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ATTUALITÀFED vs BCE: facce della stessa medaglia?

09.04.14 - 09:10
La politica monetaria rimane centrale per le sorti dei mercati globali
Foto Keystone
FED vs BCE: facce della stessa medaglia?
La politica monetaria rimane centrale per le sorti dei mercati globali

LUGANO - La politica monetaria rimane centrale per le sorti dei mercati globali, con i maggiori istituti di emissione sempre (percepiti come) pronti a soccorrere le economie tramite la creazione di effetti ricchezza finanziari, grazie alla cosiddetta forward guidance e/o la creazione di liquidità (in eccesso). Le due banche principali, Fed e BCE, spesso sembrano giocare la medesima partita ma in realtà alcune similitudini sono accompagnate da differenze sostanziali, che contribuiscono alla performance relativa di importanti mercati come, ad esempio, quello dei bond governativi (Treasury, Bund).

La similitudine tra le due banche centrali è che entrambe si trovano, ormai da anni, a fronteggiare economie pesantemente sotto-performanti in termini di crescita economica (reale) ma anche, recentemente, di inflazione (troppo bassa – il rischio deflazione). Tali dinamiche sono più pressanti nel caso europeo, anche se ciò in parte riflette un motivo interno alle banche centrali stesse. Cioè che il raggio di azione, soprattutto in termini di “money printing” e quindi sostegno ai mercati, è meno ampio per la BCE che per la Fed. (Forse qualcosa cambierà in futuro se, come adombrato da Draghi settimana scorsa, la BCE sta valutando se/come adottare tattiche non-convenzionali per combattere il crescente rischio deflazione.)

 

Entrambe le banche centrali hanno da anni (dal termine della Grande Recessione) usato mezzi non-convenzionali per aggirare i problemi di trappola della liquidità e tassi d’interesse “costretti” a valori positivi (“zero-bound rates”). La strategia era ed è quella di comprimere i tassi d’interesse “lungo” la curva e/o creare effetti ricchezza tramite l’inflazione “finanziaria”, ma le tattiche sono abbastanza differenti. La Fed da anni fa ampio uso del QE (quantitative easing), che comporta creazione di liquidità bancaria tramite interventi diretti a supporto del mercato (obbligazionario). Invece, la BCE, è stata più limitata nelle tattiche impiegate, sia in termini quantitativi che di “flessibilità”. Questo ha significato che per la BCE la “forward guidance” su tassi d’interesse e altro è diventata più strategica - non necessariamente più frequente - che per la Fed. In effetti è impressione diffusa che Draghi abbia usato tale pratica, forse più raramente, ma in modo più efficace che Bernanke (la giuria è ora al lavoro Janet Yellen).

 

Altra differenza concerne il livello (percepito) d’indipendenza rispetto alla sfera politica. La BCE appare meno legata all’influenza politica, rispetto alla Fed, non fosse altro perché la sfera politica UEM è per natura meno “concentrata” che in America, ma anche per l’influenza della filosofia “teutonica” di central banking. Questo ha limitato l’uso del QE via interventi diretti a sostegno dei mercati obbligazionari statali, con la BCE costretta a bypassare il problema attraverso prestiti non convenzionali, ingenti e a lunga scadenza, alle banche commerciali. Ciò rende la politica monetaria UEM meno passibile di “fine tuning”, a confronto con quella USA.

Quindi, per quanto riguarda queste due banche centrali, abbiamo sì omogeneità per quanto concerne il fine ultimo di politica economica, ma operativamente le differenze ci sono - importanti e visibili. In sintesi, esse concernono il grado di indipendenza politica (maggiore per la BCE), la vitalità intrinseca dell’economia alla quale presiedono (maggiore quella USA), e la capacità di influenzare le condizioni economiche e finanziarie tramite la creazione diretta di “moneta”. (Vi sono anche altre differenze, ad esempio in campo di supervisione bancaria, ma queste sono “secondarie” per chi è interessato ai mercati sul breve-medio termine. )

Le differenze evidenziate tra BCE e Fed hanno portato molti a prevedere che si sarebbe ampliato il gap di rendimento fra Treasury decennale e il suo corrispettivo in UEM. La qual cosa si è verificata e, a meno di grossi cambiamenti nel modus operandi di Fed e BCE, sembra destinata a durare ulteriormente nel tempo….

… Fino a quando? Probabilmente fino a che, o per l’aumento stesso del costo del credito a lungo termine, e/o per altri motivi, non si intraveda una ricomposizione nel gap fra la crescita economica (nominale) USA e quella dell’area Euro.

 

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