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VAUD"Voleva toglierle la cosa più cara che aveva al mondo"

20.07.14 - 22:19
Intervista di 20min.ch allo psichiatra forense del Canton Argovia, Josef Sachs, sulle possibili ragioni che potrebbero aver spinto il 30enne ad uccidere Chloé, la figlia 14enne della sua ex
Foto d'archivio (Keystone)
"Voleva toglierle la cosa più cara che aveva al mondo"
Intervista di 20min.ch allo psichiatra forense del Canton Argovia, Josef Sachs, sulle possibili ragioni che potrebbero aver spinto il 30enne ad uccidere Chloé, la figlia 14enne della sua ex

Dottor Sachs, la polizia continua a tacere sul motivo che ha spinto il 30enne a uccidere Chloé, una ragazza di soli 14 anni e poi a togliersi la vita. Quale potrebbe essere il movente ipotizzabile?
"In effetti è indubbiamente strano che la polizia non si sia ancora espressa sulle circostanze precise riguardanti la relazione che legava il 30enne alla vittima e a sua madre. Presumibilmente non vuole compromettere l'indagine in corso. Ritengo che i motivi ipotizzabili siano svariati".

Quali potrebbero essere?
"Potrebbe darsi che il 30enne abbia voluto punire la sua ex compagna togliendole la cosa più preziosa che aveva: sua figlia. Oltre alla vendetta potrebbe darsi che il 30enne abbia consumato un rapporto sessuale con la 14enne e l'abbia voluta ucciderla affinché non parlasse. Oppure potrebbe essere anche possibile che il 30enne soffrisse di depressione o di una malattia psichiatrica che lo abbia spinto a commettere il delitto".

Qual è tra questi da lei elencati il motivo che ritiene più probabile?
"Ho troppi pochi elementi per potermi esprimere sul caso. In linea generale si può dire che i delitti derivanti da ragioni di tipo narcisistico sono in aumento. Questo potrebbe significare che il delitto si sia consumato a causa di una patologia psichiatrica dovuta alla fine della relazione con la madre di Chloe".

Dopo aver ucciso Chloé, il trentenne si è sparato. Perché si è tolto la vita?
"Se la separazione dalla madre della ragazza è stata la causa del delitto, ciò vuol dire che per l’uomo non vi era più nessuna ragione di vivere, in quanto l'uccisione della figlia ha definitivamente compromesso la relazione tra il 30enne e la sua ex compagna. Forse la decisione di farla finita è nata prima di volere uccidere la ragazza. Non voleva più vivere, ma voleva andarsene non in silenzio, ma con un fatto eclatante. Poiché lui soffriva, doveva soffrire anche la sua ex compagna, per sempre. Questo delitto mostra come questo uomo abbia posto al di sopra di tutto se stesso e il suo dolore".

E' stato un atto pianificato?
"Per come si sono svolti i fatti si può dire che non è stata un'azione improvvisata. L'autore del delitto ha dovuto procurarsi un'arma e dovuto informarsi su quando e dove Chloé si trovava in quel momento. Poi ha dovuto agire in fretta, perché sapeva che dopo la scomparsa della ragazza sarebbe subito scattato l'allarme. La pianificazione del delitto non è stata breve”. 

Si poteva evitare questa tragedia?
"Gli autori di questo tipo di delitti annunciano le loro intenzioni, ne parlano. Perché organizzare qualcosa di simile risulta di solito molto faticoso, pesante. E quindi capita che la persona abbia la necessità di parlarne con qualcuno. Di solito non dicono niente alle persone che vogliono colpire, ma per esempio ne parlano con conoscenti o terze persone. Se questo potesse essere stato il caso allora si sarebbe potuto intervenire, ma è anche vero che non sappiamo se l'autore del delitto ha detto a qualcuno quali fossero le sue intenzioni".

Capita spesso che un uomo dopo la separazione faccia del male ai figli dell'ex compagna?
"Di rapimenti di figli ne capitano spesso, ma sono rari, fortunatamente, quelli che hanno come epilogo l'uccisione".

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