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TENNISWawrinka: "È normale che potrei essere un favorito a Parigi"

21.04.14 - 13:11
Il tennista vodese ha commentato il grande successo ottenuto a Monte Carlo lanciando uno sguardo anche sul futuro
Keystone/AP Photo/Claude Paris
Wawrinka: "È normale che potrei essere un favorito a Parigi"
Il tennista vodese ha commentato il grande successo ottenuto a Monte Carlo lanciando uno sguardo anche sul futuro
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MONTE CARLO - L’aveva detto alla vigilia di Montecarlo: “Sul rosso posso battere chiunque” e ha tenuto fede alle aspettative Stan Wawrinka, capace anche di superare il tabù-Federer. Il numero 3 del mondo ora punta a stupire ancora, ma resta con i piedi per terra e mantiene l’umiltà.

I migliori - Parlando dopo il trionfo monegasco, come si legge su tennisworlditalia, Wawrinka ha riconosciuto di poter essere considerato tra i favoriti anche per il Roland Garros ma ha precisato: “Prima ci sono Roma e Madrid. Sulla terra gioco bene ed è normale che potrei essere un favorito a Parigi, ma non ne sono molto sicuro perché sono ancora molto lontano da giocatori come Rafa, Novak e Roger. Ad ogni modo, non cambierò niente nel modo di avvicinarmi ai tornei. Io numero uno? Sono troppo lontano per il momento. Il numero uno l’anno scorso ha vinto due Slam e cinque Master 1000 in un solo anno. Devi riuscire a vincere la maggior parte dei tornei che giochi per essere il numero uno. Quando giocherò a Roma o a Madrid, penserò solo ad arrivare il più lontano possibile nel torneo. Ad ogni modo è ancora troppo presto per parlarne. è sicuro però che quando inizio un match contro uno dei migliori, penso sempre di poterli battere. Sono sul campo per vincere. Adesso sono più solido e ottengo migliori risultati ma non posso ancora paragonarmi a loro. La mia carriera è diversa. Io ho la mia carriera e ne sono felice, cerco solo di fare meglio”.

Convinzione - Umiltà sì, ma anche tanta fiducia nei propri mezzi e nella sua crescita: “Posso vedere che quando ci sono mentalmente e sto combattendo, posso giocare a tennis e posso battere chiunque. Questo è stato importante per me dopo la Coppa Davis per giocare bene, essere pronto per un match difficile ed essere pronto per combattere con me stesso. Sono veramente contento di aver vinto un Master 1000 così presto dopo aver vinto il mio primo Slam, non me lo aspettavo. Quando sono arrivato qui per me si trattava di un test. Sapevo che stavo giocando un buon tennis, ma non mi aspettavo di vincere perché il tabellone era molto difficile”.

Il rosso - Anche sul rosso, dopo un lavoro specifico: “Con Magnus abbiamo iniziato l’anno scorso, i primi giorni eravamo sulla terra prima dell’Estoril. È lì che abbiamo iniziato ad allenarci e sicuramente mi ha dato consigli differenti rispetto a giocare sull’erba o sul duro. Non ci aspettavamo di vincere un torneo dopo una settimana di allenamento. Facciamo ogni giorno un buon lavoro. Cerchiamo di focalizzarci ogni giorno per allenarci bene e per cercare di vincere ogni match. Questo è tutto. Ho vinto il mio Slam sul duro e questo significa che non sono in grado di giocare solo sulla terra. Qui ho vinto il mio primo Master 1000, sono cresciuto sulla terra e per me è facile giocare bene su questa superficie. Mi bastano uno o due giorni per tornare al mio livello. Cosa è cambiato? Era già cambiato qualcosa l’anno scorso quando per la prima volta sono arrivato ai quarti al Roland Garros, in finale a Madrid e in semifinale agli U.S. Open. Ho iniziato a realizzare che ero in grado di battere chiunque. È per questo che sto facendo bene quest’anno, sono sorpreso di dove sono, ma non lo sono relativamente al modo di giocare in campo, al modo di muovermi e al modo per cui sto vincendo tutti questi match”.

Federer - Con Federer l’amicizia è immutata anche dopo il derby: “Siamo amici. Non siamo nemici sul campo. Eravamo in campo per cercare di vincere, ma abbiamo molto rispetto l’uno dell’altro. Prima del match abbiamo pranzato insieme e dopo il match abbiamo riso negli spogliatoi. Questo è il motivo per cui siamo riusciti a fare bene alle Olimpiadi”. (itm)

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