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PALLANUOTOWengenroth Martinelli: "Dovetti essere scortata fuori dalla piscina da tre poliziotti"

15.04.14 - 16:49
Non solo nel calcio, gli arbitri rischiano aggressioni verbali e fisiche in tutti gli sport
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Wengenroth Martinelli: "Dovetti essere scortata fuori dalla piscina da tre poliziotti"
Non solo nel calcio, gli arbitri rischiano aggressioni verbali e fisiche in tutti gli sport
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LUGANO - In questi ultimi giorni si è parlato molto dei problemi che incontrano gli arbitri sui campi da calcio. Il problema, però, non è circoscritto al rettangolo verde. È difficile trovare sport in cui i direttori di gara non siano entrati a contatto con critiche più o meno dure, più o meno lecite, attacchi verbali e fisici. Abbiamo raccolto un'importante e sentita testimonianza.

Anche nella pallanuoto - Ursula Wengenroth Martinelli è moglie e madre di tre figli, da oltre 27 anni è arbitro di pallanuoto. “Questa mia passione mi ha regalato la grandissima opportunità e fortuna di poter partecipare a Mondiali, Europei, Coppe dei campioni, ecc.. Gli "hooligans" esistono ovunque e in ogni sport - dopo la finale di Coppa dei campioni del 2011 sull'isola di Corfù dovetti essere scortata fuori dalla piscina da tre poliziotti - ma quando questi sono genitori di giovani sportivi, mi vengono i brividi!”, ha raccontato la 49enne.

Movimenti arbitrali - “Solitamente i movimenti arbitrali sono in perenne e acuto ammanco di aspiranti arbitri. Mi chiedo allora perché questi genitori, tanto afferrati su regole e direttive, non si mettono a disposizione. In questo modo potrebbero anche contribuire alla crescita e al miglioramento del movimento. Ma il fatto è che il cammino dell'arbitro è molto tortuoso. Per ogni passettino che si fa in avanti, se ne fa uno e mezzo indietro. Dedichiamo ore ed ore a questa attività, per un compenso - soprattutto negli sport "minori" - spesso irrisorio, per non dire nullo. Lo facciamo però volentieri, poiché è la nostra passione”. 

Imparare a non ascoltare - “Nel mio lungo cammino mi sono dedicata anche alla formazione dei giovani arbitri – continua Ursula Wengenroth Martinelli - una delle prime cose che trasmettevo loro era l'invito a tentare di non ascoltare, o comunque a non farsi "toccare", dalle esternazioni dei "professors" che trovano posto sugli spalti. Dopo tanti anni il mio livello di sopportazione alle aggressioni verbali è assai alto – in passato non nascondo che qualche reazione poco signorile l’ho avuta – ma, come non vi è limite alla maleducazione, non vi è limite agli insulti di talune persone. Mi è capitato di togliere il fischietto e porgerlo a una mamma invitandola a bordo vasca al fine di mostrare a tutti come si dovesse arbitrare: problema risolto, ma solo con quella persona”.

Scuola di vita - Ecco un messaggio importante. “Lo sport è meraviglioso! Lo sport è anche una scuola di vita nella quale si può apprendere il rispetto, verso se stessi e verso gli altri, la correttezza, il diritto all'errore e - punto fondamentale - a perdere! Si deve imparare a perdere. Da quasi due anni mio figlio maggiore ha seguito i miei passi ed è attivo come giovane arbitro di pallanuoto. Se le "mamme-hooligans" potessero comprendere quant'è bello e arricchente poter camminare insieme a uno o più dei propri figli e non fungere da ostacolo – ha concluso Ursula Wengenroth Martinelli - … poiché certi comportamenti assolutamente antipedagogici ed antisportivi sono davvero solo un ostacolo per i giovani sportivi”. 

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