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ATTUALITÀBanche europee: stressate?

07.05.14 - 11:43
Tra Maggio e Ottobre l’EBA (European Banking Authority) condurrà stress test su 124 banche
Foto Keystone
Banche europee: stressate?
Tra Maggio e Ottobre l’EBA (European Banking Authority) condurrà stress test su 124 banche

LUGANO - Uno degli elementi che hanno frenato la (fragile) ripresa economica UEM sono le banche, con la loro presunta incapacità di tradurre l’enorme input monetario dalla banca centrale in credito “reale”. Se da un lato la domanda di credito è genuinamente debole, dall’altro vi sono impedimenti allo sviluppo dell’offerta. Tutto ciò interagisce con la “spada di Damocle” degli stress test, che dovrebbero discriminare tra banche “deboli e forti” per permettere un efficiente avvio, da parte della BCE, della supervisione bancaria europea centralizzata (a Francoforte).

Tra Maggio e Ottobre l’EBA (European Banking Authority) condurrà stress test su 124 banche, i cui risultati dovrebbero fare da preludio all’assunzione della responsabilità di controllo da parte della BCE. Per rendere il test più credibile dei precedenti, a suo tempo variamente criticati, EBA ha annunciato scenari “stressanti” di tutto rispetto, cui le banche dovranno sottoporre (virtualmente) i loro bilanci. A livello macro, si assume una recessione con perdita secca di 7 p.p. di PIL reale in due anni, aumento della disoccupazione UEM al 13%, collassi dei prezzi di borsa e delle case, aumenti significativi dei bond yield (!). Inoltre, si simuleranno gli effetti esterni di una contestuale recessione negli USA ed EM, tra cui Cina e Russia.

 

I crolli dei mercati azionari ipotizzati sarebbero in linea con quelli della “dot-com crisis 2000”, della crisi asiatica nel 1997 e del collasso post-Lehman. Inoltre, a livello micro, EBA ha imposto pratiche più stringenti per valutare, durante le simulazioni, i valori dei bond detenuti dalle banche, senza distinzione di trattamento fra trading book e banking book. Inoltre, come preludio ai test stessi, la BCE dovrebbe attuare una “asset quality review” per correttamente valutare, in termini di rischio relativo, le tipologie di attività a bilancio presso le 124 banche.

 

La UE ha presentato questo terzo stress-testing come round finale del processo di riduzione (al minimo) dei problemi che le banche si trascinano dalla “Great Recession”. Questo anche perché precedenti stress-test hanno visto, in poco tempo, banche che erano state giudicate “sane” soccombere e dover richiedere (ai governi) immissioni di capitale fresco.

 

Questa volta, per “passare” il round, una banca dovrà dimostrare che, in conseguenza dei vari shock simulati sul suo bilancio, la stessa riemergerebbe nel test con un “ratio” tra “common Tier 1 capital” e attività non inferiore al 5.5% (in alcuni casi, come ad esempio Olanda e UK, le autorità richiederebbero rapporti più elevati). Tale condizione rassicurerebbe sul fatto che anche un grosso shock economico-finanziario non porrebbe la banca a rischio di fallimento.

 

Quali saranno i risultati del test? Pare plausibile, se non altro per aumentarne la credibilità, che qualche banca non riuscirà a superare l’ “asticella”. Analisti esterni stimano che tali banche potrebbero essere almeno dieci. Queste, stando alle regole, avrebbero poi nove mesi di tempo per ricapitalizzarsi tramite: emissioni azionarie, ritenzione di profitti, imposizione di perdite a creditori obbligazionari “junior” (sarebbe esclusa, crediamo, la vecchia abitudine di ricorrere al governo nazionale). Fatto ciò, e a supervisione bancaria centralizzata, queste banche (e le altre che passeranno i test) soddisferebbero le condizioni necessarie per poter, laddove ve ne fosse bisogno , accedere ai fondi di soccorso attualmente in custodia presso il SRM (Single Resolution Fund).

 

Come valutare questi sviluppi in tema di supervisione? A nostro parere, in termini complessivamente positivi, nel senso che aiutano la progressiva chiarificazione degli status bancari e, quindi, la trasparenza del settore (le valutazioni di borsa già stanno beneficiandone). Inoltre, a partita conclusa, riteniamo sarà più facile, per banche più solide e ben monitorate, trasmettere meglio di quanto è accaduto in anni recenti gli impulsi di politica monetaria - dalla banca centrale all’economia reale (produzione di credito). Ciò detto, in ottica ampliata (oltre gli stress-test stricto sensu), rimane vero che alcune lacune permangono nel (difficile) processo di armonizzazione bancaria europea. Ad esempio: inadeguatezza del fondo SRF, diritto di veto che ogni stato membro può esercitare sull’attivazione del fondo, carattere ancora nazionale delle assicurazioni sui depositi bancari.

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