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VALLESEDramma di Sierre, "Il conducente ha voluto suicidarsi"

12.04.14 - 19:56
E’ questa l’ipotesi di alcuni parenti delle vittime del tragico incidente del 13 marzo del 2012, costato la vita a 28 persone
Foto d'archivio (Keystone)
Dramma di Sierre, "Il conducente ha voluto suicidarsi"
E’ questa l’ipotesi di alcuni parenti delle vittime del tragico incidente del 13 marzo del 2012, costato la vita a 28 persone

SIERRE - "Nutriamo il sospetto, alcuni di noi già dal primo giorno, che il conducente abbia voluto, in modo deliberato, mettere in pericolo la propria vita. La giustizia svizzera, che si rifiuta di aprire un'inchiesta adeguata, proceda in questo senso". Sono ormai 14 i parenti fiamminghi dei bambini morti nella tragedia, consumatasi nel marzo di due anni fa a Sierre, dove morirono 28 persone, tra cui 22 ragazzi belgi, reduci da una settimana bianca trascorsa in Vallese, persuasi che il conducente del pullman abbia intenzionalmente dirottato il veicolo contro la parete della galleria. Una convinzione fondata sulla base di valutazioni di esperti contattati dal Telegraaf. Quotidiano olandese presso il quale, come riferisce oggi il quotidiano romando "Le Matin", alcuni genitori delle vittime si sono rivolti per una perizia che faccia da contraltare a quella ufficiale, eseguita dal ministero pubblico del Vallese Centrale.

Al centro della contro-perizia vi sarebbe una striscia di caucciù nero, chiaramente visibile sul muro della galleria all'indomani del dramma consumatosi il 13 marzo del 2012, che si trovava nell'angolo della nicchia contro il quale si è verificato lo schianto. Per Rinus Van Oostrom, agente di polizia in pensione e specializzato nell'analisi di incidenti stradali, si tratta in modo evidente di un segno lasciato dalla gomma anteriore destra del pullman. Una traccia che non può essere che il risultato di una sterzata intenzionale, eseguita in direzione della nicchia d'emergenza.

Il quotidiano romando ricorda le sequenze delle immagini fornite dalla videosorveglianza del tunnel, che mostrano come il pullman si sia spostato sulla destra, collidendo a velocità costante e per diversi metri contro la parete laterale destra del manufatto, con le ruote aderenti al marciapiede di emergenza, largo un metro e mezzo e alto 18 centimetri.

L'esperto olandese ritiene che se il conducente avesse commesso una disattenzione o fosse stata vittima di un malore l'uomo avrebbe avuto l'istinto di reagire e avrebbe dato un colpo di volante a sinistra per evitare la collisione contro la parete della galleria. Invece, come attesterebbe il video, non vi sarebbe stato il più piccolo accenno di frenata. Le luci di stop non si sarebbero accese, mentre la perizia ha stabilito che i freni del pullman erano perfettamente funzionanti.

A supporto dell’ipotesi del suicidio, i parenti si basano sul rapporto dell'Independent Forensic Services (IFS), un istituto che ha sede nei Paesi Bassi specializzato in criminologia e attivo anche negli Stati Uniti. Stando ai risultati ai quali sarebbe giunto questo organismo, sarebbe stato l'antidepressivo assunto dal conducente a causare nell'uomo una reazione collaterale in cui alla base vi sarebbe stata una volontà distruttiva nei confronti di terze persone. L'istituto olandese propone di procedere ad un test del DNA, analizzando il sangue e gli abiti del conducente, con lo scopo di determinare se vi fosse stata un'anomalia genetica che avrebbe causato degli effetti indesiderati del farmaco. L'avvocato, che rappresenta i parenti delle vittime, ha spedito ieri una richiesta in tal senso al ministero pubblico del Vallese centrale. Inoltre ha proceduto all'inoltro di una domanda riguardante una nuova ricostruzione in 3D della traiettoria del pullman.

Contattato da "Le Matin", il procuratore incaricato dell'inchiesta, Oliver Elsig, se da un lato ritiene che l'ipotesi del suicidio non potrà mai essere totalmente esclusa, dall'altro sostiene che essa non è verificabile. "Conosciamo in modo certo la traiettoria - ha detto Elsig - Non è perché essa è quasi dritta che si può concludere che sia stata voluta intenzionalmente". ha detto il pubblico ministero vallesano. Elsig si dichiara scettico anche per quanto riguarda gli effetti collaterali dell'antidepressivo assunto dall'autista. Un farmaco assunto "in dosi minime e dagli effetti non più verificabili dopo un certo periodo di assuefazione". "Sono consapevole che i parenti si attendano delle risposte" ha detto il procuratore vallesano, il quale ritiene, tuttavia, che gli esperti incaricati dai famigliari tendano a "generalizzare" e quindi a giungere a conclusioni sulla base di dati parziali.

C'è un ultima richiesta in sospeso: l'analisi del secondo telefono dell'autista che aveva lasciato a casa. Il procuratore Elsig ha dichiarato di aver accettato di procedere ad una verifica, ma si è detto anche scettico sui suoi esiti. I parenti delle vittime, tuttavia, non mollano: "continueremo a batterci per capire le cause che hanno portato i nostri figli alla tomba", ha dichiarato a Le Matin un componente del gruppo di parenti belgi.

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