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L'OPINIONE"Il Rally porta nella regione 54 milioni di Euro"

11.04.14 - 07:50
Dal rally del Portogallo all’organizzazione della "X-CAT" sulle rive del lago di Lugano. Ecco qualche spunto per aprirsi al mondo dei motori. E trarne qualche guadagno.
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"Il Rally porta nella regione 54 milioni di Euro"
Dal rally del Portogallo all’organizzazione della "X-CAT" sulle rive del lago di Lugano. Ecco qualche spunto per aprirsi al mondo dei motori. E trarne qualche guadagno.

Lo spunto viene dalla notizia, diffusa mercoledì mattina da 20 Minuti prima e Ticinonline poi, relativa all’organizzazione del campionato Sky Dive Dubai X Cat World Series, una delle cui tappe avrebbe dovuto svolgersi sulle acque del golfo di Lugano. Un appuntamento inizialmente sfumato poiché "L’organizzazione non ha saputo gestire al meglio la situazione” ma che, come comunicato in serata, sembrerebbe procedere nuovamente nella giusta direzione grazie alla prontezza d’intervento di un gruppo di esperti del settore. L’associazione di via Nassa e altri commercianti del luganese hanno avuto ragione ad esprimere il loro malcontento per quello che è un evento di respiro internazionale –  per una volta oltretutto approvato anche dalle autorità politiche –  capace di attirare sulle rive del Ceresio un folto numero di spettatori durante l’evento e altrettanti una volta conclusosi, senza considerare anche solo l’apporto economico proveniente da organizzatori e partecipanti.

Proprio la scorsa settimana, mentre mi trovavo nell’Algarve per seguire il Rally del Portogallo, tappa del campionato mondiale, sono rimasto per l’ennesima volta stupito dalla quantità di spettatori e dalla grandezza dell’evento anche in termini economici. E per l’ennesima volta mi sono chiesto perché  anche dalle nostre parti non si faccia (più) qualcosa del genere. Certo: a causa della sue fin troppo restrittive leggi sulla circolazione stradale nonché dell’accanimento dei peggio ambientalisti la Svizzera si è negli ultimi anni conquistata internazionalmente la fama quale uno dei paesi più avversi all’automobile e ai motori in generale, sicché ogni volta in cui anche io insistessi per portare un evento a tema automobilistico al di qua dal confine la risposta fu sempre negativa. “Belle strutture e paesaggi mozzafiato, ma autorità poco o per nulla collaborative e leggi troppo restrittive” sono il sunto delle repliche. Così si dovette sempre ripiegare per l’Italia poiché “ha un popolo che le automobili invece le ama” o per la Germania, nazione da sempre legata alla seconda industria più grande del mondo, presente in gran quantità nel Paese e le cui forze politiche la difendono con forte interesse.

Tornando al Portogallo ho avuto la possibilità di intrattenermi con alcune figure di spicco tra gli organizzatori, i quali non hanno certo fatto mistero del perché ospitare un evento del genere nell’Algarve. Non solo un fatto di tradizione. “È sicuramente uno dei più importanti eventi sportivi della nostra nazione e viene seguito in tutto il mondo con un impatto economico complessivo (2013) di poco superiore ai 100 milioni di Euro. Secondo uno studio condotto da un’università presente qui nell’Algarve, nella regione il Rally porta delle entrate economiche dirette pari a poco più di 54 milioni di Euro e a guadagnarci sono principalmente le strutture ricettive seguito dal settore della ristorazione e del trasporto. Inoltre non dobbiamo dimenticarci la sua fondamentale importanza quale strumento di promozione turistica (nel nostro caso circa mezzo milione di persone nel mondo sa che c’è il Rally del Portogallo nella nostra stupenda regione, l’Algarve) oltre a permettere alle nostre strutture di “allungare” la stagione, che da noi solitamene inizia solo verso fine aprile, portando una bella boccata d’ossigeno aggiuntiva.”  

Delle ottime argomentazioni da cui trarre spunto, senza dover necessariamente ospitare una tappa del campionato mondiale di rally. Semplicemente prendere conoscenza del fatto che il mondo dei motori nonché gli sport e le attività ad esso collegato portano parecchi benefici. Basti pensare all’Eifel, un’intera regione della Germania la cui economia ruota esclusivamente attorno ad un nastro d’asfalto costruito quasi un secolo fa chiamato Nürburgring. Anche in casa nostra qualche anno fa (e non parlo di ere geologiche addietro) avevamo un Rally del Ticino coi fiocchi (grazie agli incredibili sforzi degli organizzatori posiamo almeno averne ancora uno, per quanto amputato) e, se dovessimo tirare in ballo la tradizione, pare che nel 1979 un certo Walter Röhrl ne abbia vinto uno nelle valli ticinesi a bordo di una Opel – guarda caso – Ascona. Insomma: anche discostandosi dalle automobili o dai rally vi sono un sacco di opportunità là fori, nel mondo, che dovremmo e potremmo cogliere al volo, e il caso legato all’X-CAT citato in apertura ne è l’ultimo esempio. Troppo spesso però le abbiamo rifiutate per ottusità, per ideologia, cioè per stupidità. Perché se è internazionalmente risaputo che nella nostra regione vi sono “strutture d’eccellenza e panorami mozzafiato”, forse sarebbe il caso di aprirsi un po’ di più a quel mondo, demonizzato, condannato e seviziato, che ha per protagonista un motore. Perché alla fine ci guadagneremo tutti.

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