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LUGANORap contro il "razzismo" verso i frontalieri

25.04.14 - 08:04
Amir Issaa, celebre rapper italo-egiziano, sabato a Cornaredo insegnerà a scrivere un testo; "Perché la musica può insegnare a combattere la discriminazione"
Foto di Bruno Zanzottera
Rap contro il "razzismo" verso i frontalieri
Amir Issaa, celebre rapper italo-egiziano, sabato a Cornaredo insegnerà a scrivere un testo; "Perché la musica può insegnare a combattere la discriminazione"

LUGANO - Capo chino sulla carta, penna in mano: si scrive una canzone e si mette il razzismo al muro. In cattedra Amir Issaa, rapper celebre per Scialla!, secondo posto ai David di Donatello 2012. Romano, 35 anni, padre egiziano e madre italiana, fondatore di un’etichetta discografica indipendente, ha quasi pronto un nuovo Ep: «Cinque o sei brani, si chiamerà ius music, dal latino ius soli». Per lui successo non è sinonimo di disimpegno. Proprio martedì era al parlamento italiano, per un’altra petizione sulla cittadinanza delle seconde generazioni di stranieri. Domani a Lugano porterà un assaggio del suo progetto “Potere alle parole – Il razzismo è una brutta storia”, già sperimentato nelle scuole del Sud Italia contro «ogni forma di discriminazione: omosessualità, violenza sulle donne, razzismo».

Amir, che cosa impareremo?
"Sarà una piccola dimostrazione, alle 14.15 e alle 16.45. Farò qualche accenno all’hip hop, darò qualche nozione tecnica, insegnerò a comporre delle rime. Poi scriveremo un testo. Non si andrà a casa a mani vuote".

In che modo il rap può battere la discriminazione?
"È un genere musicale che unisce le estrazioni sociali, le provenienze. Abbatte le disuguaglianze. Quando si è accomunati da una passione, le differenze scompaiono. E il rapper è un amico: veste come i ragazzi, li ascolta. Così loro lo ascoltano".

Più del rap, può dunque il rapper?
"Proprio così. Possiede un’autorevolezza che, purtroppo, il docente non ha. E la musica aiuta i ragazzi a trattare tematiche difficili in maniera più facile di quanto possa avvenire a scuola".

A non essere razzisti si può imparare?
"Certo. Basta imparare a conoscere l’altro. Il razzismo nasce da un equivoco, un’idea sbagliata di chi hai davanti. Quando lo conosci, scopri che l’unica differenza esistente è quella fra bene e male, buono e cattivo".

Com’è la risposta dei ragazzi?
"Confortante. I ragazzi difficilmente si discriminano: la discriminazione è qualcosa che avviene più a livello istituzionale. Quando si cresce insieme, conta solo l’atteggiamento. Se sei buono gioco con te, altrimenti ti lascio da parte".

L’età incide?
"Già. Non si è razzisti di spontanea volontà, o per istinto. Poi però i bambini tornano a casa e imparano cose sbagliate".

Cresciuto a Roma da padre egiziano: ti è mai capitato di essere discriminato?
"È un’esperienza che ho vissuto in prima persona. La discriminazione partiva già dal colore, dal colore della pelle".

Che tipo di discriminazione vieni a combattere in Svizzera?
"In Ticino esiste la discriminazione razziale verso gli italiani. Sabato lavoreremo su quello. Potrei parlare di Shoah, ma poi? Non sarebbe interessante, attuale. Credo che il testo della canzone sarà dedicato ai frontalieri".

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