Cerca e trova immobili

ASCONAIl disagio adolescenziale a teatro

03.04.14 - 09:00
Sabato alle 20.30 al Teatro San Materno andrà in scena "Il falco", una pièce diretta da Beno Mazzone, il fondatore del Teatro Libero di Palermo
None
Il disagio adolescenziale a teatro
Sabato alle 20.30 al Teatro San Materno andrà in scena "Il falco", una pièce diretta da Beno Mazzone, il fondatore del Teatro Libero di Palermo

ASCONA - Il regista si focalizza su un testo del tutto attuale, nonostante sia stato concepito più di vent’anni fa, nel 1991, dall’autrice canadese Marie Laberge. “Il falco” narra il disagio adolescenziale, costantemente alimentato, oggi più di ieri, da fragilità e silenziose insicurezze che si celano dietro a una scorza apparentemente robusta, massiccia.

Questa è la storia di Steve, un diciassettenne. La sua famiglia è composta da un padre, un patrigno e una madre, i quali, insensibili e disattenti, stentano a dargli l’amore, l’affetto che lui, giorno dopo giorno, vorrebbe ricevere. D’un tratto, il patrigno muore e i sospetti ricadono sul ragazzo, che si ritrova a vivere l’inferno, rinchiuso in attesa di giudizio.

Beno Mazzone, cosa l’ha spinta a lavorare su questo testo?
"Gli elementi di riflessione che traboccano dai dialoghi… Inoltre, potrei definire “Il falco” una drammaturgia universale, senza tempo… Lo portai in scena già sul finire degli anni Novanta, per poi decidere di riproporlo, con gli stessi attori (Mirella Mazzeranghi, Massimiliano Lotti e Rosario Sparno) in queste due ultime stagioni…"

Perché il paragone tra Steve e il falco?
"Il falco è un uccello che ama stare solo, libero, che non accetta di vivere in cattività… Steve lo osserva con ammirazione e nostalgia…"

Le generazioni cambiano, ma il disagio giovanile, in un modo o nell’altro, rimane una costante… Cosa si è modificato nel corso del tempo?
"Noi, negli anni Sessanta, pensavamo di poter conquistare il mondo, con la speranza che sarebbe cambiato… Avevamo almeno un sogno, anche se, alla fine, abbiamo inseguito un’utopia… Le generazioni di oggi, invece, si ritrovano al cospetto di una dura realtà che impedisce loro di guardare al futuro…"

Da quando, secondo lei?
"Da quindici-vent’anni…"

Sembrerebbero generazioni a cui manca un punto di riferimento…
"Sì, è così… E la colpa è soprattutto dei genitori. Genitori che oggi vivono con la convinzione di essere sempre giovani, mettendosi addirittura in competizione con i propri figli…"

Cosa pensa di quella figura, tanto discussa, del genitore-amico?
"Ho provato a viverla, ma per il bene dei nostri figli è opportuno mantenere un minimo di autorità… Ne sono convinto…"

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE