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CORRISPONDENZE ESTERODoversi trasferire dal Ticino a New York, "Mai camminare con la borsa"

20.04.14 - 13:53
L'azienda ti manda a New York per lavoro. Come abituarsi ai ritmi di una metropoli?
Irene Vicari
Doversi trasferire dal Ticino a New York, "Mai camminare con la borsa"
L'azienda ti manda a New York per lavoro. Come abituarsi ai ritmi di una metropoli?

NEW YORK - La banca per cui lavora Irene Vicari, originaria di Caslano, le ha dato dodici ore lo scorso ottobre per decidere se trasferirsi a New York per due anni. Ci ha raccontato delle prime impressioni della Grande Mela, dove vive da gennaio, e perché e’ meglio non portare una borsa troppo grande. 

Irene, hai avuto meno di 24 ore per prendere una decisione importante. È stato facile? 
"È sempre stato un sogno lavorare all’estero. La routine non mi piace, ho bisogno di cambiare. D’altro canto a Zurigo, dove vivevo prima di trasferirmi a New York, avevo una vita stabile, il mio gruppo di amici, perciò non è stata una scelta semplice. Devo ammettere però che in fondo la decisione l’ho presa subito, mi ci è solo voluto un po’ di tempo per dirlo ad alta voce". 

Come è stato il primo impatto? 
"New York non la conoscevo, non ero mai stata negli Stati Uniti prima di inizio gennaio. Ero molto curiosa di vedere la città, e inizialmente, siccome ho vissuto a Sydney in precedenza, tendevo a confrontare le due metropoli. In più senti tante storie, e un’idea te la fai. Il mio arrivo è coinciso con la prima tempesta del Polar Vortex, e facevano -10°gradi. È stata un'esperienza poco piacevole. Però tutto è passato quando mi sono ritrovata nel mezzo di Times Square, dove ora vivo, a guardare i grattacieli e tutte quelle luci che mi son detta “Sono proprio qui”. E’ cosi’ bello che ti toglie il respiro. 

Com’è stato l’adattamento ad una città così grande? 
"All’inizio erano le solite cose: capire la topografia, l’organizzazione dei trasporti pubblici, trovare delle sostituzioni ai vari prodotti che compravo in Svizzera e che qui non esistono. Ma la cosa a cui mi sono dovuta abituare di più è la massa di gente che cammina per strada. Devi costantemente evitare di scontrare qualcuno sul marciapiede, e ho ben presto capito che non devo portare una borsa troppo ingombrante, che è solo d’intralcio. Ora però sono brava a schivare le persone. Un altro fatto è l’aggiunta delle tasse a qualsiasi cosa. Quando vedi un prezzo non è mai quello finale, perché qui non includono le tasse sul prezzo listato, ed è una cosa sconcertante. In più nei ristoranti devi sempre aggiungere un’alta percentuale per la mancia. Faccio ancora fatica a capire quanto". 

E gli americani come sono? 
"Sono tutti molto aperti e gentili. Forse la superficialità di cui molti parlano è dovuta al ritmo frenetico della città, nessuno ha veramente il tempo di curare le amicizie. Per esempio quando salutano dicono tutti “How are you?” (“Come va?”), ma non ti lasciano mai il tempo di rispondere (ride)". 

Cosa ti ha sorpreso di più di New York? 
"In molti mi hanno detto di aspettarmi molta immondizia per strada, invece è molto meno sporca di quello che mi aspettassi. E la città davvero non dorme mai, ci sono molti negozi aperti 24/24, il che è molto conveniente. Ma quello che mi sconcerta davvero sono i senzatetto. La stessa sera in cui sono andata a Times Square per la prima volta ho visto gente che dormiva su cartoni, oppure in metropolitana. Mi fa molto pensare, soprattutto col freddo che abbiamo avuto fino a poco fa". 

La Svizzera non ti manca?
"Mi mancano molto la mia famiglia e i miei amici. Avevo paura di sentirmi sola, di far fatica a trovare amici, ma in generale riesco ad adattarmi ovunque. E la città è talmente affascinante. A qualsiasi ora cammini per strada e ti senti viva". 

 

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