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APPROFONDIMENTOMille Miglia, 1927: "Andammo così veloce che al traguardo non c’era ancora nessuno ad aspettarci"

22.05.14 - 17:00
Quest’anno abbiamo (in)seguito la Mille Miglia, non senza fatica. Ora vi riportiamo indietro nel tempo per scoprirne gli albori e comprendere cosa significava correrla allora.
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Mille Miglia, 1927: "Andammo così veloce che al traguardo non c’era ancora nessuno ad aspettarci"
Quest’anno abbiamo (in)seguito la Mille Miglia, non senza fatica. Ora vi riportiamo indietro nel tempo per scoprirne gli albori e comprendere cosa significava correrla allora.

Come già scritto nell’articolo che anticipò la nostra presenza alla Mille Miglia, la prima edizione si corse nel lontano 1927. Già la genesi di questa corsa ha dell’incredibile: i 4 uomini artefici della Mille Miglia l’avevano concepita solo pochi mesi prima come reazione alla mancata scelta di Brescia come sede del gran premio d’Italia. Si trattava indubbiamente di personaggi fuori dall’ordinario, con grandi disponibilità economiche e la capacità di muoversi per organizzare un evento come questo, che inizialmente avrebbe dovuto svolgersi in un’unica tappa. Tra i suoi artefici vi sono Aymo Maggi, conte, Franco Mazzotti, il finanziatore, anch’egli un nobile, pilota sia automobilistico che d’aerei,  grande amico del Maggi con il quale condivideva l’abitacolo nelle corse automobilistiche dell’epoca. Il terzo era Giovanni Canestrini, giornalista del Corriere della sera che segui dagli albori la corsa, e infine Renzo Castagneto, un formidabile organizzatore, il vero e proprio motore della "macchina Mille Miglia".
 
La gara, contrariamente ad oggi, prese il via alle 8 di mattina, la prima vettura alla partenza era condotta da Aymo Maggi e Bindo Maserati: fu l’inizio di una leggenda. Nonostante fosse la prima edizione di questa gara, l’interesse che suscitò fu tale che, anche campionissimi dell’epoca si iscrissero, tra cui Gastone Brilli Peri, al volante di una Alfa Romeo RLSS, considerato il favorito ma che si dovette poi ritirare per un guasto meccanico. Le strade di allora, a parte alcuni centri storici ricoperti di pietre, erano completamente sterrate, per cui i piloti partirono portandosi appresso diverse ruote di scorta: su 1700 km di percorso le forature arrivavano ad esser anche una decina. Con se portavano ovviamente anche cibo e acqua mentre per i bisogni fisiologici… beh, era prevista un’apposita scatoletta. Il tempo fu’ inclemente: affrontarono nebbia, pioggia e freddo, eppure alle 6:02 del mattino del 27 Marzo, la OM 665 Superba pilotata da Minoja e Morandi  tagliò per prima il traguardo. Avevano impiegato poco più di 20 ore (21 ore 4 minuti e 48 secondi) per percorrere i quasi 1700 km, ovvero una media di 77 km/ora, un risultato che il Corriere della sera salutò con le parole le seguenti parole: “L’automobile è passata per le strade di mezza Italia come un dominatore di tempo e di spazio. Il successo del mezzo meccanico appare dunque grandioso.”

Un successo che colse di sorpresa tutti, a cominciare dagli organizzatori. Allora i mezzi di comunicazione erano così poveri che non era stata segnalata la progressione della gara e a tavolino calcolarono che ci sarebbero volute ben piì di 24 ore per coprire il percorso, quindi nel momento in cui la prima auto arrivò (alle 6:02, appunto) non vi era nessuno ad aspettarla. Il trionfo “bresciano” di questa gara ideata e organizzata da bresciani fu suggellato anche dal secondo e terzo posto di altre due vetture della OM (Officine Meccanica, costruttore bresciano), e il passaparola  tra gli abitanti fece scendere in strada una folla festosa.

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