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CANTONE"Penso a quei 700 ragazzi che oggi devono restare a casa..."

12.04.14 - 07:49
Sergio Leonetti, fischietto del Mendrisiotto con 17 anni d'esperienza, ci ha parlato di diverse questioni legate ai giovani arbitri ticinesi
Keystone
"Penso a quei 700 ragazzi che oggi devono restare a casa..."
Sergio Leonetti, fischietto del Mendrisiotto con 17 anni d'esperienza, ci ha parlato di diverse questioni legate ai giovani arbitri ticinesi
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MENDRISIO - Per colpa di comportamenti inaccettabili di alcuni genitori e allenatori, riscontrati lo scorso week-end, il campionato D9 questo week-end sarà fermo. Una decisione giusta se si considera la giovanissima età di questi ragazzi, i quali ogni sabato si recano al campo con lo scopo di divertirsi insieme ai compagni. Oggi però non potranno farlo e la speranza è che la scelta presa dalla Federazione Ticinese di calcio possa riportare un po’ di buon senso. Abbiamo sentito Sergio Leonetti, arbitro del Mendrisiotto con alle spalle ormai 17 anni di carriera, che si è detto scosso dagli episodi capitati nello scorso fine settimana. 

Sergio, come hai accolto le notizie degli episodi capitati nell’ultimo week-end?
“Naturalmente ho accolto molto male la notizia dato che si tratta di calcio legato ai bambini. Sono pienamente d’accordo con la Federazione Ticinese di Calcio di sospendere il turno. Spero che questo stop faccia riflettere, in primis chi ha sbagliato ma anche quelle persone che seguono i propri figli sui campi. Tuttavia mi dispiace molto per questi 700 bambini che sabato non potranno giocare a calcio per colpa di poche persone”.               
               
Da arbitro con una certa esperienza che consigli dai ai giovani che stanno imparando? Come fare a combattere questo tipo di situazioni?
“I ragazzi non devono mollare, così come gli adulti. Gli allenatori e i genitori devono darsi una calmata. Troppi pensano di aver un talento del pallone tra le mura di casa”.
 
Quanto è difficile per un arbitro con poca esperienza e con poca personalità combattere questo tipo di situazioni?
 “È difficilissimo. Proprio per la loro giovane età sono più vulnerabili.  È più facile attaccarli dato che sono giovani e hanno più difficoltà a difendersi. Nel calcio giovanile il comportamento degli adulti è determinante: se un genitore insulta un arbitro, anche il bambino si sente legittimato a farlo dato che i genitori dovrebbero essere il loro esempio”.
 
Racconta qualche episodio capitato a te o ad altri tuoi colleghi…come hai reagito?
 “In 17 anni d’esperienza  non ho mai avuto particolari problemi. Logicamente, nelle poche situazioni capitate, ho cercato di mantenere la calma”.
 
Com’è il tuo rapporto con i genitori che “stressano”? Li redarguisci inizialmente? Hai già allontanato qualche genitore dal campo? Come si deve comportare un arbitro in queste situazioni?
 “Naturalmente bisogna valutare in che modo “stressano” e in quale frangente. Qualcuno, durante le partite, è stato redarguito ma a mio parere l’arbitro non deve rispondere alle provocazioni ma continuare a dirigere la partita. In 17 anni ho allontanato soltanto qualche allenatore. Per quel che concerne i genitori mi è capitato due-tre volte al massimo. Il colmo però è che questi casi di allontanamento sono avvenuti nella categoria allievi E".

Infine un messaggio a genitori e allenatori che spesso sono al centro di questo episodi…
"Il mio messaggio è che i genitori  e gli  allenatori devono essere degli esempi pensando sempre al meglio per i loro bambini. Gli adulti devono dare la priorità al divertimento dei propri figli ricordandosi che essi non vanno al campo solo per giocare, ma ci vanno soprattutto per imparare la buona educazione e il rispetto”. 

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