Cerca e trova immobili

LUGANOFilippina assunta in nero, non si placano le polemiche

21.04.14 - 19:35
Dopo la Lega anche il socialista Raoul Ghisletta esprime dubbi sulla vicenda: "Il marito si è scusato, la moglie Valentina Item tace. (Un silenzio assordante)"
Foto d'archivio (Tipress)
Filippina assunta in nero, non si placano le polemiche
Dopo la Lega anche il socialista Raoul Ghisletta esprime dubbi sulla vicenda: "Il marito si è scusato, la moglie Valentina Item tace. (Un silenzio assordante)"

LUGANO - Non si placa la polemica sul caso della colf filippina assunta in nero dall'avvocato Ettore Item, nei confronti del quale il Ministero Pubblico ha aperto recentemente un procedimento penale che si è concluso con una pena pecuniaria sospesa per "l'impiego durato pochi mesi di una persona senza i relativi permessi". La Lega dei ticinesi ieri ha sollevato dubbi sulla vicenda. Il Mattino della Domenica ha rivelato che il caso sarebbe stato scoperto non dopo una richiesta di regolarizzare la lavoratrice straniera da parte dell'avvocato Item, bensì da un controllo in dogana (la donna sarebbe stata trovata dalle guardie di confine con il suo stipendio mensile di 1.100 euro).  Dalla copia del verbale pubblicato dal domenicale leghista, risulterebbe la moglie dell'avvocato Item, il procuratore pubblico Valentina in quota UDC, quale datore di lavoro della filippina. Un'anomalia che ai leghisti fa sorgere il sospetto  di un insabbiamento da parte della magistratura ticinese. E se la Lega chiede se vi sono dei legami tra le improvvise dimissioni da capogruppo UDC in Gran Consiglio di Marco Chiesa e questa vicenda, oggi è stato il presidente del Partito Socialista Raoul Ghisletta a chiedersi come mai le scuse siano arrivate soltanto da Ettore Item, "mentre la moglie Valentina, neoeletta procuratrice, tace".

Ghisletta nel definire questo "un silenzio piuttosto assordante" vuole porre all'attenzione dell'opinione pubblica il fenomeno dell'assunzione in nero di collaboratori domestici.

"Questi casi - si legge nella nota del presidente del PS luganese - sono la punta dell’iceberg, perché i controlli pubblici fatti nelle economie domestiche sono rarissimi".

Ghisletta poi, non manca di sferzare un attacco nei confronti degli esponenti della destra borghese e della mancanza di etica, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento di condizioni salariali moralmente accettabili per il personale di servizio che occupano: "Il menefreghismo sociale dei notabili è purtroppo senza limiti e non riguarda solamente gli esponenti UDC. Più sono ricchi e più pensano di poter fare quello che vogliono. Più sono ricchi e più combattono la protezione dei salariati. Lo vediamo in queste settimane nella pletora di prese di posizione di politici UDC, liberali e pipidini di destra, vecchi e giovani, che si oppongono al fatto di pagare 22 franchi all’ora le loro collaboratrici domestiche, le donne di pulizia dei loro uffici, le impiegate di vendita delle loro boutique, le loro impiegate amministrative, le addette dei ristoranti e degli alberghi che frequentano, ecc."

Ghisletta, ricordando che "il 70% dei 330’000 dipendenti che in Svizzera guadagnano meno di 22 fr. all’ora sono donne, il 77% hanno più di 24 anni e molte di esse risiedono in Svizzera", torna sul tema della votazione il prossimo 18 maggio sui salari minimi.

"Ma quanto devono guadagnare i notabili borghesi per pagare almeno 22 fr. all’ora le loro dipendenti? - chiede con sarcasmo l'esponente socialista - Dobbiamo fare la colletta perché paghino un salario dignitoso alle/ai dipendenti in Ticino e nel resto della Svizzera?"

Infine, Ghisletta, torna sulla vicenda dello SCuDo (Servizio cure a domicilio di Lugano). A tal proposito, scrive: "La verità è che la campagna antisindacale e antisociale dei notabili non ha purtroppo limiti in questo Paese. La scorsa settimana avvocati, medici, economisti e notabili liberali di Lugano e dintorni, appoggiati da Lorenzo Quadri e dai suoi accoliti leghisti, hanno votato per smantellare il contratto collettivo cantonale dei servizi di assistenza e cura a domicilio, da anni vigente a SCuDo (Servizio cure a domicilio di Lugano). Si tratta di uno smantellamento che avrà ripercussioni negative, dirette e indirette, su 1’500 persone, in prevalenza donne, occupate in questi servizi pubblici e privati in Ticino. La disdetta di questo contratto collettivo mette in pericolo anche gli altri contratti collettivi del settore sociosanitario. Occorre pertanto aprire gli occhi di fronte a questa prepotenza ed agire in modo conseguente per il benessere di tutti: bisogna fermare gli sfruttatori che pagano salari infimi e bisogna difendere con forza i contratti collettivi di lavoro, che assicurano la tutela dei diritti dei lavoratori e condizioni di lavoro eque, limitando il potere arbitrario dei notabili".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE