti, 32 dei quali oggetto di ordinanza di custodia cautelare in carcere. Solo 12 sono stati arrestati: altri venti sono ancora latitanti. Sono tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata alle truffe e ai furti in abitazione con l'aggravante della transnazionalità.

 

Il numero delle truffe è imponente: 253 colpi contestati tutti andati a segno.

 

ats

 

 

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