La crisi ha lasciato il segno - ammette Yellen - con la ripresa del mercato del lavoro molto lenta. I primi segnali di miglioramento però si intravedono. Questo non significa che la Fed tornerà sui propri passi o smetterà di aiutare l'economia: il piano di acquisti di asset non è su una strada predefinita e la Fed ha un approccio flessibile, il che vuol dire che è pronta a reagire in modo appropriato alle sfide che presenterà l'economia. Una di queste è l'inflazione, che si mantiene saldamente al di sotto il 2%. Prevedendo un'accelerazione, Yellen mette in guardia: ci sono maggiori chance che resti sotto il 2% piuttosto che salga al di sopra. E un'inflazione lenta presenta più rischi di un'inflazione veloce: molte delle forze che al momento rallentano l'inflazione sono "temporanee". La Fed comunque ha gli strumenti per gestire e cercare di controllare i prezzi, mantenendo il proprio impegno a un'inflazione al 2%.
Yellen ammette delle divergenze nella politica monetaria a livello mondiale: i tempi per un ritiro degli stimoli non sono gli stessi, così come non sono le stesse le sfida che gli Stati Uniti e l'Europa si trovano ad affrontare. Quello che è certo per Yellen è che il sistema bancario americano è molto più forte di quello europeo, con le banche che hanno una migliore qualità di capitale, maggiore liquidità e sono più propense a concedere credito e sostenere l'economia. Il sistema bancario europeo, invece, trattiene la ripresa del Vecchio Continente, tornato a una "crescita modesta".