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UCRAINAGli ucraini non passano

13.04.14 - 21:43
Resistono all'attacco delle forze speciali ucraine gli insorti a Sloviansk, città di 120.000 abitanti, dove i filo-russi controllano la sede della polizia e quella dei servizi segreti. L'Ucraina rischia di perdere il cuore economico del paese
Foto Keystone
Gli ucraini non passano
Resistono all'attacco delle forze speciali ucraine gli insorti a Sloviansk, città di 120.000 abitanti, dove i filo-russi controllano la sede della polizia e quella dei servizi segreti. L'Ucraina rischia di perdere il cuore economico del paese

KIEV - Nell'Ucraina dell'Est torna a scorrere il sangue. Mentre i filorussi s'impossessano di nuovi palazzi amministrativi nelle città vicine al confine con la Russia, il governo di Kiev risponde agli insorti con una "operazione antiterrorismo" che ha già fatto le prime vittime, ma che rischia di degenerare in un bagno di sangue dopo che stasera il presidente ucraino Oleksandr Turcinov ha annunciato in tv l'intervento delle forze armate.

L'operazione contro i filorussi lanciata stamattina a Sloviansk - una città di circa 120.000 abitanti dove gli insorti controllano la sede della polizia e quella dei servizi segreti (Sbu) - non ha portato a risultati significativi per il governo di Kiev, e il ministro dell'Interno ucraino, Arsen Avakov, ha riferito di "morti e feriti da entrambe le parti", senza ulteriori dettagli. Probabilmente si tratta del blitz delle forze speciali contro un posto di blocco dei filorussi sulla strada tra Sloviansk e Artiomovsk. Stando al ministro, tra i governativi sarebbe morto un ufficiale dell'Sbu e cinque uomini sarebbero rimasti feriti, mentre più tardi l'amministrazione regionale di Donetsk ha dato un bilancio complessivo di un morto e nove feriti. Altri media parlano però di almeno due morti. L'operazione per ora sembra congelata e, come ha potuto constatare l'ANSA, gli insorti - armati di bastoni e spranghe di metallo, ma anche di kalashnikov - continuano a tenere in pugno le loro roccaforti, difese da barricate di pneumatici e filo spinato, mentre di forze dell'ordine di Kiev non si vede l'ombra. Le nuove autorità ucraine non sembrano però voler permettere che si ripeta una nuova Crimea. Nel suo discorso Turcinov lo ha detto esplicitamente ed è tornato a puntare il dito contro Mosca accusandola di essere dietro la rivolta e di aver "versato sangue" in una "guerra contro l'Ucraina". Ma l'uso della forza contro i filorussi rischia anche di far scoppiare un conflitto tra Mosca e Kiev. Il Cremlino si è infatti già da tempo innalzato a difensore dei russi e dei russofoni d'Ucraina e se dovesse essere usata la forza, la Russia - che avrebbe circa 35.000 militari alla frontiera con l'Ucraina - potrebbe avere un pretesto per un intervento armato simile a quello già sperimentato in Crimea. Il ministero degli Esteri di Mosca ha definito "vergognoso" il ricorso all'esercito da parte di Kiev per sopprimere l'insurrezione e, dopo aver ammonito che l'uso della forza rischia di far saltare la riunione del 17 aprile a Ginevra tra Usa-Russia-Ue-Ucraina, ha annunciato di voler portare la crisi nel sud-est ucraino al Consiglio di sicurezza dell'Onu e all'Osce per una discussione urgente.

Lo zampino del Cremlino però nell'esplodere della crisi ci sarebbe eccome, secondo Kiev e l'Occidente. L'Ucraina sostiene di averne "ampie prove" e che le porterà a Ginevra, mentre l'ambasciatore Usa all'Onu Samantha Power ha denunciato che in ognuna delle città dell'Ucraina dell'Est dove si verificano attacchi di gruppi armati filorussi ci sono "tutti i segnali di ciò che abbiamo visto in Crimea", ovvero "segnali di un coinvolgimento di Mosca". L'alto rappresentante per la politica estera della Ue Catherine Ashton si dice "seriamente preoccupata", alla vigilia del Consiglio esteri europeo in Lussemburgo dove si discuteranno le eventuali misure legate al deterioramento della situazione. Intanto nelle città della russofona Ucraina orientale sono sempre di più gli edifici governativi sui quali sventola il tricolore di Mosca. Nei giorni scorsi i filorussi si sono impadroniti del palazzo dell'amministrazione regionale e del comando regionale della polizia a Donetsk e della sede dei servizi segreti a Lugansk. A Kramatorsk, dopo uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine, i pro Mosca controllano la stazione di polizia e, secondo alcuni media, anche il palazzo comunale e l'aeroporto locale. Oggi anche la procura di Donetsk è caduta in mano agli insorti, così come il municipio di Mariupol, importante città portuale sul Mar Nero. Se dovesse davvero mettere le mani sull'Ucraina dell'Est, Mosca andrebbe incontro a nuove sanzioni occidentali e a un isolamento internazionale ancora maggiore, ma Kiev perderebbe il cuore economico, industriale e minerario del Paese.

ats / ansa

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