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I giovani devono imparare che ci sono cose su di loro che non è necessario condividere sul web.
"Ci sono cose su di me che nessuno deve sapere (fatta eccezione, magari, per i genitori)?" A questa domanda non tutti i ragazzi rispondono di sì. Lo posso constatare, ad esempio, quando mi reco nelle scuole di questo cantone a fare educazione alla gestione dei nuovi media (dal punto di vista educativo, non certo tecnico). La domanda in sé sembra, ai giovani stessi, a volte, strana: ma come… possono esserci cose su di me che nessuno deve sapere? Bello… ganzo… E quando ci pensa su un po', è il giovane stesso a rintracciare, nella propria biografia degli elementi, dei tasselli che appartengono a lui, e solo a lui.
Quando questo avviene il volto del giovane si illumina poiché si tratta di una vera e propria scoperta; della scoperta, cioè, di alcuni di quegli elementi che vanno a costituire un profilo di personalità solido ed equilibrato. Il passo successivo, delicato, è allora quello di rendere attenti questi giovani del fatto che "un click è per sempre", e che quegli aspetti della propria vita non possono (non devono! al momento, almeno) essere condivisi con nessuno, soprattutto attraverso il web. Può sembrare infatti sicuro e "privato" quel momento, la sera, nella privacy della propria camera da letto, nel quale ci si lascia andare nel confidare attraverso messaggi, immagini o video alcuni degli aspetti più privati della propria vita…
Sembra solo, però… perché se c'è una cosa che è certa è che il web è comunicazione totale, con tutti e, appunto, per sempre. La responsabilità di rendere sensibili i giovani al fatto che esistono "cose loro, e soltanto loro" è nostra, di noi adulti. Insegnare loro l'importanza della "dimensione del personale" e del non "condivisibile con nessuno" sta sulle nostre spalle e dobbiamo farcene carico.