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LUGANOQuando i posti in barca erano liberi

28.03.14 - 07:43
Giovedì prossimo, il 3 aprile, alle 20, il Cinestar ospiterà l’anteprima del documentario di Daniel Wyss "La barca non è piena"
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Quando i posti in barca erano liberi
Giovedì prossimo, il 3 aprile, alle 20, il Cinestar ospiterà l’anteprima del documentario di Daniel Wyss "La barca non è piena"

LUGANO - Una pellicola che il regista elvetico-ecuadoriano ha voluto dedicare al movimento “Posti liberi”, l’azione di solidarietà spontanea e popolare che prese vita in Svizzera quarant’anni fa in favore dei cittadini cileni in fuga dopo il golpe di Augusto Pinochet dell’11 settembre 1973.

Quel giorno Pinochet rovesciò il governo socialista di Allende: quegli istanti segnarono l’inizio di una sanguinosa repressione che spinse all’esilio milioni di uomini e donne. Le autorità svizzere erano però diffidenti e non vedevano di buon occhio quei rifugiati politici - per lo più giovani famiglie con bambini – perché considerati “troppo di sinistra”. Al cospetto dell’inospitalità del governo si sviluppò il movimento popolare: un numero indefinito di cittadini svizzeri decise di accogliere tra le mura di casa un profugo cileno… Il film - il cui titolo evoca le parole che utilizzò l’allora consigliere federale Kurt Furgler per dare avvio alla “Sonderaktion” attraverso la quale tentò di conciliare il pensiero dell’estrema destra e quello di “Posti liberi” – conta numerose testimonianze: tra di esse anche i ricordi, indelebili, di Miguel Ángel Cienfuegos del Teatro Paravento di Locarno…

Daniel, mi racconti la nascita e il processo di lavorazione del documentario?
L'idea è partita da Iara Heredia, che con me ha lavorato a questo progetto. Suo padre, un militante brasiliano di sinistra, aveva lasciato il suo paese nel 1971 per raggiungere il Cile con l’intento di prendere parte alla "Via cilena al socialismo". Un mese dopo il golpe fu arrestato e, come tanti altri sudamericani che si erano rifugiati nel Cile di Allende, venne rinchiuso nello stadio nazionale di Santiago.

Hai raccolto diverse testimonanze. Quale ti ha colpito di più?
Le testimonianze sono molteplici e tutte molto emozionanti, ma te ne racconto una che non è nel film: il 7  marzo, al termine della proiezione a Zurigo, nell’atrio del cinema mi ha raggiunto un ragazzo che, in svizzero-tedesco, mi ha detto di essere il nipote di Hector Antezana, uno dei cittadini cileni che si raccontano nella pellicola. Mi ha ringraziato per avere realizzato il documentario e, nel contempo, ha voluto esprimere riconoscenza a “Posti liberi” per avere salvato la vita a suo nonno (parte di coloro che participarono all’azione di solidarietà era presente in sala). Sono stati istanti molto commoventi.

Daniel, nel dettaglio, quali erano le ragioni per cui il governo svizzero diffidava dei profughi cileni?
C’era la guerra fredda e temeva il comunismo. Bisogna anche ricordare che molti lavoratori italiani e spagnoli che avevano raggiunto il territorio elvetico erano di sinistra e il governo svizzero paventava l’ipotesi che potessero venire incitati a rivolte da parte dei comunisti cileni.

In Ticino “Posti liberi” ebbe un ruolo importante…
L’intero cantone fu molto attivo, e anche il governo ticinese fu molto compatto per aiutare ad accogliere i rifugiati. Il Gran Consiglio, oltretutto, riununciò al gettone di presenza di una seduta, devolvendolo al movimento.

In questo periodo si celebrano i quarant’anni della nascita di questa azione di solidarietà e lo scorso 9 febbraio la Svizzera ha votato “sì” contro l’immigrazione di massa… In quattro decenni la sensibilità dei cittadini elvetici si è capovolta?
“Posti liberi” cambiò la politica d’asilo in Svizzera. Kurt Furgler elaborò una legge che entrò in vigore nel 1981, ma nel corso del tempo venne modificata diciotto volte (tredici dal popolo). Oggi, purtroppo, i rifugiati sono dei numeri, basta pensare ai centri dove sono rinchiusi, da cui non possono avere nessun contatto con la popolazione…
 
Qual è stata la tua reazione il 9 febbraio?
Ero deluso, ma non sorpreso. Oggi ho comunque l’impressione che qualcuno si sia pentito del proprio voto…

Cosa vuoi dire a chi ha votato “sì”?
Che è un peccato avere ascoltato l’allarme lanciato dall’Udc, poiché non propone mai una soluzione concreta. Non credo che le iniziative popolari debbano provenire da un partito, e ciò che mi fa più paura è che i democentristi continuano ad abusarne in questo modo… Questa non è altro che una manipolazione del nostro sistema democratico…

 

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